giovedì 16 aprile 2015

Interventi di "velatura" nell'Orlando furioso


 
     Canto 24
       
         1         Chi mette il piè su l'amorosa pania,
               cerchi ritrarlo, e non v'inveschi l'ale;
               che non è in somma amor, se non insania,
               a giudizio de' savi universale:
               e se ben come Orlando ognun non smania,
               suo furor mostra a qualch'altro segnale.
               E quale è di pazzia segno più espresso
               che, per altri voler, perder se stesso?
         2         Varii gli effetti son, ma la pazzia
               è tutt'una però, che li fa uscire.
               Gli è come una gran selva, ove la via
               conviene a forza, a chi vi va, fallire:
               chi su, chi giù, chi qua, chi là travia.
               Per concludere in somma, io vi vo' dire:
               a chi in amor s'invecchia, oltr'ogni pena,
               si convengono i ceppi e la catena.
         3         Ben mi si potria dir: - Frate, tu vai
               altrui mostrando, e non vedi il tuo fallo. -
               Io vi rispondo che comprendo assai,
               or che di mente ho lucido intervallo;
               et ho gran cura (e spero farlo ormai)
               di riposarmi e d'uscir fuor di ballo:
               ma tosto far, come vorrei, nol posso;
               che 'l male è penetrato infin all'osso.
         4         Signor, ne l'altro canto io vi dicea
               che 'l forsennato e furioso Orlando
               trattesi l'arme e sparse al campo avea,
               squarciati i panni, via gittato il brando,
               svelte le piante, e risonar facea
               i cavi sassi e l'alte selve; quando
               alcun'pastori al suon trasse in quel lato
               lor stella, o qualche lor grave peccato.
         5         Viste del pazzo l'incredibil prove
               poi più d'appresso e la possanza estrema,
               si voltan per fuggir, ma non sanno ove,
               sì come avviene in subitana tema.
               Il pazzo dietro lor ratto si muove:
               uno ne piglia, e del capo lo scema
               con la facilità che torria alcuno
               da l'arbor pome, o vago fior dal pruno.
        
         6         Per una gamba il grave tronco prese,
               e quello usò per mazza adosso al resto:
               in terra un paio addormentato stese,
               ch'al novissimo dì forse fia desto.
               Gli altri sgombraro subito il paese,
               ch'ebbono il piede e il buono aviso presto.
               Non saria stato il pazzo al seguir lento,
               se non ch'era già volto al loro armento.
         7         Gli agricultori, accorti agli altru' esempli,
               lascian nei campi aratri e marre e falci:
               chi monta su le case e chi sui templi
               (poi che non son sicuri olmi né salci),
               onde l'orrenda furia si contempli,
               ch'a pugni, ad urti, a morsi, a graffi, a calci,
               cavalli e buoi rompe, fraccassa e strugge;
               e ben è corridor chi da lui fugge.
 
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        64         Non può schivare al fine un gran fendente
               che tra 'l brando e lo scudo entra sul petto.
               Grosso l'usbergo, e grossa parimente
               era la piastra, e 'l panziron perfetto:
               pur non gli steron contra, et ugualmente
               alla spada crudel dieron ricetto.
               Quella calò tagliando ciò che prese,
               la corazza e l'arcion fin su l'arnese.
        65         E se non che fu scarso il colpo alquanto,
               per mezzo lo fendea come una canna;
               ma penetra nel vivo a pena tanto,
               che poco più che la pelle gli danna:
               la non profunda piaga è lunga quanto
               non si misureria con una spanna.
               Le lucid'arme il caldo sangue irriga
               per sino al piè di rubiconda riga.
        66         Così talora un bel purpureo nastro
               ho veduto partir tela d'argento
               da quella bianca man più ch'alabastro,
               da cui partire il cor spesso mi sento.
               Quivi poco a Zerbin vale esser mastro
               di guerra, et aver forza e più ardimento;
               che di finezza d'arme e di possanza
               il re di Tartaria troppo l'avanza.
 

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