sabato 27 giugno 2015

Stilnovismo e cor gentile


Stilnovismo e cor gentile

 

M. I., vol. III,
pp. 707-710.

 

In Guinizzelli è posto il nesso tra amore e cor gentile: l’amore alberga spontaneamente e necessariamente nel “cor gentile”. La novità, sottolineata, è che la gentilezza non consiste nella (non dipende dalla) nobiltà ereditaria, ma in (da) qualità morali (1).

Non si tratta però di una concezione “democratica”, perché è la natura che rende “asletto, pur, gentile ” il cuore (e poi la donna lo innamora), così come il sole purifica la pietra preziosa (e poi la stella le infonde la virtù).

Insomma, se la gentilezza perde i suoi connotati di stato sociale, mantiene, tramite il concetto di natura, il suo carattere elitario: di una elite  tale non per nobiltà di sangue, ma per finezza di sentimenti, di cultura.

In Dante (Vita Nova, XXI) il concetto di gentilezza è allargato, perché si ammette che Amore ingentilisce ogni cuore, anche quello non predisposto dalla natura. (p. 733)

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1) D’A. S. Avalle fa un’analisi strutturale del rapporto amore-cor gentile nella canzone di Guinizzelli (pp. 708-9): si tratta di un ragionamento rigorosamente logico, condotto attraverso paragoni, il cui succo è il seguente: “natura” agisce sul “cuore”, rendendolo “gentile” (come il sole agisce sulla pietra preziosa, togliendole ogni impurità), e quindi disposto a ricevere “amore” (e quindi rendendo la pietra atta ad accogliere la “vertute”); è la “donna” che rende attuale questa potenzialità (per la pietra preziosa, è la stella), favorendo l’avvento di “amore” nel “cuore” dell’uomo “gentile”.

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