Alcuni negano e altri ammettono la provvidenza
divina
Sunt philosophi et fuerunt qui omnino nullam habere
censerent rerum humanarum procurationem deos. Quorum si vera sententia est,
quae potest esse pietas, quae sanctitas, quae religio? Si dei neque possunt
nos iuvare nec volunt nec quid agamus animadvertunt nec est quod ab iis ad
hominum vitam permanare possit, quid est quod (1) deis
immortalibus cultus, honores, preces adhibeamus? Atque haud scio an, pietate
adversus deos sublata, fides etiam et societas generis humani et
excellentissima virtus, iustitia, tollatur. Sunt autem alii philosophi, et hi
quidem magni atque nobiles, qui deorum mente atque ratione (2) omnem mundum
administrari et regi censeant, neque vero id solum, sed etiam ab iisdem
hominum vitae consuli et provideri(3); nam et fruges et reliqua quae terra
pariat et temporum varietates caelique mutationes, quibus omnia quae terra
gignat maturata pubescant (4), a dis immortalibus tribui generi humano
putant.
Cicerone, De natura deorum (I, II)
NOTE
1) quid
est quod = che ragione c’è per cui (più congiuntivo) o di (più infinito).
2) Mente
atque ratione: è un’endiadi.
3) Consuli
et provideri sono i verbi (di significato simile) di infinitive sempre
rette da censeant.
4) Maturata
pubescere = giungere a maturazione.
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Traduzione
Ci sono e ci sono stati dei filosofi che ritenevano
(ma anche "ritengono"; il congiuntivo è caratterizzante) che
gli dei non avessero (abbiano) assolutamente alcuna cura delle vicende umane.
Se è vera l’opinione di costoro, quale devozione può esserci, quale purezza di
costumi, quale religiosità? Se gli dei né possono aiutarci, né lo vogliono,
né si accorgono di che cosa facciamo, e non c’è niente che (lett.: né
c’è ciò che) possa diffondersi (provenire, promanare) da loro nella vita
umana, che ragione c’è di attribuire agli dei culti, onori, preghiere? E, una
volta eliminata la devozione nei confronti degli dei, credo che (non so se
non) si eliminino (lett., singolare) anche la lealtà e il vincolo che tiene
uniti gli uomini in società (lett.: la società del genere umano) e la più
alta di tutte le virtù, (cioè) la giustizia. Ci sono invece altri filosofi, e
questi davvero grandi e nobili, che ritengono (censeant è congiuntivo
caratterizzante) che tutto il mondo sia governato e diretto dalla mente
razionale degli dei (lett.: dalla mente e dalla ragione), e in verità non
solo questo (ritengono), ma anche che da parte degli stessi (dei) si pensi e
si provveda alla vita umana (consuli e provideri sono
passivi impersonali); infatti credono che sia le messi, sia gli altri
frutti (lett.: le altre cose) che la terra produce, sia la varietà delle
stagioni e i mutamenti del clima, grazie a cui tutte le cose che la terra fa
nascere giungono a maturazione (pariat, gignat, pubescant sono congiuntivi
obliqui), siano concesse dagli dei immortali al genere umano.
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venerdì 8 maggio 2015
Traduzione da Cicerone (De natura deorum, I, II)
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