1) "Trasumanar significar per verba / non si porìa; però l’essemplo
basti / a cui esperienza grazia serba" (I, vv. 70-73). Spiegate la terzina
e dite qual è l’ "essemplo" di cui si parla.
"Non si potrebbe spiegare a parole il senso dell'oltrepassare la
condizione umana; perciò l'esempio che ho fatto basti a coloro a cui la grazia
divina concederà l'esperienza di tale condizione (cioè, a coloro che otterranno
la salvezza, e quindi sperimenteranno di persona il 'transumanare')".
L'esempio di cui si parla è quello di Glauco, mitico pescatore della Beozia,
che, avendo assaggiato un'erba miracolosa, si trasformò in una divinità marina.
2) Dite brevemente quale questione dottrinale Dante pone a Piccarda e qual
è la risposta di costei.
Dante chiede a Piccarda se, essendo loro beati nel cielo più basso, non
desiderino essere più vicini a Dio (cioè, avere un grado di beatitudine
maggiore). Piccarda risponde che questo non può essere, perché in Paradiso vige
la legge della carità, secondo cui chi ama vuole la stessa cosa voluta dalla
persona amata; se dunque Dio vuole che quella sia la loro collocazione, loro,
che amano Dio, non possono che volere la stessa cosa.
3) Spiegate e collocate questa terzina: "Qual si partio Ippolito
d’Atene / per la spietata e perfida noverca / tal di Fiorenza partir ti
convene." (XVII, 46-48)
Chi parla è Cacciaguida, il quale spiega a Dante il senso delle oscure
profezie che più volte gli sono state fatte durante il viaggio nell'oltretomba.
Dice che, così come Ippolito dovette andarsene da Atene, pur innocente, a causa
delle calunnie della perfida matrigna (Fedra, moglie di Teseo e matrigna di
Ippolito, aveva falsamente accusato il figliastro di aver tentato di sedurla, e
quindi Teseo lo aveva condannato all'esilio), tu, altrettanto innocente ed
altrettanto ingiustamente accusato, dovrai andartene esule da Firenze.
4) "Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro / dietro allo sposo, sì la
sposa piace" (XI, vv. 83-84). Collocate e spiegate questi versi.
Chi parla è Tommaso, che si riferisce ai primi seguaci di Francesco. Dice
che Egidio e Silvestro "si scalzano" (cioè, si privano di ogni bene
materiale; ma anche, letteralmente, si privano dei calzari e vanno a piedi
nudi, in segno di umiltà) e seguono Francesco (precedentemente indicato come
"lo sposo" della povertà), per amore della povertà ("la
sposa" di Francesco, che a loro piace così tanto).
5) Che cosa dice Bonaventura sulla condizione presente del proprio ordine
religioso?
Bonaventura dice che sono rimasti pochi i francescani che seguono
fedelmente la regola di povertà del fondatore. In gran parte la tradiscono,
interpretandola o in maniera troppo rigida (e sono gli
"spirituali", seguaci di Ubertino da Casale) o in maniera troppo
permissiva (e sono i "conventuali", seguaci di Matteo d'Acquasparta).
6) In che modo Dante vede la doppia natura di Cristo e di quale paragone si
serve per esprimere la difficoltà di comprenderla?
Nel secondo dei tre cerchi di tre colori diversi e di una stessa dimensione
(i tre cerchi rappresentano Dio uno e trino, e il secondo rappresenta il
Figlio), Dante vede una figura umana, dello stesso colore del cerchio. Ciò che
non riesce a capire è come sia possibile che una figura umana si adatti al
cerchio, cioè assuma una forma circolare. Questa difficoltà di comprensione è
simile a quella del geometra che cerca di risolvere il problema della
quadratura del cerchio (ovvero, cerca di definire in maniera matematicamente
precisa il rapporto fra diametro e circonferenza).
7) Con quali argomenti Cacciaguida esorta Dante a raccontare tutta la
verità della sua visione dell’oltretomba?
Cacciaguida dice che, se anche la verità raccontata da Dante sarà
sgradevole al primo "gusto", in seguito, quando sarà digerita, darà
nutrimento vitale, cioè servirà a distogliere l'umanità dal peccato e ad
indirizzarla sulla strada della salvezza. Del resto, che Dante debba raccontare
ciò che ha visto, si capisce anche da questo: non a caso gli sono state
mostrate anime di personaggi famosi, perché con l'esempio di questi (e non di
sconosciuti) si attrae l'attenzione di chi legge o ascolta.
8) Spiegate e collocate questa terzina: "L’uno al pubblico segno i
gigli gialli / oppone, e l’altro appropria quello a parte, / sì ch’è forte
veder chi più si falli." (VI, 100-102)
Giustiniano conclude la sua rievocazione della missione dell'aquila
(simbolo dell'impero romano), polemizzando contro i guelfi e i ghibellini: è
difficile ("forte") vedere quale dei due partiti sbagli di più,
perchè il primo oppone all'aquila i gigli gialli della casa di Francia (allude
al fatto che i guelfi nella loro politica antiimperiale si appoggiavano agli
Angioini, che erano appunto francesi), l'altro si appropria di un'insegna
universale, quale l'aquila, per i propri interessi di parte (i
ghibellini, cioè, non appoggiano l'impero perché vogliono il bene dell'umanità,
ma per trarne dei vantaggi personali).
9) Spiegate e collocate questi versi: "La provedenza, che cotanto
assetta, / del suo lume fa ’l ciel sempre quieto / nel qual si volge quel c’ha
maggior fretta; / ed ora lì, come a sito decreto, / cen porta la virtù di
quella corda / che ciò che scocca drizza in segno lieto." (I, 121-126)
Beatrice sta spiegando a Dante la ragione per cui stanno ascendendo al
cielo. Dice: la provvidenza divina, che dispone con tanto ordine l'universo
(l'ordine universale, per cui tutto tende a Dio), appaga della sua luce quel
cielo (l'Empireo) al di sotto del quale ruota il cielo che si muove più veloce
(il nono cielo, o Primo Mobile); e ora la forza di quell'arco che quando scocca
coglie sempre il bersaglio (si intende la volontà di Dio, che realizza immancabilmente
il suo obiettivo; ma si può anche intendere la forza di quell'istinto naturale
che ci indirizza immancabilmente verso Dio) ci sta conducendo lì, nell'Empireo,
che è la sede stabilita ("sito decreto") per l'uomo.
10) Qual è la prima reazione di Dante alla vista dei beati del cielo della
luna?
Essendo evanescente l'aspetto di questi beati, Dante crede che si tratti di
immagini riflesse e quindi si volta pensando che le figure reali siano alle sue
spalle. Commette l'errore contrario a quello di Narciso, il quale invece vide
un'immagine riflessa (la sua) e pensò che fosse reale.
11) Che cosa dice Tommaso sulla condizione attuale del proprio ordine
religioso?
Tommaso dice che i domenicani sono come pecore che si allontanano dal
pastore per andare in cerca di nuovi pascoli; ma così facendo tornano all'ovile
"di latte vote". Fuor di metafora, molti frati non seguono più quella
che era la volontà del fondatore: invece di mettere la loro sapienza al
servizio della Chiesa, sono attratti da cose vane (il desiderio di gloria) e
quindi non traggono alcun beneficio spirituale dalla loro appartenenza
all'ordine (non "s'impinguano", non si ingrassano spiritualmente).
12) "Saria tenuta allor tal maraviglia / una Cianghella, un Lapo
Salterello, / qual or saria Cincinnato o Corniglia." (XV, vv. 127-129).
Collocate e spiegate questi versi.
Cacciaguida contrappone la Firenze onesta e costumata dei suoi tempi a
quella corrotta dei tempi di Dante. Dice che ai suoi tempi avrebbero destato
tanta meraviglia una Cianghella o un Lapo Salterello (due personaggi simbolo di
immoralità: una donna dai facili costumi la prima, un politico corrotto il
secondo), quanta ne desterebbero ora una Cornelia (la madre dei Gracchi,
simbolo dell'onestà femminile) o un Cincinnato (dittatore romano che aveva
abbandonato spontaneamente il potere, e quindi simbolo di un politico
assolutamente disinteressato).
13) Francesco e Domenico operarono entrambi per risollevare le sorti della
Chiesa, anche se in maniera diversa. In che cosa consiste questa diversità?
Francesco è stato scelto da Dio per combattere contro i nemici interni
della Chiesa, cioè contro quell'amore per il lusso e la ricchezza troppo
diffuso all'interno della comunità cristiana (e lo farà praticando una vita di
estrema povertà). Domenico invece è stato scelto per combattere contro i nemici
esterni alla Chiesa, cioè contro quelle dottrine sbagliate che mettono in
dubbio l'insegnamento della Chiesa (e lo farà, usando la sapienza per lottare
contro le eresie).
14) "Ma ciò che il segno che parlar mi face / fatto avea prima e poi
era fatturo / per lo regno mortal ch’a lui soggiace, / diventa in apparenza
poco e scuro, / se in mano al terzo Cesare si mira / con occhio chiaro e con
affetto puro" (VI, vv. 82-87). Collocate e spiegate questi versi.
Giustiniano indica nella crocifissione di Cristo l'atto più importante
compiuto dall'aquila (dall'impero romano) nella sua storia. Letteralmente: ma
ciò che l'aquila (quell'insegna di cui sto parlando) aveva fatto
precedentemente e avrebbe fatto successivamente nel mondo terreno (che è
sottomesso a lei), diventa cosa minima e insignificante se si guarda, con
sguardo limpido e privo di pregiudizi sentimentali, a quello che fece in mano
al terzo Cesare (Tiberio, sotto il cui governo si ebbe la crocifissione).
15) Per l’incontro con Cacciaguida, Dante ha avuto
come modello un episodio dell’Eneide. Dite di quale episodio si tratta e quali
sono gli elementi di somiglianza.
L'episodio è quello dell'incontro fra Enea e il proprio padre Anchise, nel
VI dell'Eneide. Oltre al fatto che le due anime incontrate hanno un rapporto di
parentela diretta con i due protagonisti (Anchise è il genitore di Enea,
Cacciaguida è il progenitore di Dante), in ambedue i poemi i due episodi sono
centrali, sia materialmente (il canto VI sui dodici dell'Eneide, i canti
XV-XVII sui trentatre del Paradiso) sia idealmente (in ambedue i casi
l'incontro serve per chiarire pienamente, ad Enea e a Dante, il senso della
loro missione: Anchise spiega ad Enea che da lui dovrà discendere l'impero di
Roma, Cacciaguida spiega a Dante che da lui dovrà derivare il bene per
l'umanità, in quanto racconterà per iscritto, senza nascondere niente, tutta la
sua visione).
16) Quale fu l’“ultimo sigillo” che Francesco
ricevette da Cristo? E perché “ultimo”?
L'"ultimo sigillo" sono le stimmate, che Francesco riceve sul
monte della Verna. E' l'ultimo perché sembra essere la definitiva approvazione,
da parte di Cristo stesso, dell'ordine francescano, già approvato oralmente da
papa Innocenzo III (il primo sigillo), poi ufficialmente da papa Onorio III (il
secondo sigillo).
17) Spiegate e collocate questa terzina: “Nel ventre
tuo si raccese l’amore, / per lo cui caldo ne l’etterna pace / così è germinato
questo fiore.” (XXXIII, 7-9)
E' la prima parte della preghiera di S. Bernardo, laddove il santo esalta
la Vergine come la più alta di tutte le creature. Precisamente in questa
terzina dice che nel ventre della Madonna (che ha concepito Cristo) si è acceso
nuovamente l'amore di Dio per gli uomini (quell'amore che era venuto meno a
seguito del peccato originale); e grazie al calore (all'intensità) di questo
amore, nell'eterna pace (dell'empireo) è potuto germogliare il fiore del
paradiso, cioè la "candida rosa" (in altre parole, si è aperta per
l'umanità la possibilità della salvezza, che non poteva esserci prima di
Cristo).
18) Per quali aspetti si può dire che i canti XI e XII
sono strutturati in maniera simmetrica?
I due canti sono costruiti in maniera simmetrica in quanto nell’XI un
domenicano, S. Tommaso, fa l’elogio di S. Francesco, nel XII un francescano, S.
Bonaventura, fa l’elogio di S. Domenico. Quindi entrambi, concluso l’elogio del
fondatore dell’ordine opposto, denunciano le deviazioni attuali del proprio
ordine. Si può notare un altro elemento di simmetria nel fatto che i due elogi
sono introdotti da due ampie perifrasi per indicare il luogo di nascita dei due
santi fondatori.
19) Collocate e spiegate questi versi: “Vergine madre,
figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso
d’etterno consiglio.”
E’ S. Bernardo che in questo modo implora l’intercessione della
Madonna perché Dante possa avere l’ultima visione. Le si rivolge con questi
appellativi fortemente antitetici: “vergine” (secondo il dogma) eppure “madre”
(di Cristo), “figlia del tuo figlio” (è madre di Cristo, ma anche sua figlia,
in quanto figlia di Dio), la più umile eppure la più alta di tutte le creature,
punto d’arrivo predestinato nella storia (“termine fisso”), eppure da sempre
presente nella mente di Dio (nell’”etterno consiglio”).
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