1) Per quali ragioni ci dovremmo
meravigliare che Catone sia posto a guardia del Purgatorio?
Ci dovremmo meravigliare perché Catone era un pagano
(e, come tale, dovrebbe stare nel Limbo), un suicida (e, come tale, dovrebbe
stare nel girone infernale in cui sono puniti i violenti contro se stessi), un
anticesariano (e Cesare, per Dante, era il fondatore dell'Impero, voluto da
Dio; quindi, opporglisi equivale ad opporsi alla volontà di Dio).
2) Nel VI canto, in occasione
dell’incontro fra Sordello e Virgilio, Dante lancia una serie di invettive
politiche. Dite brevemente contro chi e perché.
Le invettive sono contro le città italiane (dilaniate
da guerre, sia fra di loro, sia, al loro interno, fra fazioni opposte), contro
gli uomini di Chiesa (che tralasciano il proprio compito religioso e pretendono
di gestire il potere politico), contro l'imperatore (che, rimanendo in
Germania, viene meno al suo dovere di far valere l'autorità imperiale anche in
Italia), infine contro Firenze (descritta ironicamente come il contrario di ciò
che è, ovvero come una città di uomini disinteressati e capace di legiferare
con grande saggezza).
3) A quale gruppo di anime
appartiene Buonconte da Montefeltro e perché si presenta dicendo: "Io fui
di Montefeltro, io son Bonconte"?
Buonconte appartiene alla schiera dei morti di morte
violenta, e si presenta in quel modo per sottolineare che nell'aldilà si è
soltanto se stessi, con la propria individualità (segnata dal nome personale:
Bonconte); i titoli nobiliari, la potenza del casato (Montefeltro) non contano
più, appartengono al passato (fui) della vita terrena.
4) Dite brevemente per quali ragioni
Stazio è oltremodo riconoscente a Virgilio.
Le ragioni sono tre: Stazio, poeta epico, riconosce in
Virgilio, autore dell'Eneide, il proprio maestro e modello; poi gli è grato
perché, grazie ad alcuni versi dell'Eneide, si è ravveduto dal peccato di
prodigalità e quindi si è salvato dalla dannazione; infine gli è anche grato
perché, con l'ecloga IV, l'ha indotto alla conversione, facendogli capire la
verità della religione cristiana.
5) "State contenti, umana
gente, al quia; / ché se potuto aveste veder tutto, / mestier non era parturir
Maria; " (III, 37-39). Collocate e spiegate questi versi.
Virgilio sta spiegando a Dante che ci sono cose che
l'intelligenza umana non può capire (nel caso specifico, il fatto che le anime,
pur essendo ombre inconsistenti, possano sentire il dolore come se avessero il
corpo). Dice quindi che gli uomini devono accettare che sia così, perché, se
avessero potuto conoscere tutta la verità con la sola forza del proprio
intelletto, non sarebbe stata necessaria la nascita di Cristo (cioè, non ci
sarebbe stato bisogno della vera fede, che invece è indispensabile).
6) Chi, in quale cornice e perché
viene chiamato da Guinizzelli "il miglior fabbro del parlar materno"?
Arnaut Daniel, nella cornice dei lussuriosi, viene
chiamato così per sottolineare che è stato il più bravo a forgiare (come fa un
fabbro) la lingua che si impara dalla madre (cioè, il volgare), in altre parole
è stato il migliore fra coloro che hanno scritto in volgare.
7) Da che cosa prende origine la
trasformazione in mostro del carro nell’Eden e quale è (in generale, senza
entrare nei dettagli) il significato allegorico di tale trasformazione?
La trasformazione prende origine da alcune penne
lasciate cadere dall'aquila sul carro. Siccome l'aquila rappresenta l'impero, e
il carro la Chiesa, le penne lasciate cadere significano la donazione di
Costantino, quindi l'inizio del potere temporale della Chiesa. Il carro si
trasforma in mostro perché il potere temporale ha determinato la degenerazione
della Chiesa, col passare del tempo sempre più interessata ai beni terreni e
sempre meno ai valori cristiani.
8) "Né creator né creatura mai
/ - cominciò el - figliuol, fu sanza amore, / o naturale o d’animo; e tu 'l
sai. / Lo naturale è sempre sanza errore, / ma l’altro puote errar per malo
obietto / o per troppo o per poco di vigore." Così Virgilio a Dante nel
canto XVII. Spiegate la differenza fra amore naturale e d’animo e, in
particolare, gli ultimi due versi.
L'amore naturale è quello innato (proprio anche delle
piante e degli animali), l'amore d'animo è quello che implica una scelta,
determinata da ragione e volontà (quindi è proprio solo dell'uomo). Solo tale
amore può dare origine al peccato, e ciò succede quando si indirizza verso un
cattivo obiettivo (verso il male del prossimo, e si concretizza nei peccati di
superbia, invidia, ira), oppure quando, pur indirizzato verso un buon
obiettivo, si esercita con poco vigore (verso Dio: ed è il peccato di accidia)
o con troppo vigore (verso i beni terreni: e si hanno i peccati di avarizia,
gola e lussuria).
Nessun commento:
Posta un commento