giovedì 7 maggio 2015

Traduzione da Cicerone (De officiis, I, 25)

I requisiti dell’uomo di Stato
 
Qui (1) rei publicae praefuturi sunt, duo Platonis praecepta teneant: unum, ut utilitatem civium sic tueantur, ut, quaecumque agunt, ad eam referant obliti commodorum suorum; alterum, ut totum corpus rei publicae curent, ne, dum partem aliquam tuentur, reliquas deserant. Ut enim tutela (2), sic procuratio rei publicae ad eorum utilitatem, qui commissi sunt, non ad eorum, quibus commissa est, gerenda est. Qui (3) autem parti civium consulunt et partem neglegunt, rem perniciosissimam in civitatem inducunt, seditionem atque discordiam. Ex quo evenit ut alii populares (4), alii studiosi optimi cuiusque (5) videantur, pauci universorum. Hinc apud Athenienses magnae discordiae ortae sunt, in nostra re publica non solum seditiones, sed etiam pestifera bella civilia: quae gravis et fortis civis et in re publica dignus principatu fugiet atque oderit.
 
Cicerone, De officiis (I, 25)
 
NOTE
 
1) Non è un nesso relativo.
2) Tutela = la funzione di tutore.
3) Non è un nesso relativo.
4) Populares = fautori, sostenitori del popolo.
5) Studiosi optimi cuiusque = fautori, sostenitori dell’aristocrazia.
Traduzione

Coloro che intendono governare lo Stato (lett.: essere a capo dello Stato), si attengano ai (lett.: conservino, mantengano; comunque è un congiuntivo esortativo, non si capisce perché lo si debba tradurre diversamente) due precetti di Platone: uno (o: il primo), che difendano (proposizione non finale, ma completiva di tipo esplicativo: spiega il primo precetto) l’interesse dei cittadini in maniera tale che (sic ut: segue la consecutiva), qualsiasi cosa facciano, la riferiscano (indirizzino, finalizzino) ad esso (interesse), dimenticandosi dei propri vantaggi; il secondo, che si prendano cura (completiva, come sopra) dell’intero corpo dello Stato, (affinché) non trascurino le altre (parti, classi), mentre operano a favore di (lett.: proteggono, difendono) qualche parte (classe). Come infatti la funzione di tutore, così anche l’amministrazione dello Stato deve essere esercitata (gerenda est) per l’interesse di coloro che sono stati affidati (cioè, dei cittadini, che sono stati "affidati" ai governanti, così come qualcuno viene "affidato" a un tutore), non per quello di coloro ai quali (l’amministrazione) è stata affidata (cioè, non per l’interesse dei governanti, come non per quello dei tutori). Coloro che provvedono ad (questo è il significato di consulere con il dativo) una parte (classe) e ne trascurano un’altra, portano nello Stato una cosa dannosissima, la sedizione e la discordia. Da ciò deriva che alcuni sembrano fautori del popolo, altri dell’aristocrazia, pochi (sembrano fautori) di tutti quanti. Perciò presso gli Ateniesi sorsero molte discordie, nel nostro Stato (sorsero) non solo sedizioni, ma anche rovinose guerre civili: (tutte) cose che eviterà e odierà un cittadino autorevole e forte e degno di (detenere il) potere nello Stato.

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