L’artificio
dello straniamento
Nella tecnica
narrativa di Verga non c’è solo un artificio della regressione, ma anche un
"artificio dello straniamento". Si fonda su due elementi: la
differenza fra il punto di vista dell’autore e quello del narratore; la
conseguente rappresentazione di ciò che è "normale" (ed anche
eticamente positivo) come "strano" (eticamente negativo)(1),
e viceversa.
Quanto al primo
elemento, anche se l’autore, in ossequio al canone dell’impersonalità, non
interviene mai per esprimere il suo punto di vista (diverso da, anzi contrario
a quello del narratore), "resta pur sempre una distanza ironica, un
attrito, fra la logica del coro narrante e quella dell’autore", per
cui noi sentiamo che la verità morale è altra da quella enunciata dal narratore
(il quale, in quanto si identifica con la coralità del paese, è portavoce di
un’ottica unicamente economica, che implica uno stravolgimento profondo dei
rapporti umani, sottoposti alla legge dell’utile e della sopraffazione).
Ecco allora che,
agli occhi dei paesani, appare anomalo il comportamento dei Malavoglia (2) (e,
per tutti, del vecchio ’Ntoni), determinato dall’attaccamento ai valori
"disinteressati" della famiglia, della casa, dell’onestà, dell’amore
(di Mena per Alfio); e appare normale il comportamento di chi, come lo zio
Crocifisso, segue solo e spregiudicatamente la logica dell’interesse economico.
E dunque, quando i Malavoglia non vogliono mandare il
nonno all’ospedale, la voce narrante interpreta quest’atto
di amore come una stranezza (sono “superbi” e vogliono “far mangiare padron ‘Ntoni dalle pulci”). Ma
in questo senso è esemplare la fine del cap. VI (quando i Malavoglia,
con la mediazione non certo neutrale di don Silvestro, ottengono dallo zio
Crocifisso una dilazione del pagamento del debito in cambio della rinuncia da
parte della Maruzza ai suoi diritti sulla casa): l’onestà dei Malavoglia appare
sciocca e ridicola nel mondo dominato dai don Silvestro, zio Crocifisso,
Piedipapera; lo zio Crocifisso appare generoso (offre del tabacco al vecchio ‘Ntoni, fa una carezza alla bambina, promette di convincere Piedipapera; tant’è che alla fine
don Silvestro può spacciare come verità, visto che la voce narrante non lo
contraddice, questa affermazione: “lo so che per gli amici avete il cuore
grande quanto il mare”). (3)
Di più, si può
vedere come i due mondi contrapposti siano ben rappresentati dai due
personaggi portatori delle due opposte ideologie, padron ’Ntoni e zio
Crocifisso; e come la contrapposizione penetri fin dentro il mondo dei
Malavoglia (opponendo Alessi e il giovane ’Ntoni, Mena e Lia).
NOTE
2) Ma anche della Nunziata e di compare Alfio.
3) Anche in Rosso Malpelo una simile analisi farebbe risaltare la contrapposizione fra i due mondi, uno (quello violento e sub-umano) rappresentato dal narratore, e l’altro (quello pacifico e amorevole, sognato da Malpelo) che ci lascia intravvedere il punto di vista dell’autore. E’ rivelatore l’episodio della morte di Ranocchio: a Malpelo, che ha interiorizzato la legge della sopraffazione e del tornaconto personale, appare "strano", e incomprensibile, il pianto della madre di Ranocchio (ma il lettore avverte bene, e Malpelo confusamente, che quel pianto è normale, mentre stravolti sono i rapporti umani nel mondo della miniera). Ma l’artificio dello straniamento è già presente nel famoso incipit, dove viene spacciata per verità una opinione senza fondamento.
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