Morte di Remo
Romulum
Remumque cupido cepit in iis locis, ubi expositi ubique educati erant, urbis
condendae. Quoniam gemini essent (1) nec aetatis verecundia discrimen facere
posset, ut di, quorum tutelae ea loca essent, auguriis legerent qui (2) nomen
novae urbi daret, qui conditam imperio regeret, Palatium Romulus, Remus
Aventinum ad inaugurandum templa (3) capiunt. Priori Remo augurium venisse
fertur, sex vultures; iamque nuntiato augurio, cum duplex numerus Romulo se
ostendisset, utrumque regem sua multitudo (4) consalutaverat: tempore illi
praecepto, at hi numero avium regnum trahebant. Inde cum altercatione
congressi, ad caedem vertuntur; ibi in turba ictus, Remus cecidit. Vulgatior
fama est ludibrio fratris Remum novos transiluisse muros; inde (5) ab irato
Romulo, cum verbis quoque increpitans adiecisset (6): "Sic deinde (7),
quicumque alius transiliet moenia mea", interfectum.
Livio, Ab urbe condita (I, 6-7)
NOTE
1) E’ un congiuntivo obliquo, come i
successivi posset ed essent (si tratta di ciò che pensano
Romolo e Remo).
2) Il termine a cui si riferisce è un
eum sottinteso.
3) Templum è propriamente lo spazio di cielo ritenuto sacro (e
quindi entro cui si manifestano segni divini).
4) Sua multitudo: si tratta del gruppo dei seguaci di ciascuno dei
due fratelli.
5) La frase che segue è, come la
precedente, un’infinitiva retta da “vulgatior
est fama”, e sottintende lo stesso soggetto della precedente.
6) Nella traduzione bisognerà che sia
chiaro qual è il soggetto di questo verbo.
7) Sottinteso un verbo, del tipo
“finirà”, “sarà ucciso”.
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Traduzione
Romolo e
Remo furono colti dal desiderio (lett. la costruzione è attiva: il desiderio
colse Romolo e Remo) di fondare una città in quei luoghi in cui (lett.: dove)
erano stati abbandonati ed allevati. Poiché erano gemelli e il rispetto
dovuto all’età (lett.: il rispetto dell’età) non poteva fare la differenza,
affinché gli dei, sotto la tutela (lett.: alla tutela) dei quali erano quei
luoghi, scegliessero (legerent) con degli auspici chi dovesse dare
(lett.: chi desse) il nome alla nuova città, chi la dovesse governare (regeret
imperio) una volta fondata, scelgono Romolo il Palatino e Remo l’Aventino
come luoghi sacri (templa è predicativo dell'oggetto) per prendere gli
auspici. Si tramanda che l’auspicio giungesse a Remo per primo, sei avvoltoi;
e poiché, dopo che l’auspicio era già stato annunciato, un numero doppio di
uccelli apparve (lett.: si mostrò) a
Romolo, i rispettivi seguaci (lett.: la propria moltitudine) avevano acclamato
l’uno e l’altro come re: quelli (cioè, i seguaci di Remo) per il tempo
anticipato, ma questi (cioè, i seguaci di Romolo) per il numero di uccelli
rivendicavano il regno. Quindi, dopo essersi scontrati a parole (lett.: con
un litigio), impugnano le armi (lett.: si volgono all’uccisione); allora,
colpito tra la folla, Remo cadde. E’ fama più diffusa che Remo abbia
attraversato con un salto (transiluisse) le nuove mura per scherno del
fratello; quindi fu ucciso (interfectum, sottinteso esse)
dall’irato Romolo, dopo che (quest’ultimo), insultandolo anche a parole, ebbe
aggiunto: “Così in futuro (finirà) chiunque altro attraverserà le mie mura”
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mercoledì 29 aprile 2015
Traduzione da Livio (Ab urbe condita, I, 6-7)
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