domenica 24 maggio 2015

Risposte ai quesiti di Italiano (Letteratura - classe IV)

1)    Spiegate il senso letterale ed originario dei due termini (Medioevo e Rinascimento) con i quali ancora oggi indichiamo due epoche storiche diverse.
Rinascimento significa letteralmente “nuova nascita”, e ciò che nasce nuovamente, nella coscienza dei contemporanei che definiscono in tal modo la propria età, è la grandezza della civiltà classica. Pertanto gli stessi uomini del Rinascimento cominciano a chiamare Medio-evo (cioè, “età di mezzo”), l’epoca, ritenuta di decadenza, che sta in mezzo fra l’età classica e l’età a loro contemporanea.
2)    In che cosa consiste e su quali principi filosofici si fonda l’ideale rinascimentale della kalòkagathìa?
Kalòkagathìa significa "bellezza e bontà", quindi consiste nell'idea che ciò che è esteticamente piacevole (bello) sia anche moralmente positivo (buono). Tale concezione si fonda sulla filosofia neoplatonica di Marsilio Ficino, secondo cui nel mondo terreno la bellezza è ciò che più si avvicina alla perfezione del mondo delle idee (di cui il mondo terreno è una copia imperfetta), è manifestazione della luce divina, dunque è intrinsecamente buona e di conseguenza va ricercata in tutti gli aspetti e i momenti della vita.
3)    Nel cap. VI del Principe Machiavelli indica quattro modelli ideali: di chi si tratta e che cosa li accomuna?
I quattro modelli sono Mosè (fondatore dello Stato ebraico), Ciro (fondatore dello Stato persiano), Teseo (fondatore dello Stato ateniese) e Romolo (fondatore dello Stato romano). Li accomuna il fatto che sono stati uomini di straordinaria "virtù", che hanno saputo cogliere l'"occasione" (ovvero, sfruttare la condizione storica favorevole) al fine di fondare uno Stato.
4)    Che cosa dimostra, secondo Machiavelli, il mito secondo cui Achille sarebbe stato educato dal centauro Chirone? 
Essendo il centauro una creatura con corpo di cavallo e busto di uomo, il mito dimostra che un principe (quale Achille era) deve imparare ad essere sia uomo che bestia. In altre parole, deve imparare ad agire sia secondo la legalità propria degli uomini, sia con la forza e con l'astuzia proprie delle bestie (rappresentate, rispettivamente, dal "lione" e dalla "golpe").
5)    Qual è la differenza fondamentale fra Machiavelli e Guicciardini, per quanto riguarda il modo di concepire la politica?
Machiavelli ritiene che la politica debba essere trattata come una scienza e che quindi si possano indicare delle leggi universali del comportamento politico, basandosi su esperienze tanto della storia antica quanto della storia contemporanea. Guicciardini ritiene invece che in politica, essendo le situazioni sempre diverse, non si possano dare delle leggi universali, ma si debba usare, ogni volta, la "discrezione", ovvero la capacità di analizzare la situazione specifica e compiere quindi la scelta più opportuna.
6)    Come obietta Guicciardini, nelle Considerazioni sui Discorsi, all’idea di Machiavelli, secondo cui la condizione migliore per l’Italia sarebbe quella di costituirsi in un forte Stato unitario?
Guicciardini sostiene  anzitutto che la costituzione di uno Stato unitario favorirebbe lo sviluppo della città dominante, ma causerebbe inevitabilmente la decadenza, politica ed economica, delle altre città, subalterne alla dominante. Aggiunge inoltre che tale Stato unitario non sarebbe una garanzia contro le invasioni straniere, perché l'Italia è stata invasa anche quando era unita sotto il dominio romano; al contrario, è vero che ci sono stati tempi in cui l'Italia, pur essendo divisa in più Stati, non ha subito invasioni, perché politicamente e militarmente forte (il riferimento è all'età di Lorenzo il Magnifico).
7)    Nella Satira I, Ariosto racconta la favola dell’asino e del topolino. Dite, in sintesi, di che si tratta e qual è l’insegnamento che se ne deve trarre.
Un asino affamato era entrato in un granaio attraverso un buco in una parete; lì aveva mangiato a più non posso, ma poi, con la pancia gonfia, non riusciva più ad uscire attraverso il buco. Allora il topolino gli consiglia di vomitare tutto, se vuole recuperare la libertà. L'insegnamento è questo: se i doni e i benefici che si ricevono dal signore impongono poi delle scelte di vita contrarie alla propria volontà (ad esempio, nel caso di Ariosto, seguire il cardinale in Ungheria), è preferibile restituirgli tutto ed essere poveri, ma liberi.
8)    Contestualizzate e parafrasate il seguente passo, tratto dal cap. XV del Principe: “E molti si sono imaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti né conosciuti essere in vero. Perché egli è tanto discosto da come si vive a come si doverrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si doverrebbe fare, impara più tosto la ruina che la preservazione.”.
Machiavelli intende parlare dei pregi e dei difetti di un principe, e quindi, poiché sa che dirà cose molto diverse da quelle che si sono sempre dette e pensate, fa la seguente precisazione: "Molti (studiosi) hanno immaginato Stati che non sono mai esistiti nella realtà. Infatti c'è tanta differenza fra come si vive in realtà e come si dovrebbe vivere (in teoria, seguendo i principi morali) che, se uno dimentica la realtà (quello che si fa) per seguire la teoria (quello che si dovrebbe fare), non impara come si conserva il potere (la propria "preservazione"), ma piuttosto come lo si perde (la propria "ruina")."
9)    Contestualizzate e parafrasate e i seguenti versi, tratti dal canto I del Furioso: “ecco il giudicio uman come spesso erra! / Quella che dagli esperii ai liti eoi / avea difesa con sì lunga guerra, / or tolta gli è fra tanti amici suoi / senza spada adoprar, ne la sua terra. / Il savio imperator, ch’estinguer volse / un grave incendio, fu che gli la tolse.” 
Siamo all'inizio dell'opera e Ariosto, riallacciandosi al punto in cui Boiardo aveva interrotto la storia, intende spiegare che Orlando, che tanto aveva faticato per "catturare" Angelica, aveva dovuto rinunciare a lei per volontà di Carlo Magno. E quindi: "Ecco come spesso si sbagliano gli uomini nelle loro valutazioni ("giudicio", capacità di giudicare)! Quella (Angelica) che con tante battaglie egli (Orlando) aveva difeso da occidente (dai "liti esperii) a oriente (ai "liti eoi"), ora gli è sottratta in mezzo agli amici, nella sua patria (in Francia), senza nemmeno poter combattere. Colui che gliela sottrasse fu il saggio imperatore (Carlo), che così facendo volle spegnere un pericoloso incendio (e cioè, la rivalità fra Orlando e Rinaldo a causa di Angelica)."

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