venerdì 8 maggio 2015

Traduzione da Cicerone (De amicitia, XII)

L’amicizia non può essere complicità nel crimine
 
Non dobbiamo farci complici dei nostri amici sulla strada del male. Nessuno seguì Temistocle e Coriolano quando, offesi dalla patria, le si schierarono contro, perché l’amicizia non giustifica la complicità nel male.
 
Haec lex in amicitia sanciatur, ut neque rogemus res turpes, nec faciamus (1) rogati. Turpis enim excusatio est si quis contra rem publicam se amici causa fecisse fateatur. Praecipiendum est igitur bonis ne, si in eius modi amicitias ignari casu aliquo inciderint, existiment ita se alligatos, ut ab amicis, in magna aliqua re peccantibus, non discedant. Improbis autem poena statuenda est, nec vero minor iis, qui secuti erunt improbum, quam iis, qui ipsi fuerint impietatis duces. Quis clarior in Graecia Themistocle, quis potentior (2)? Qui, cum bello Persico servitute Graeciam liberavisset propterque invidiam in exilium expulsus esset, ingratae patriae iniuriam non tulit, quam ferre debuit; fecit idem quod viginti annis ante apud nos fecerat Coriolanus. His adiutor contra patriam inventus est nemo; itaque mortem sibi uterque conscivit.
 
Cicerone, De amicitia, XII
 
NOTE
 
1)    Sottinteso “eas”, cioères turpes”.
2)    Sottinteso “fuit”.
 
 
 
Traduzione
 
In amicizia si stabilisca (congiuntivo esortativo) questa norma, (cioè) che (quella che segue è una proposizione completiva, non finale) né chiediamo cose turpi, né le facciamo (se) richiesti. E’ infatti una giustificazione vergognosa se qualcuno dichiara di aver agito contro lo Stato per (aiutare) un amico. Bisogna dunque insegnare alle persone per bene (agli onesti) che (segue ancora completiva, non finale), se per caso (lett.: per qualche caso) si imbattono (lett.: qualora si siano imbattuti) senza rendersene conto (lett.: ignari) in amicizie di questo genere, non si ritengano vincolati a tal punto da non allontanarsi da amici che commettono un crimine (lett.: che sbagliano in qualche questione importante). Peraltro per i criminali (per i malvagi, i disonesti) bisogna stabilire  una pena, e in verità non minore per i seguaci del criminale (lett.: per quelli che avranno seguito il disonesto) che (quam introduce il secondo termine di paragone) per quelli che saranno stati (ma anche: siano stati) gli ideatori (gli istigatori, i capi) dell’azione scellerata (empia). Chi in Grecia (fu) più famoso di Temistocle, chi più potente? Costui, avendo liberato la Grecia dall’oppressione con la guerra contro i Persiani ed essendo (poi) stato mandato in esilio a causa della malevolenza, non sopportò l’offesa dell’ingrata patria, (offesa) che avrebbe dovuto sopportare (debuit è un indicativo, ma è di quei verbi che a volte si possono, e in questo caso si deve, rendere con il condizionale); fece la stessa cosa che vent’anni prima Coriolano aveva fatto presso di noi (Romani). Non si trovò nessuno come collaboratore (complice) di questi (lett.: come aiutante per questi, cioè per Temistocle e Coriolano) contro la patria; pertanto entrambi si diedero la morte.
 

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