domenica 26 aprile 2015

Traduzione da Cornelio Nepote (Alcibiades, VIII, 1-6)


Una saggia proposta non ascoltata
 
Alla foce dell’Egospòtami (nell’Ellesponto), nel 405 a. C., Lisandro, ammiraglio (praetor) spartano, sconfisse gli Ateniesi, comandati da Filocle, approfittando della propria superiorità logistica che gli consentiva di attendere il momento opportuno per un attacco di sorpresa, mentre gli Ateniesi erano costretti ad approvvigionarsi sulla terraferma abbandonando le navi. La vittoria di Lisandro pose fine alla guerra del Peloponneso.
 
Cum apud Aegos flumen (1) Philocles, praetor Atheniensium, classem suam constituisset neque longe abesset Lysander, praetor Lacedaemoniorum, Alcibiades (2) ad exercitum venit Atheniensium ibique, praesente vulgo, se, si vellent, coacturum Lysandrum dimicare aut pacem petere spopondit. Sed Philocles verba Alcibiadis non curavit; metuebat enim ut, si quid secundi evenisset, maiorem partem in ea re haberet, ne, contra, unus haberetur reus, si quid adversi accidisset. Ab hoc discedens Alcibiades "quoniam" inquit "victoriae patriae repugnas, illud moneo, ne iuxta hostem castra nautica habeas: periculum est enim ne immodestia militum vestrorum occasio detur Lysandro vestri opprimendi exercitus". Neque ea res illum fefellit. Nam Lysander, cum comperisset milites Athenienses in terram praedatum exisse navesque paene inanes relictas, tempus rei gerendae non dimisit eoque impetu bellum totum delevit.
 
Cornelio Nepote, Alcibiades (VIII, 1-6)
 
NOTE
 
1) Aegos flumen = Egospòtami (letteralmente, “fiume della capra”).
2) Alcibiade, politico e generale Ateniese, benché caduto in disgrazia, sentì il dovere di mostrarsi utile alla patria nella presente occasione, poiché contava di indurre il re dei Traci, suo amico, ad attaccare Lisandro alle spalle.
 
Traduzione
 
Poiché Filocle, ammiraglio degli Ateniesi, aveva ancorato (collocato) la propria flotta presso l’Egospòtami e Lisandro, ammiraglio degli Spartani, non era molto lontano, Alcibiade giunse presso l’esercito degli Ateniesi e lì, pubblicamente (lett., ablativo assoluto: presente il popolo), promise che, se volevano, avrebbe costretto Lisandro a combattere o a chiedere la pace. Ma Filocle non si curò delle parole di Alcibiade; infatti temeva di non avere il ruolo più importante (lett.: la parte più grande) in quella vicenda, se le cose fossero andate bene (lett.: se fosse accaduto qualcosa di favorevole); al contrario, (temeva) di essere considerato il solo colpevole, se le cose fossero andate male (lett.: se fosse accaduto qualcosa di avverso). Allontanandosi da costui, Alcibiade disse: "Poiché ti opponi alla vittoria della patria, ti avverto di questo, (cioè) di non tenere la flotta ancorata (lett.: l’accampamento navale) vicino al nemico: infatti c’è pericolo che per la indisciplina dei vostri soldati si dia a Lisandro l’occasione di sopraffare il vostro esercito". E in questo non si ingannò (lett.: né questa cosa lo ingannò). Infatti Lisandro, avendo saputo che i soldati ateniesi erano scesi a terra per fare bottino (praedatum è un supino attivo con valore finale) e che le navi erano rimaste quasi vuote, non perse l’occasione di agire (lett.: di fare la cosa) e con quell’assalto risolse definitivamente (delevit) l’intera guerra.
 

Nessun commento:

Posta un commento