Dalla borghesia comunale all’aristocrazia
rinascimentale
A. HAUSER, Storia
sociale dell’arte, vol. I,
Einaudi
1956, pp. 312-13; 322-23.
Nella seconda metà del ’400 i principi di vita
positiva e razionale (tipici della borghesia in ascesa) cedono di fronte
all’ideale del rentier ("redditiero", che vive di
rendita), ed allora la vita del borghese assume caratteri signorili. E’ un
processo che, dalla "fase eroica del capitalismo" (combattiva e
avventurosa), attraverso quella di un’organizzazione razionale della
produzione, conduce alla fase in cui, conseguita la sicurezza economica, si
cede agli ideali dell’ozio e della bella vita.
Questo passaggio è segnato dalla differenza che corre,
a Firenze, tra Cosimo ("il Vecchio": 1389-1464)
e Lorenzo de’ Medici ("il Magnifico":
1449-92; era succeduto al nonno Cosimo dopo cinque anni di signoria del padre, Piero
il Gottoso) (1): il primo era ancora, sostanzialmente, un uomo d’affari
(pur essendo anche un uomo politico e di cultura); il secondo è interessato
solo agli affari di Stato, alla sua corte principesca, all’accademia
neo-platonica, alla sua attività di poeta e mecenate.
Quella di Lorenzo è la seconda generazione, o
generazione dei figli viziati o ricchi eredi, per cui "dall’antica
borghesia proba e intenta al profitto si è sviluppata una classe che vive di
rendita, disprezza il lavoro e il guadagno, vuole godersi nell’ozio la
ricchezza ereditata dai padri".
Nessun commento:
Posta un commento