giovedì 11 giugno 2015

Verga: l'artificio dello straniamento


L’artificio dello straniamento


Nella tecnica narrativa di Verga non c’è solo un artificio della regressione, ma anche un "artificio dello straniamento". Si fonda su due elementi: la differenza fra il punto di vista dell’autore e quello del narratore; la conseguente rappresentazione di ciò che è "normale" (ed anche eticamente positivo) come "strano" (eticamente negativo)(1), e viceversa.
Quanto al primo elemento, anche se l’autore, in ossequio al canone dell’impersonalità, non interviene mai per esprimere il suo punto di vista (diverso da, anzi contrario a quello del narratore), "resta pur sempre una distanza ironica, un attrito, fra la logica del coro narrante e quella dell’autore", per cui noi sentiamo che la verità morale è altra da quella enunciata dal narratore (il quale, in quanto si identifica con la coralità del paese, è portavoce di un’ottica unicamente economica, che implica uno stravolgimento profondo dei rapporti umani, sottoposti alla legge dell’utile e della sopraffazione).
Ecco allora che, agli occhi dei paesani, appare anomalo il comportamento dei Malavoglia (2) (e, per tutti, del vecchio ’Ntoni), determinato dall’attaccamento ai valori "disinteressati" della famiglia, della casa, dell’onestà, dell’amore (di Mena per Alfio); e appare normale il comportamento di chi, come lo zio Crocifisso, segue solo e spregiudicatamente la logica dell’interesse economico. E dunque, quando i Malavoglia non vogliono mandare il nonno all’ospedale, la voce narrante interpreta quest’atto di amore come una stranezza (sono “superbi” e vogliono “far mangiare padronNtoni dalle pulci”). Ma in questo senso è esemplare la fine del cap. VI (quando i Malavoglia, con la mediazione non certo neutrale di don Silvestro, ottengono dallo zio Crocifisso una dilazione del pagamento del debito in cambio della rinuncia da parte della Maruzza ai suoi diritti sulla casa): l’onestà dei Malavoglia appare sciocca e ridicola nel mondo dominato dai don Silvestro, zio Crocifisso, Piedipapera; lo zio Crocifisso appare generoso (offre del tabacco al vecchio ‘Ntoni, fa una carezza alla bambina, promette di convincere Piedipapera; tant’è che alla fine don Silvestro può spacciare come verità, visto che la voce narrante non lo contraddice, questa affermazione: “lo so che per gli amici avete il cuore grande quanto il mare”). (3)
Di più, si può vedere come i due mondi contrapposti siano ben rappresentati dai due personaggi portatori delle due opposte ideologie, padron ’Ntoni e zio Crocifisso; e come la contrapposizione penetri fin dentro il mondo dei Malavoglia (opponendo Alessi e il giovane ’Ntoni, Mena e Lia).
 
NOTE
1) E quindi "estraneo" a quel mondo. Ad esempio, la volontà dei Malavoglia di non mandare all’ospedale il nonno (determinata da un autentico legame affettivo) appare "strana" ai paesani, che la interpretano come un atto di superbia (non ci vedono la convenienza economica).
2) Ma anche della Nunziata e di compare Alfio.
3) Anche in Rosso Malpelo una simile analisi farebbe risaltare la contrapposizione fra i due mondi, uno (quello violento e sub-umano) rappresentato dal narratore, e l’altro (quello pacifico e amorevole, sognato da Malpelo) che ci lascia intravvedere il punto di vista dell’autore. E’ rivelatore l’episodio della morte di Ranocchio: a Malpelo, che ha interiorizzato la legge della sopraffazione e del tornaconto personale, appare "strano", e incomprensibile, il pianto della madre di Ranocchio (ma il lettore avverte bene, e Malpelo confusamente, che quel pianto è normale, mentre stravolti sono i rapporti umani nel mondo della miniera). Ma l’artificio dello straniamento è già presente nel famoso incipit, dove viene spacciata per verità una opinione senza fondamento.


 

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