domenica 28 giugno 2015

L'etica cavalleresca in Chretien de Troyes


L’avventura o l’idealizzazione
dell’ethos cavalleresco in Chretien

 

E. AUERBACH, Mimesis, vol. I,
Einaudi 1956, 1975, pp. 136-156

 

Il testo preso in esame è l’Yvain di Chretien, romanzo cortese della 2ª metà del sec. XII.

Calogrenant narra una sua avventura: ospite gradito presso un castello che incontra sulla strada di “destra” (la diritta via), intrattenuto cortesemente dalla castellana, e poi sconfitto nella battaglia alla fontana.

Auerbach nota lo sviluppo notevole dell’ipotassi, rispetto alla Chanson de Roland, nonché l’ambiente favoloso, assolutamente non identificabile, e assolutamente adatto perché si esplichi l’ideale cavalleresco dell’avanture . I dettagli sono realisticamente determinati, ma nei limiti di un ambiente sociale privilegiato (quello feudale-cavalleresco) e di un’atmosfera fiabesca che prescinde da ogni base politico-economico-sociale.

Mentre nella Chanson de Roland i cavalieri hanno ancora un compito politico decifrabile (difendere l’impero di Carlo contro gli infedeli), Calogrenant non ha nessun compito, vuole soltanto realizzarsi attraverso l’avventura. La parola chiave non è più “vassallaggio”, ma “cortesia”. La realtà del tempo (la dimensione storicamente reale del ceto cavalleresco) è dimenticata: l’ethos cavalleresco è assolutizzato (ed è quell’ethos che si mantiene fino a Don Chisciotte: il quale parte per l’avventura come Calogrenant, ma invece del castello incontra l’osteria - il quotidiano, il reale). Si deve supporre che tale idealizzazione sia il frutto della crisi della funzione della cavalleria?

Quanto all’amore come componente fondamentale di questo stato cavalleresco, va detto che si tratta di schemi differenziati, non ancora omogeneizzati dal modello della galanteria provenzale (“lo schema platonizzante della donna irraggiungibile, corteggiata invano, che venne dalla lirica provenzale e si perfezionò nel dolce stil novo, non predomina dapprincipio nell’epica cortese”). Si direbbe che qui sostituisca la mancanza di una motivazione pratica (politica) dell’agire.

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