1) Quali sono gli elementi fondamentali che
caratterizzano il cosiddetto “amor cortese”?
L’aspetto più caratteristico della concezione cortese
dell’amore è il rapporto di vassallaggio che si istituisce fra l’amante e
l’amata, per cui l’uomo si dichiara sottomesso e fedele alla donna come il
vassallo al suo signore. Tipico è anche il carattere dell’adulterio, ovvero il
fatto che l’uomo rivolge il suo amore ad una donna sposata. Infine l’amore
cortese si struttura come una vera e propria religione, per cui c’è un dio
(Amore), ci sono i suoi fedeli (gli amanti cortesi), ci sono dei precetti da osservare
(relativi al comportamento in amore).
2) A chi si
rivolge e che cosa sostiene Bonagiunta Orbicciani nel sonetto “Voi, ch’avete
mutata la mainera”?
Bonagiunta
si rivolge specificamente a Guinizzelli, ma più generalmente agli stilnovisti,
che hanno “mutato” la maniera di scrivere poesia d’amore. Sostiene che la loro
poesia, che pretende di sopravanzare quella tradizionale, risulta pressoché
incomprensibile, intessuta com’è di oscuri riferimenti scientifici e
filosofici.
3) Nel Cantico di frate sole si nota nel finale
una differenza di tono rispetto al resto del componimento. Di che si tratta?
Per gran
parte il componimento è un’esaltazione della gloria di Dio, visto come il
creatore delle cose belle e buone della natura. Dunque esprime amore per la
vita, e il suo tono è gioioso. Nella parte finale invece il tono diventa cupo e
minaccioso, in quanto il pensiero si rivolge alle sofferenze, alla morte e,
soprattutto, all’inferno che inevitabilmente attende i peccatori.
4) Che cosa intendiamo per “poesia comico-realistica”
e come ne dimostriamo la natura colta?
Quello cosiddetto “comico-realistico” è un genere di
poesia che si caratterizza in senso spiccatamente popolare, sia sul piano dei
contenuti che su quello della lingua. I temi trattati vertono infatti sugli
aspetti materiali della vita (dall’amore ai piaceri della tavola), personaggi e
ambienti sono descritti con realismo e ricchezza di particolari concreti.
Corrispondentemente, la lingua non è “alta” (ovvero colta, come quella degli
stilnovisti), ma “bassa” (ovvero popolare, caratterizzata da modi espressivi
dialettali). Tuttavia si tratta di un genere colto, e lo provano sia il fatto
che gli autori in questione dimostrano di padroneggiare le tecniche metriche e
retoriche, sia il fatto che gran parte degli stessi hanno composto anche
liriche di genere “alto” (così è per Rustico di Filippo; ma lo stesso si può
dire per Guinizzelli, Cavalcanti, Dante).
5) Come è strutturato un sonetto e perché possiamo
pensare che derivi dalla stanza di una canzone?
Il sonetto è
un componimento di quattordici versi endecasillabi, suddivisi in due quartine
(che presentano sempre lo stesso schema di rima, o alternata o incrociata) e
due terzine (che possono presentare lo stesso schema, ma anche delle
variazioni). Si può ipotizzare che derivi dalla stanza di una canzone perché le
due quartine si comportano come i due piedi della fronte e le due terzine come
le due volte della sirma (o coda).
6) Che cos'è il Milione e perché si può dire
che in esso è presente una nuova concezione del mondo, non più medievale?
Il Milione è il resoconto del viaggio compiuto
in Oriente, fra il 1271 e il 1295, da Marco Polo insieme al padre e allo zio.
Nell'opera (che noi leggiamo in una volgarizzazione italiana, ma che era stata
scritta in francese da Rustichello da Pisa, sotto dettatura di Marco) è
presente una concezione del mondo non più medievale, perché nel proemio
l'autore ci tiene a precisare di avere distinto nella narrazione fra le cose
viste con i propri occhi e quelle riferite per sentito dire. Si tratta di una
distinzione assolutamente trascurata dalla mentalità medievale (pensierosa più
della vita eterna che di quella terrena), e invece cara alla mentalità pratica
della società borghese, attenta, per i propri interessi economici, alla realtà
concreta del mondo materiale, e quindi a distinguere, in esso, fra ciò che è
vero e ciò che è inventato.
7) Fate la parafrasi e, contestualizzandoli, spiegate
il significato dei seguenti versi, tratti dalla canzone di Guinizzelli “Al
cor gentil rempaira sempre amore”: “Fere lo sol lo fango tutto ‘l giorno: /
vile reman, né ‘l sol perde calore; / dis’ omo alter: «Gentil per sclatta
torno»; / lui semblo al fango, al sol gentil valore: / ché non dé dar om fé /
che gentilezza sia for di coraggio / in degnità d’ere’/….”
“Il sole colpisce il fango tutto il giorno, tuttavia
il fango resta quello che è, materia volgare (vile), né il sole perde un po’
del suo calore; dice un uomo altezzoso: Io sono nobile per stirpe (per
sclatta); lui lo paragono al fango, la nobiltà (gentil valore) la paragono al
sole, perché non si deve credere (dar fé) che la nobiltà possa esistere al di
fuori del cuore, possa essere ottenuta per eredità”. Guinizzelli vuol dire che
si è nobili perché si ha un cuore nobile, non perché si proviene da una
famiglia aristocratica; e se uno non ha cuore nobile, non c’è titolo nobiliare
che lo possa far diventare tale, così come il fango non sarà mai “nobilitato”,
per quanto colpito dal sole tutto il giorno. E questo (della nobiltà per natura
individuale, non per stirpe) è un aspetto qualificante della concezione
stilnovista, di cui la canzone in questione rappresenta una sorta di
"manifesto poetico".
8) Fate la parafrasi e spiegate il significato del
seguente passo tratto dal cap. V della Vita
nuova: “Uno giorno avvenne che questa gentilissima sedea in parte ove
s’udiano parole della regina de la gloria, ed io era in luogo dal quale vedea
la mia beatitudine; e nel mezzo di lei e di me per la linea retta sedea una
gentile donna di molto piacevole aspetto, la quale mi mirava spesse volte,
maravigliandosi del mio sguardare, che parea che sopra lei terminasse.”
“Un giorno
capitò che questa donna d’animo nobilissimo (Beatrice) si trovasse seduta in un
luogo (in chiesa) ove si cantavano le lodi della Madonna (la regina della
gloria), e io mi trovavo in una posizione da cui potevo vedere quella donna che
mi rendeva beato con la sua sola presenza (la mia beatitudine); proprio in
mezzo alla linea diretta fra me e lei si trovava una donna gentile e molto
bella, la quale contraccambiava il mio sguardo, pensando che io stessi
guardando lei.” Dante sta parlando dell’equivoco per cui la gente cominciò a
credere che lui fosse innamorato di questa donna che in chiesa, casualmente, si
era trovata in mezzo fra lui e Beatrice; equivoco di cui approfittò per
nascondere il suo amore per Beatrice, rivolgendo delle poesie d’amore alla
suddetta donna (che divenne così una “donna-schermo”).
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