giovedì 11 giugno 2015

Verga non populista


Verga non populista

A. ASOR ROSA, Scrittori e popolo,
Samonà e Savelli 1965, pp. 74-77.

Se il populismo è la convinzione che il popolo sia portatore di valori positivi da contrapporre alla corruttela della società (1) (e pertanto, è mistificazione), Verga non è populista; non ha ideologie progressive da difendere e pertanto vede la realtà senza lenti deformanti e riesce a dare "la rappresentazione più convincente che del mondo popolare sia stata data in Italia durante tutto l’Ottocento".
La sua poetica è la sua ideologia: descrivere la realtà così com’è vuol dire rinunciare a moralismi (indignazione, protesta) e a speranze (progressive): moralismi e speranze che invece compaiono nella Serao, nei toscani Fucini e Pratesi, in De Amicis. "Se volessimo scegliere la strada di un giudizio immaginoso, diremmo che il borghese Verga rifiuta la tazza del consòlo (2) che la borghesia è sempre pronta ad apprestarsi quando s’avvicina al cosiddetto problema sociale: alla protesta e alla speranza, categorie molto dubbie sul piano ideologico e letterario, perchè presuppongono fatalmente una posizione subalterna in chi le esprime, egli preferisce la conoscenza e la consapevolezza. Il rifiuto di un’ideologia progressista costituisce la fonte, non il limite, della riuscita verghiana."
Nella "Sintesi" ci vede l’analogia con Leopardi (analogo il pessimismo e analogo l’atteggiamento nei confronti delle correnti ideologiche dominanti nel loro tempo) e parla di un connotato siciliano della scuola (verista) che sarebbe riscontrabile nell’atteggiamento di scetticismo circa la possibilità di un effettivo progresso (così ne I viceré di De Roberto; più tardi ne I vecchi e i giovani di Pirandello)
Si potrebbe aggiungere che tale "sicilianità" persiste con Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e con 1848 di Sciascia.
 

NOTE
1) Si può distinguere fra populismo reazionario (si guarda con nostalgia, e si idealizza come un paradiso perduto a cui si vorrebbe ritornare, il mondo arcaico contadino, che conserva intatti i valori distrutti dalla moderna civiltà industriale), populismo conservatore (si riconoscono e si compatiscono le miserie e le sofferenze del popolo, che si auspica che vengano alleviate, grazie alla comprensione e generosità delle classi superiori, non certo per autonoma iniziativa delle classi inferiori, di cui si temono violenza ed ignoranza; è pertanto associato a pietismo sentimentale e paternalismo consolatorio), populismo progressista (il popolo è una forza positiva, portatrice di progresso, capace di rompere il sistema vigente e di costruire una società giusta). Si può anche riconoscere una forma di populismo rovesciato (invece di vedere il popolo in positivo, ci si compiace di descriverne orrori e turpitudini: è il caso di P. Valera in Milano sconosciuta, o di C. Arrighi in Nanà a Milano; ma anche del D’Annunzio delle Novelle della Pescara ).

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