Aspirazione alla pace e realtà
delle guerre
Diceva Moravia che l’uomo dovrebbe introiettare il tabù della guerra così come ha
introiettato il tabù dell’incesto. Come non essere d’accordo,
soprattutto oggi che una guerra combattuta con le armi nucleari provocherebbe
l’autodistruzione dell’intera umanità? Eppure per millenni le guerre si sono
combattute e tuttora si combattono, per millenni i popoli si sono armati e
tuttora si armano, incapaci di introiettare il tabù della guerra, anche se
consapevoli che la guerra porta morte e distruzione.
La ragione di ciò, a
mio parere, è piuttosto semplice. Al mondo ci
sono uomini miti e uomini violenti, uomini pacifici e uomini
prepotenti, uomini rispettosi delle regole del vivere civile e uomini
che non si fanno scrupolo di violare tali regole. Per quale ragione se
non per questa le comunità si sono
sempre dotate di forze dell’ordine? Se non ci fossero le forze
dell’ordine i miti e pacifici sarebbero sopraffatti dai violenti e
prepotenti, non varrebbe la ragione contro il torto, varrebbe la ragione del più forte. Le forze dell’ordine
garantiscono, per quanto possibile, che questo non accada, la loro presenza
distoglie, per quanto possibile, i violenti e prepotenti dalla loro intenzione
di imporsi sui miti e pacifici.
Questo discorso si può
estendere al rapporto fra gli Stati. Io non credo che
esistano popoli aggressivi e popoli pacifici per natura, credo anzi che tutti i
popoli, nella grande maggioranza, siano amanti della pace. Credo però che
negli Stati, particolarmente (ma non solo) in quelli in cui non vigono le
regole della democrazia, si possano imporre gruppi dirigenti, governi, avidi di conquista, teorici della
supremazia e dunque minacciosi nei confronti di altri Stati. Questa è
la ragione per cui anche gli Stati che
ripudiano la guerra si devono dotare di forze armate in funzione difensiva.
Le forze armate fungono da deterrenza nei confronti di Stati che hanno
intenzioni aggressive, così come, all’interno di uno Stato, le forze
dell’ordine fungono da deterrenza nei confronti di individui violenti e prepotenti.
Naturalmente mantenere le forze armate, così come
mantenere le forze dell’ordine, ha un costo e tutti noi vorremmo che i
soldi, invece di spenderli per le armi, si spendessero per la sanità e
l’istruzione. Pace e disarmo sono una
nobile e sacrosanta aspirazione, purtroppo però, dopo millenni di
storia mi pare che non esistano ancora le condizioni per realizzarla. Io spero
che tutti i popoli, tutti, a mio avviso, in maggioranza ostili alla guerra, facciano valere il loro desiderio di pace
e che, progressivamente, si possano
ridurre le spese per la difesa e impiegare
le risorse economiche e le energie intellettuali non per armarsi sempre più e
sempre meglio, ma per bonificare i deserti, combattere la fame nel mondo,
contrastare i terremoti, diffondere l’istruzione, curare le malattie mortali.
Aggiungo un piccolo
corollario. Ho sentito dire, da Travaglio e da Orsini, che se hai le armi finirai
per usarle. A me questa pare una sciocchezza. E’ vero che Cechov affermò
che se nel primo atto di una dramma teatrale si vede un fucile appeso al muro,
è sicuro che al terzo atto sarà usato. Ma una cosa è la tecnica narrativa
teatrale, altra cosa è il susseguirsi degli eventi nella vita reale. Certo, le
armi possono e devono essere usate se ci
si deve difendere da un’aggressione. Ma al di fuori di questa
possibilità – quando le armi hanno solo
la funzione di deterrenza e il fine della difesa – non c’è alcuna logica
per cui esse finirebbero comunque per essere usate.
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