domenica 28 giugno 2015

La cavalleria nel Medioevo


La formazione della cavalleria

 

A. HAUSER, Storia sociale dell’arte,
Einaudi 1955, vol. I, pp. 228-233.

 

Il sistema feudale fa perno sulla cavalleria: il feudo non è altro che la ricompensa per il servizio prestato a cavallo (1). A un certo punto (fra il X e il XIII sec., per le maggiori esigenze delle guerre) questa categoria (la cavalleria) viene invasa dai ministeriales (o sergenti: di origine servile, amministratori di terre, al seguito del feudatario) i quali, perdurando l’economia naturale, sono compensati con terre; quindi conquistano l’ereditarietà del feudo, nonché del servizio.

E’ a questo punto (perché gli ultimi arrivati sono i più intransigenti) che la cavalleria diventa un ceto chiuso e si foggia l’ideale cavalleresco: ovvero, tutto un sistema etico (fatto di generosità verso i vinti, protezione del debole, culto della donna), in cui si esprime una vera e propria coscienza di classe, che si contrappone (con i suoi valori: prodigalità, gusto per la cerimonia, disprezzo del lavoro manuale) allo spirito borghese del guadagno.

 
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1) Tale servizio diventa importante (e costoso) in seguito all'invenzione sia della ferratura a chiodi (che consente al cavallo una maggiore aderenza sui terreni più diversi, ed evita lesioni ed usura degli zoccoli), sia, soprattutto, della staffa (che, consentendo una maggiore agilità e saldezza in sella - impossibile con la sola pressione delle ginocchia - trasforma la cavalleria in una forza d'urto micidiale).
 

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