Verga intellettuale del sud agricolo contro
il nord industrializzato
V. MASIELLO, in Interpretazioni
di Verga,
Savelli 1976, pp.
205-213.
L’opera di Verga
va inquadrata nel periodo storico: è il periodo della rapida industrializzazione
("via prussiana": finanziamento dello Stato e protezionismo) in un paese
fondamentalmente agricolo. Nel sud corrisponde la crisi agraria ed inizia
l’emigrazione.
Verga è
l’intellettuale meridionale che esprime questo disagio: esprime l’estraneità
della cultura meridionale alla industrializzazione del nord. Questo gli
consente di vedere limiti e contraddizioni del tanto decantato progresso:
perdita di valori umani, sopraffazione, corsa all’arricchimento sulla pelle
degli altri. Quindi rovescia contro la classe borghese gli strumenti (e
l’ideologia) che essa stessa si è data: il positivismo scientifico
(che, per la borghesia, è associato alla fede nel progresso; e invece dal Verga
verista è usato per demistificare il progresso) l’evoluzionismo (di
cui, parimenti, è visto l’aspetto della dura lotta per la sopravvivenza, e non
il "grande" risultato del miglioramento progressivo della specie).
Se il progresso è
questo, ecco allora la regressione ai valori pre-industriali della civiltà
contadina: la religione della famiglia, rapporti umani non
mercificati. E questo è il limite di Verga: non vede alternative in avanti -
riconoscendole nelle organizzazioni di classe - ma regredisce al mondo
agricolo. Del disfacimento di tale mondo, però, non può che prendere
atto nelle Novelle rusticane e nel Mastro don Gesualdo:
e il disfacimento è provocato dall’adeguarsi della società patriarcale ai
"valori" della società borghese-industriale (interesse economico,
arricchimento), quando per tutti (plebi, borghesi, nobili) non c’è più altra religione
che quella della roba.
Mi pare invece che quella società patriarcale sia da sempre contaminata
dalla "religione della roba": così appare già in Vita dei campi (Malpelo lo sa bene) e così nei Malavoglia
(lo zio Crocifisso, padron Cipolla, Piedipapera appartengono a quel mondo alla
stessa stregua dell’onesto e disinteressato padron ’Ntoni; anzi, in quel mondo
sono i vincitori, laddove soccombono gli onesti). E dunque Verga trova nella
società industriale ciò che già esiste nella società agricola: una logica,
irrimediabilmente vincente, di sopraffazione del più forte sul più debole, in
nome della roba. Ma resta l’efficacia dirompente del suo messaggio, che
consiste nel lasciare intravvedere al lettore - a fronte della realtà così
com’è, con i suoi disvalori - l’esigenza di una realtà diversa, fondata su
altri valori (di onestà, solidarietà, amore, ecc.).
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