Cesare nega agli Elvezi il permesso di attraversare
la provincia
Ubi de eius (1) adventu Helvetii
certiores facti sunt, legatos ad eum mittunt nobilissimos civitatis - cuius
(2) legationis Nammeius et Verucloetius principem locum obtinebant - qui
dicerent sibi esse in animo sine ullo maleficio iter per provinciam (3)
facere (4), propterea quod aliud iter haberent (5) nullum; rogant
ut eius voluntate id sibi facere (6) liceat. Caesar, quod memoria tenebat L.
Cassium consulem occisum (7) exercitumque eius ab Helvetiis
pulsum et sub iugum missum, concedendum (8) non putabat; neque homines
inimico animo, data facultate per provinciam itineris faciendi, temperaturos
(9) ab iniuria et maleficio existimabat. Tamen, ut spatium intercedere
posset, dum milites, quos imperaverat (10), convenirent (11),
legatis respondit diem se ad deliberandum sumpturum.
Cesare,
Bellum Gallicum (I, 7)
NOTE
1) Si
riferisce a Cesare (come il successivo “eum”).
2)
L’inciso è separato dal resto del periodo, dunque è bene considerare “cuius”
un nesso relativo.
3) La “provincia”
è la parte meridionale della Gallia (oggi Provenza), così chiamata perché, al
tempo della spedizione di Cesare, era già una “provincia” romana.
4) E’ un
infinito sostantivato e funge da soggetto della proposizione che ha per verbo
“esse”.
5)
Congiuntivo obliquo.
6) E’ un
infinito sostantivato e funge da soggetto della proposizione che ha per verbo
“liceat”.
7)
Sottinteso “esse” (come per i successivi “pulsum”, “missum”).
8)
Sottinteso “esse”.
9)
Sottinteso “esse” (come per il successivo “sumpturum”).
10) Imperare
= reclutare
11) E’
retto dalla congiunzione subordinante “dum” (che va intesa bene e
tradotta bene in italiano).
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Traduzione
Non appena gli Elvezi furono informati del suo
arrivo (certior fio = sono informato), gli inviarono (mittunt è
un presente storico) come ambasciatori i più nobili (nobilissimos,
superlativo relativo e non assoluto, è il complemento oggetto; legatos è
il predicativo dell’oggetto) della popolazione (questo significa
civitas in Cesare, come vi ho già detto) – e di questa ambasceria erano a
capo (lett.: occupavano la posizione principale) Nammeio e Veruclezio
– affinché dicessero (qui dicerent è una relativa finale) che loro
avevano intenzione (lett.: a loro era in animo) di attraversare la
provincia (lett.: fare il percorso attraverso la provincia; brutto
"fare il viaggio", inaccettabile "fare un viaggio")
senza (recare) alcun danno, dal momento che non avevano nessun’altra strada.
Cesare, poiché (quod è la congiunzione causale; se ci fosse il pronome
relativo, sarebbe qui) si ricordava che (quelle che seguono sono
proposizioni infinitive) il console L. Cassio era stato ucciso e il suo
esercito era stato sconfitto e fatto passare sotto il giogo dagli Elvezi, non
pensava di doverglielo concedere; e non credeva (neque... existimabat è la
principale) che uomini (o anche “degli” o “quegli” uomini, con
riferimento agli Elvezi; se si dice “gli” uomini, non si capisce a chi ci si
riferisce) di animo ostile si sarebbero astenuti dal (recare) offese e
danni, una volta concesso il permesso di attraversare la provincia (lett.:
di fare il percorso attraverso la provincia).
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Sbarco dei Romani in Britannia
Durante la guerra di Gallia, Cesare organizza una
spedizione in Britannia. Qui siamo nel momento in cui i Romani sono arrivati
con la flotta e tentano di sbarcare; ma i Britanni (che Cesare chiama
"barbari") si sono concentrati sulla costa e stanno impedendo lo
sbarco.
Caesar naves longas (1),
quarum et species erat barbaris inusitatior et motus ad usum expeditior,
remis incitari et ad latus apertum (2) hostium constitui, atque inde fundis,
sagittis, tormentis hostes propelli ac submoveri iussit: quae res magno usui
(3) nostris fuit. Nam et navium figura et remorum motu et inusitato genere
tormentorum permoti, barbari constiterunt ac paulum pedem rettulerunt. At
nostris militibus cunctantibus, maxime propter altitudinem maris, qui (4)
decimae legionis aquilam (5) ferebat, obtestatus deos ut ea res legioni
feliciter eveniret, "Desilite - inquit - commilitones, nisi vultis
aquilam hostibus prodere". Hoc cum voce magna dixisset, se ex navi proiecit
atque in hostes aquilam ferre coepit. Tum nostri, ne tantum dedecus
admitteretur, universi ex navi desiluerunt.
Cesare, De bello Gallico (IV, 24)
NOTE
1)
"Navi da guerra"
2) Il lato
scoperto era il "destro", quello non difeso dallo scudo.
3) Magno
usui è un dativo di effetto (cioè, indica l'effetto che l'azione
produce).
4) Questo
pronome relativo non ha un termine a cui si riferisce; il che vuol dire che è
sottinteso un pronome dimostrativo (ille, is) nello stesso caso e
genere.
5)
L’aquila è il simbolo della legione; perderla in battaglia, farsela prendere
dai nemici, è grande disonore
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Traduzione
Cesare comandò (iussit è il verbo della
principale e regge tutta la serie di infinitive che precede; nella traduzione
basta metterlo all'inizio, non c'è alcun bisogno di ripeterlo più volte)
che le navi da guerra, di cui sia l'aspetto era piuttosto inusuale (inusitatior
è un comparativo assoluto) per i barbari sia il movimento (era) più agile
per la manovra (lett.: per l'uso, per l'impiego), fossero spinte a
forza di remi (lett.: con i remi) e fossero collocate verso il fianco
scoperto dei nemici e di lì (inde) i nemici fossero respinti e
sbaragliati con fionde, giavellotti e macchine da guerra (macchine per
lanciare proiettili): e questa iniziativa (lett.: questa cosa) fu
di grande utilità per i nostri. Infatti sconvolti sia dall'aspetto delle
navi, sia dal movimento dei remi, sia dall'inusuale genere di macchine da
guerra, i barbari si fermarono e un po' indietreggiarono (pedem referre
significa ritirarsi, indietreggiare). Ma poichè i nostri soldati
esitavano (ablativo assoluto che si rende bene con una causale),
soprattutto a causa della profondità del mare, colui che portava l'aquila
(l'alfiere) della decima legione, dopo aver supplicato (obtestatus è un
participio passato: perché tradurlo "supplicò", come se fosse il
verbo della principale?) gli dei perché quell'impresa (lett.: quella
cosa) riuscisse felicemente per la legione, disse: "Saltate giù,
commilitoni, se non volete consegnare l'aquila ai nemici". Avendo detto
ciò (è un cum più il congiuntivo: perché tradurlo "disse ciò"?)
ad alta voce, si gettò dalla nave e cominciò a portare l'aquila contro i
nemici. Allora i nostri, perchè non si consentisse (lett.: non fosse
ammesso) un così grande disonore, si gettarono tutti quanti dalla nave.
P.S.: In particolare per i primi due periodi (ma
non solo) ho trovato delle traduzioni eccessivamente libere (si parla di
"azionare" fionde, ecc., di "costringere" i nemici alla
ritirata, ecc.: tutte espressioni che non ci sono nel testo), che a volte
nemmeno stanno in piedi in italiano; in ogni caso non capisco da dove
provengano e perché siano state adottate, visto che la traduzione letterale
funziona perfettamente in italiano.
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I Britanni fanno atto di sottomissione a Cesare
Hostes proelio superati, simul atque se ex fuga
receperunt, statim ad Caesarem legatos de pace miserunt; obsides daturos
quaeque imperasset se (1) facturos polliciti sunt. Una
cum his legatis Commius Atrebas venit, quem supra (2)
demonstraveram a Caesare in Britanniam praemissum. Hunc illi e navi egressum,
cum ad eos oratoris modo Caesaris mandata deferret, comprehenderant atque in
vincula coniecerant. Tum proelio facto remiserunt
et in petenda pace eius rei culpam in multitudinem contulerunt et propter
imprudentiam ut sibi ignosceretur petiverunt (3).
Caesar, questus quod, cum ultro in continentem legatis missis pacem ab se
petissent, bellum sine causa intulissent (4),
ignoscere (5) imprudentiae dixit obsidesque imperavit;
quorum illi partem statim dederunt, partem ex longinquioribus locis
accersitam paucis diebus se daturos dixerunt.
Cesare, De bello Gallico (IV, 27)
NOTE
1) Funge
da soggetto anche per il precedente “daturos”.
3)
Costruzione: et petiverunt ut ignosceretur propter imprudentiam.
5) Verbo
di un’infinitiva, il cui soggetto sottinteso è “se”.
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Traduzione
I nemici, vinti in battaglia, non appena si riebbero
dalla fuga, subito mandarono a Cesare degli ambasciatori per (trattare) la
pace; promisero che avrebbero dato ostaggi e avrebbero fatto ciò che lui
avesse comandato. Insieme con questi ambasciatori venne Commio Atrebate, di
cui precedentemente avevo detto che era stato mandato da Cesare in Britannia
(lett.: che avevo detto mandato). Quelli (cioè i Britanni: illi
è nominativo maschile plurale) l’avevano catturato e messo in catene
non appena sbarcato (lett.: avevano catturato e messo in catene hunc e
navi egressum, questo, uscito dalla nave), mentre riferiva loro (cum
deferret ad eos) in qualità di ambasciatore (lett.: col modo di un
ambasciatore) il messaggio di Cesare. Allora, conclusa la battaglia, (lo)
restituirono e nel chiedere la pace attribuirono la colpa di quel fatto (cioè,
dell'aver catturato e imprigionato un ambasciatore di Cesare) alla
moltitudine e chiesero di essere perdonati (lett.: che si perdonasse a
loro: c'è la costruzione al passivo dei verbi che reggono il dativo,
quale è ignoscere) per l’ignoranza. Cesare, lamentatosi per il fatto
che (quod è la congiunzione subordinante, di tipo dichiarativo, che regge
intulissent), dopo avergli chiesto la pace (i Britanni a lui) mandando
spontaneamente (ultro) degli ambasciatori (letteralmente,
ablativo assoluto con participio passato: mandati spontaneamente
ambasciatori) nel continente (o nella terraferma, cioè in Gallia),
avevano fatto la guerra senza motivo, disse che perdonava l’ignoranza e
richiese (comandò) ostaggi; di questi (ostaggi) quelli (i Britanni)
parte ne diedero subito, parte, fatta venire da luoghi piuttosto lontani,
dissero che l’avrebbero data entro pochi giorni.
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Vercingetorìge dà inizio alla rivolta
Vercingetorix, Celtilli filius, Arvernus, cuius
pater principatum Galliae totius obtinuerat et ob eam causam, quod (1) regnum
appetebat, ab civitate erat interfectus, convocatis suis clientibus (2)
facile incendit. Cognito eius consilio (3), ad arma concurritur. Prohibetur
ab Gobannitione (4), patruo suo, reliquisque principibus, qui hanc temptandam
fortunam non existimabant; expellitur ex oppido Gergovia (5); non desistit
tamen atque in agris habet dilectum (6) egentium ac perditorum. Hac coacta
manu, quoscumque adit ex civitate ad suam sententiam perducit; hortatur ut
communis libertatis causa arma capiant, magnisque (7) coactis copiis
adversarios suos, a quibus paulo ante erat eiectus, expellit ex civitate. Rex
ab suis appellatur. Dimittit quoque versus (8) legationes; obtestatur (9) ut
in fide maneant.
Cesare, Bellum Gallicum (VII, 4)
NOTE
1.
introduce un proposizione "esplicativa", cioè che spiega quel
"causam" che precede.
2.
il cliens è qualcuno che si mette sotto la protezione di un potente,
quindi un "fedele", un "seguace".
3.
il consilium è appunto quello di ribellarsi ai Romani.
4.
Gobannitio-tionis = Gobannizione, zio di Vercingetorìge.
5.
Gergovia, capitale degli Arverni.
6.
Habere dilectum = lett. "fare un arruolamento", "indire
una leva"; quindi, meglio, arruolare.
7.
bisogna capire che cosa sta coordinando il "que".
8.
quoque versus = in ogni direzione.
9.
c'è un complemento oggetto sottinteso (che è poi il soggetto sottinteso del
successivo maneant), e sono le popolazioni galliche con cui
Vercingetorìge prende contatto.
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Traduzione
Vercingetorìge, figlio di Celtillo, Arverno (e non
"Averno", che vuol dire "inferno"), il cui padre aveva
avuto l’egemonia su tutta la Gallia (lett.: aveva ottenuto il principato
di tutta la Gallia), e per questa ragione, (cioè) perché voleva diventare
re (lett.: aspirava al regno), era stato ucciso dalla popolazione (o
"tribù", come si è detto più volte; non "città",
"cittadinanza", "cittadini"), convocati i propri
seguaci, facilmente li infiamma (cioè, li entusiasma; quindi, anche
"eccita", ma non "incita", né "provoca"; e
nemmeno "incendia", che si usa in riferimento a cose, non a persone).
Conosciuto il suo piano, si corre alle armi (concurritur è, ovviamente,
impersonale; trattandosi di un verbo intransitivo, solo con questo valore può
esistere la forma passiva). Viene avversato (lett.: frenato,
trattenuto) da Gobannizione, suo zio, e dagli altri capi che ritenevano
che non si dovesse correre questo rischio (lett.: da non tentarsi questa
sorte); viene cacciato dalla città di Gergovia; tuttavia non desiste e
nelle campagne arruola (lett.: fa un arruolamento di) (uomini)
bisognosi e disperati. Messa insieme questa schiera, porta dalla sua parte
(lett.: induce alla sua opinione) tutti quelli che incontra della
(sua) popolazione; (li) esorta a prendere le armi per la comune libertà e,
radunate grandi truppe, espelle dalla popolazione i suoi avversari, dai quali
poco prima era stato cacciato. Viene acclamato (lett.: chiamato) re
dai suoi. Manda ambascerie in ogni direzione; implora che (gli) siano leali
(lett.: rimangano in fedeltà, lealtà).
P.S.: Tutti i verbi della narrazione sono al
presente (storico). Non mi piace (come ho detto più volte) che vengano resi
con dei passati remoti, visto che anche nella lingua italiana si usa (ed anzi
è più bello) il presente storico. Meno ancora mi piace l'alternanza di
presenti e passati remoti, anzi, la trovo una scelta incoerente e
incomprensibile, propria di chi non riconosce le forme verbali latine e non
ha orecchio per la lingua italiana
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Cesare
spera di risolvere la situazione senza dover ricorrere alle armi
Trovandosi di
fronte all’esercito pompeiano, in Spagna, Cesare, anche se sa di essere
militarmente superiore, cerca di evitare lo scontro, perché questo
comporterebbe sia la perdita di propri soldati sia la morte di soldati nemici
(che sono pur sempre romani, trattandosi di una guerra civile).
Caesar in eam
spem venerat, se sine pugna et sine vulnere suorum rem conficere posse, quod
re frumentaria adversarios interclusisset (1). Cur etiam secundo proelio
aliquos ex suis amitteret (2)? cur vulnerari pateretur optime de se meritos
milites? cur denique fortunam periclitaretur? praesertim cum non minus esset
imperatoris (3) consilio superare quam gladio. Movebatur etiam misericordia civium, quos
interficiendos videbat; quibus salvis atque incolumibus (4) rem obtinere
malebat. Hoc consilium Caesaris
plerisque (5) non probabatur; milites vero palam inter se loquebantur,
quoniam talis occasio victoriae dimitteretur (6), etiam cum vellet Caesar, se
non esse pugnaturos (7). Ille in sua sententia perseverat et paulum ex eo
loco degreditur, ut timorem adversariis minuat.
Cesare, Bellum
civile (I, 72)
NOTE
1) Congiuntivo obliquo (si riporta il pensiero di
Cesare).
2) Bisogna riconoscere il valore di questo
congiuntivo (ed è lo stesso dei successivi "pateretur" e
"periclitaretur").
3) Imperatoris: è un genitivo di pertinenza.
4) Quibus… incolumibus: si tratta di un
ablativo assoluto senza il participio. Bisogna cercare di rendere bene in
italiano.
5) Plerisque: complemento di agente (reso
col dativo di agente).
6) Congiuntivo obliquo (si riporta il pensiero dei
soldati).
7) Bisogna capire da quale verbo è retta questa
infinitiva (e quindi, costruire bene in italiano).
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Traduzione
Cesare aveva
concepito la speranza (lett.: era giunto a questa speranza) di poter
risolvere la situazione senza battaglia e senza ferite (lett.: singolare)
dei suoi, poiché aveva impedito ai nemici il rifornimento di viveri (al
congiuntivo obliquo latino corrisponde, in italiano, l’indicativo).
Perché avrebbe dovuto perdere (congiuntivo dubitativo) alcuni dei suoi
in una battaglia anche favorevole? Perché avrebbe dovuto tollerare che
fossero feriti dei soldati ottimamente meritevoli presso di lui (il
vocabolario, alla voce merere, spiega il significato dell’espressione bene
o male merere de aliquo)? Perché infine avrebbe dovuto tentare la
sorte, specialmente dal momento che è proprio di un comandante vincere con
l’intelligenza non meno che con le armi (lett.: con la spada)? Era
mosso anche dalla compassione per i concittadini, che vedeva che dovevano
essere uccisi (la traduzione è letterale: interficiendos è un
gerundivo); preferiva ottenere il risultato (lett.: la cosa)
lasciandoli sani e salvi (lett.: essendo questi salvi e incolumi).
Questa decisione di Cesare non era approvata dai più; in verità i soldati
dicevano apertamente tra di loro che, dal momento che si lasciava perdere una
tale occasione di vittoria, essi non avrebbero combattuto, anche se (o: anche
quando) Cesare (lo) avesse voluto (lett.: anche Cesare volendo).
Quello (cioè, Cesare) persevera nella sua idea e si allontana un po’
da quel luogo, perché i nemici non abbiano paura (lett.: per diminuire la
paura ai nemici).
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