martedì 19 maggio 2015

Risposte ai quesiti di Latino (classe V)

1)  Traducete il seguente passo: “Post autem apparatu regio accepti, sermonem in multam produximus noctem, cum senex nihil nisi de Africano loquereturDeinde, ut cubitum discessimus, me et de via fessum, et qui ad multam noctem vigilassem, artior quam solebat somnus complexus est. Hic mihi (credo equidem ex hoc quod eramus locuti; fit enim fere ut cogitationes sermonesque nostri pariant aliquid in somno tale, quale de Homero scribit Ennius, de quo videlicet saepissime vigilans solebat cogitare et loqui) Africanus se ostendit…” (Somnium Scipionis, I, 2)
 
In seguito, accolti con un lusso degno di un re, protraemmo la conversazione fino a tarda notte, mentre il vecchio non parlava di niente (altro) se non dell’Africano… Quindi, quando ci allontanammo per andare a dormire, mi colse un sonno più profondo del solito, sia perché ero stanco per il viaggio, sia perché ero stato sveglio fino a tarda notte. A questo punto mi apparve (in sogno) l’Africano (credo a causa di ciò di cui avevamo parlato: accade infatti generalmente che i nostri pensieri e discorsi producano nel sonno qualcosa di simile a ciò che Ennio scrive di Omero, a proposito del quale evidentemente spessissimo da sveglio soleva pensare e parlare.
 
2)  Spiegate il senso complessivo del brano (chiarendo quindi chi è che sta parlando in prima persona, chi è il senex indicato nella seconda riga, chi è Ennio e a che proposito viene citato).
 
Scipione Emiliano (che parla in prima persona) sta raccontando di quando, in occasione dell’assedio di Cartagine durante la III guerra punica, ebbe modo di incontrare Massinissa (il senex), re di Numidia, vecchio alleato dei Romani ai tempi della II guerra punica, grande amico ed estimatore di Scipione l’Africano (vincitore di quella guerra e nonno, per adozione, dell’Emiliano). Il fatto che abbiano parlato così a lungo dell’Africano fa sì che, subito dopo, l’Emiliano lo veda in sogno, così come succedeva ad Ennio (poeta epico latino delle origini, autore degli Annales) che vedeva in sogno Omero, perché appunto a lui pensava e di lui parlava tutto il giorno.
 
3)  Cubitum: di che forma verbale si tratta e qual è la sua funzione?
 
E’ un supino attivo con valore finale (in quanto dipende da un verbo di moto).
 
4)  Vigilassem: di che forma verbale si tratta e come si spiega il modo usato?
 
Forma sincopata per vigilavissem, è piuccheperfetto congiuntivo attivo, prima persona singolare. E’ usato il congiuntivo perché si tratta di una relativa impropria con valore causale.
 
5)   Solebat: di che forma verbale si tratta e che proposizione è quella a cui appartiene?
 
Imperfetto indicativo attivo, prima persona singolare. La proposizione è una comparativa.
 
6)  Pariant: di che forma verbale si tratta e che proposizione è quella a cui appartiene?
 
Presente congiuntivo attivo, terza persona plurale. La proposizione è una completiva di tipo dichiarativo
 
7)   Dite quali sono i tre generi della retorica classica e in quali occasioni si esercitano
 
Sono il genere giudiziario (e si esercita in tribunale, in occasione dei processi), deliberativo (e si esercita nelle pubbliche assemblee, quando si tratta di prendere decisioni politiche), epidittico o dimostrativo (si esercita per dar prova del proprio talento, sostenendo una tesi, lodando o biasimando qualcuno).
 
8)  Che cosa sono le Philippicae e perché si intitolano così?
 
Le Philippicae sono 14 orazioni pronunciate da Cicerone contro Antonio. Si chiamano così perché, per la loro violenza accusatoria, ricordano le famose orazioni che, nel IV sec. a. C., l’oratore greco Demostene aveva pronunciato contro Filippo di Macedonia.
 
9)  Che cosa si indica con i termini “atticismo” e “asianesimo”?
 
I due termini indicano due opposti stili dell’oratoria. Si chiama “atticista” lo stile semplice, stringato, lessicalmente povero, proprio di certi oratori ateniesi (i modelli sono Lisia e Isocrate, V-IV sec. a. C.); “asiano” è invece lo stile ridondante e ricco di artifici retorici, proprio di certi oratori dell’Asia minore (il modello è Egesia di Magnesia, III sec. a. C.).
 
10)  Che cosa sono le Verrine e perché si intitolano così?
 
Le Verrine sono sette orazioni (di cui solo due effettivamente pronunciate) composte da Cicerone per sostenere l’accusa nel processo per concussione intentato dai Siciliani contro l’ex governatore della Sicilia, Gaio Verre (e da costui, appunto, prendono il loro nome).
 
11)  Sulla base della vostra conoscenza di Seneca e Lucrezio, dite quali sono le differenze fondamentali fra stoicismo ed epicureismo.
 
Quella epicurea è una filosofia materialista che esorta alla ricerca del piacere, nega l’intervento degli dei nelle vicende terrene e, professando il principio del “vivi nascosto”, predica l’astensione dalla vita politica. Per lo stoicismo invece si deve praticare la virtù, esiste un principio divino e razionale (un “logos”) che governa l’universo, e dunque c’è una “provvidenza” divina che riguarda la vita degli uomini e c’è un dovere, per l’uomo saggio, di partecipare alla vita politica, ovvero di operare perché anche la struttura della società si uniformi al grande ordine dell’universo.
 
12)  Dite quali sono gli elementi che ci consentono di collocare il Satyricon in età neroniana.
 
Il carattere del personaggio di nome Petronio, che vive alla corte di Nerone e di cui parla Tacito negli Annales, ben si addice all’autore del romanzo, che, pur narrando vicende immorali e volgari, sembra avere cultura e buon gusto. All’interno del testo, più che di indizi “materiali” (il fatto che si nominino un attore e un gladiatore dell’età neroniana o il fatto che si parli degli horti pompeiani, che non potevano più esistere dopo l’eruzione del 79 d. C.), bisogna tener conto di aspetti tematici: certe espressioni di Trimalcione alla cena sembrano essere parodia di Seneca; certi componimenti poetici di Eumolpo (la Troiae halosis e il Bellum civile) sembrano essere, rispettivamente, parodia di Nerone e polemica con Lucano (e parodia e polemica hanno senso quando ci si rivolge a un pubblico contemporaneo, dunque di età neroniana, che le può capire).
 



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