lunedì 29 giugno 2015

Dante: il pensiero politico


Il pensiero politico in Dante e in Marsilio da Padova

 

SALINARI-RICCI, vol. I
Bari, 1991, pp. 366-67.

 

Anche se il pensiero politico di Dante anticipa l’impostazione moderna, in quanto teorizza l’autonomia del potere politico da quello religioso, si tratta pur sempre di una concezione ancora interna al Medioevo, fondata com’è sull’idea, tutta medievale, dei due poteri - Impero e Papato - che sono universali e provengono da Dio.

 Di fronte alla realtà, che si va storicamente affermando, degli Stati nazionali, Dante non ne capisce la portata rivoluzionaria (anzi, vede in essi un segno della degenerazione maligna) e reagisce con la grande nostalgia-utopia dei due poteri che, in armonia, garantiscono il bene dell’uomo rispettivamente nella città terrena e nella città celeste.

Decisamente innovativa è invece l’impostazione di Marsilio da Padova (1275/80 - 1343?) che, nel suo Defensor pacis  (frutto dell’esperienza fatta durante i soggiorni in Francia, ove è rimasto colpito dalla monarchia di Filippo il Bello (1); ma l’occasione fu la contesa fra Ludovico il Bavaro e Giovanni XXII, che l’aveva scomunicato), attacca decisamente sia la pretesa di “universalità” dell’Impero sia, soprattutto, quella di giurisdizione separata avanzata dalla Chiesa, arrivando a sostenere l’origine naturale, umana e non divina, della società e dello Stato: l’unica fonte della legge è il popolo (la cui volontà è rivelatrice di quella divina), e solo da questo deriva il potere dello Stato, che deve pertanto potersi esercitare su tutti i cittadini, compresi gli ecclesiastici. La Chiesa quindi viene ridotta all’ordine strettamente spirituale (cioè, all’amministrazione dei sacramenti), le viene negato qualunque potere temporale; anche i suoi beni, provenienti da donatori, appartengono allo Stato e sono pertanto soggetti alle imposte.

Peraltro, questa logica del potere dal basso, viene applicata da Marsilio anche al potere interno alla Chiesa: è al Concilio dei vescovi, e non al Papa, che spetta di dirigere, sul piano pratico e dottrinale, la comunità dei fedeli.

 
___________________________________________________________

 
1) Sintomatico il suo contrasto con Bonifacio VIII, fiero sostenitore della concezione teocratica: la tassazione che Filippo vuole imporre al clero, comporta la teorizzazione dell’autonomia e pienezza del potere politico (anche non imperiale); la risposta papale (1302: bolla Unam Sanctam) riafferma la superiorità e universalismo della Chiesa. La conclusione sarà l’oltraggio di Anagni (una spedizione comandata da Nogaret e Sciarra Colonna cattura il papa ad Anagni, e Sciarra lo schiaffeggia).

Nessun commento:

Posta un commento