domenica 28 giugno 2015

L' "amor cortese" (1)


L’amor cortese

 

C. S. LEWIS, L’allegoria d’amore,
Einaudi 1969, pp. 3-43.

 

1) Eccezionale la novità dell’“amor cortese”, fatto di Umiltà, Cortesia, Adulterio e Religione d’Amore. Il servizio d’amore (o Frauendienst) è ricalcato su quello del vassallaggio, tanto è vero che l’appellativo della dama è “midons“ (mio signore). E il nemico non è il marito, ma il “rivale”.

2) Nella letteratura antica l’amore è una gioiosa sensualità, o una tragica follia (una malattia che può portare al delitto: vedi Medea, Fedra, Didone); all’altro estremo, troviamo riconosciuta la comodità e l’utilità di una buona moglie (Odisseo ama Penelope alla stregua del resto dei suoi possedimenti). Certo, l’Arte d’amare di Ovidio raccomanda il “servizio” per raggiungere lo scopo (la conquista). Ma il tono è ironico, e allora per il Medioevo si tratterebbe di un Ovidio frainteso.

3) Nemmeno fu il cristianesimo a portare ad una idealizzazione della concezione dell’amore: è più probabile che il culto della Vergine sia un effetto che una causa dell’amor cortese. Da scartare è anche la derivazione germanica: è vero che Tacito, nella Germania, rileva il particolare rispetto di quelle popolazioni per le donne; ma questo, caso mai, avrebbe portato ad una concezione paritaria, non alla sottomissione maschile. Più interessante è il rilievo del rapporto d’amore esistente fra vassallo e signore (di Rolando per Carlo, ad esempio): ma questo spiega perché l’amor cortese, quando compare, si travesta da rapporto di vassallaggio. E, certo, tale “travestimento” ci fa capire il connotato dell’Umiltà. Quanto alla Cortesia, si spiega con l’ambiente: nella corte provenzale l’elemento femminile funge da mitigatore della rozzezza maschile.

4) Circa l’Adulterio, va detto che in una società dove il matrimonio ha scopi utilitari, ogni idealizzazione dell’amore deve cominciare con l’idealizzare l’adulterio. Del resto, secondo la teologia medievale, per la passione d’amore non c’è posto nemmeno all’interno del matrimonio: il matrimonio è per la procreazione, non è certo il luogo dell’amore, del desiderio (che allora si affermeranno al di fuori del matrimonio) (1).

5) Come il vassallaggio si riversa nel nuovo tipo d’amore, così le forme del sentimento religioso si insinuano nella poesia amorosa: ecco spiegata la devozione al dio d’Amore. Tutt’altro che derivarne, questa religione si pone come rivale o parodia di quella vera (come dimostra il Concilio di monache di Remiremont) (2). Solo più tardi (con Dante) si avrà la fusione fra esperienza amorosa e religiosa.


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1) Sul contrasto fra amor cortese e matrimonio insistono sia Lewis (pp. 36-37, ove interpreta il De amore  di A. Capellano) che D. de Rougemont (in L’amore e l’occidente  - vedi scheda - analizza il romanzo di Tristano e trova che il vero amore, cortese, pone un dovere di fedeltà sconosciuto al matrimonio legale: pp. 76-79). G. Duby invece (Il cavaliere, la donna e il prete, CDE 1984, pp. 187-200: anche lui interpreta il trattato di Capellano, in particolare la ritrattazione del III libro) vede nell’amore adulerino soltanto una tappa, propria dell’età giovanile, del percorso che conduce alla maturità, segnata dal rito del matrimonio, cui i cavalieri tendono come alla meta ideale.

2) Un testo del XII sec. descrive un concilio di monache (a Remiremont) dove al posto dei vangeli si leggono le opere di Ovidio e la questione all'ordine del giorno concerne le teorie e le pratiche in materia d'amore.

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