giovedì 25 giugno 2015

Foscolo: la sconfitta della linea laica


Foscolo o la sconfitta laica

ASOR ROSA, Storia della lett. It.,
La Nuova Italia 1985, pp. 379-390.

 
Le opere giovanili (l'Ortis, le Odi e i Sonetti) oscillano fra la ripresa dell'energico sentimentalismo alfieriano e il modello neoclassico; ma, per questo secondo aspetto, non si tratta di un'operazione "montiana" (formalistica), bensì del frutto di una concezione che vede la Forma come attività plasmatrice e ordinatrice, espressione della liberazione, momento supremo della civiltà, ove le passioni si compongono in equilibrio ed armonia.

Così nei Sepolcri  lo storicismo vichiano si esprime come concezione che vede nella civilizzazione un processo che va dalla primitiva barbarie alla istituzione del diritto e della religione, fino alla idealità del sepolcro; e oltre, fino al valore più alto, quello della "parola" sublimata come poesia.

In questa chiave si spiega la famosa antinomia fra teoria delle illusioni e concezione meccanicistica: non si tratta di un approdo alle illusioni perché le esigenze del cuore non sono soddisfatte dal materialismo meccanicistico; quest'ultimo, piuttosto, si pone come chiarimento doloroso del limite delle illusioni (delle pretese del cuore), che preesistono.

Il recupero della tradizione classica esce quindi dalla dimensione arcadica-rococò e si configura come recupero di valori eminentemente laici: non solo della forza morale e civile di quella tradizione, ma del carattere immanente e totalmente umano del processo storico (c'è una visione "endogena" del progresso umano, antimetafisica e anticonfessionale) e della creazione poetica.

Siamo vicini allo Schiller delle Lettere sull'educazione estetica .

Ma perché la sconfitta di questa linea laica (che percorre tutto l'Ottocento - si pensi a Leopardi - fino a Carducci) di fronte al romanticismo cattolico-liberale? Perché la "forma" storicamente data a Foscolo è quella aristocratica ed elitaria che lo conduce a Le Grazie. Rimane ancorato alla concezione di una poesia di tipo sublime; è incapace di degradare forme e contenuti a livello della banalità quotidiana e della lingua colloquiale. Chi sarà capace di questo (Manzoni, e quindi il cattolicesimo-liberale), riuscirà vincitore nello scontro.

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