mercoledì 29 aprile 2015

Traduzione da Livio (Ab urbe condita, I, 6-7)


Morte di Remo
 
 
Romulum Remumque cupido cepit in iis locis, ubi expositi ubique educati erant, urbis condendae. Quoniam gemini essent (1) nec aetatis verecundia discrimen facere posset, ut di, quorum tutelae ea loca essent, auguriis legerent qui (2) nomen novae urbi daret, qui conditam imperio regeret, Palatium Romulus, Remus Aventinum ad inaugurandum templa (3) capiunt. Priori Remo augurium venisse fertur, sex vultures; iamque nuntiato augurio, cum duplex numerus Romulo se ostendisset, utrumque regem sua multitudo (4) consalutaverat: tempore illi praecepto, at hi numero avium regnum trahebant. Inde cum altercatione congressi, ad caedem vertuntur; ibi in turba ictus, Remus cecidit. Vulgatior fama est ludibrio fratris Remum novos transiluisse muros; inde (5) ab irato Romulo, cum verbis quoque increpitans adiecisset (6): "Sic deinde (7), quicumque alius transiliet moenia mea", interfectum.
 
Livio, Ab urbe condita (I, 6-7)
 
NOTE
 
1)      E’ un congiuntivo obliquo, come i successivi posset ed essent (si tratta di ciò che pensano Romolo e Remo).
2)       Il termine a cui si riferisce è un eum sottinteso.
3)      Templum è propriamente lo spazio di cielo ritenuto sacro (e quindi entro cui si manifestano segni divini).
4)       Sua multitudo: si tratta del gruppo dei seguaci di ciascuno dei due fratelli.
5)      La frase che segue è, come la precedente, un’infinitiva retta da “vulgatior est fama”, e sottintende lo stesso soggetto della precedente.
6)      Nella traduzione bisognerà che sia chiaro qual è il soggetto di questo verbo.
7)      Sottinteso un verbo, del tipo “finirà”, “sarà ucciso”.
 
Traduzione
 
Romolo e Remo furono colti dal desiderio (lett. la costruzione è attiva: il desiderio colse Romolo e Remo) di fondare una città in quei luoghi in cui (lett.: dove) erano stati abbandonati ed allevati. Poiché erano gemelli e il rispetto dovuto all’età (lett.: il rispetto dell’età) non poteva fare la differenza, affinché gli dei, sotto la tutela (lett.: alla tutela) dei quali erano quei luoghi, scegliessero (legerent) con degli auspici chi dovesse dare (lett.: chi desse) il nome alla nuova città, chi la dovesse governare (regeret imperio) una volta fondata, scelgono Romolo il Palatino e Remo l’Aventino come luoghi sacri (templa è predicativo dell'oggetto) per prendere gli auspici. Si tramanda che l’auspicio giungesse a Remo per primo, sei avvoltoi; e poiché, dopo che l’auspicio era già stato annunciato, un numero doppio di uccelli apparve (lett.: si mostrò)  a Romolo, i rispettivi seguaci (lett.: la propria moltitudine) avevano acclamato l’uno e l’altro come re: quelli (cioè, i seguaci di Remo) per il tempo anticipato, ma questi (cioè, i seguaci di Romolo) per il numero di uccelli rivendicavano il regno. Quindi, dopo essersi scontrati a parole (lett.: con un litigio), impugnano le armi (lett.: si volgono all’uccisione); allora, colpito tra la folla, Remo cadde. E’ fama più diffusa che Remo abbia attraversato con un salto (transiluisse) le nuove mura per scherno del fratello; quindi fu ucciso (interfectum, sottinteso esse) dall’irato Romolo, dopo che (quest’ultimo), insultandolo anche a parole, ebbe aggiunto: “Così in futuro (finirà) chiunque altro attraverserà le mie mura”
 

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