venerdì 8 maggio 2015

Traduzione da Cicerone (De natura deorum, I, II)


Alcuni negano e altri ammettono la provvidenza divina
Sunt philosophi et fuerunt qui omnino nullam habere censerent rerum humanarum procurationem deos. Quorum si vera sententia est, quae potest esse pietas, quae sanctitas, quae religio? Si dei neque possunt nos iuvare nec volunt nec quid agamus animadvertunt nec est quod ab iis ad hominum vitam permanare possit, quid est quod (1)   deis immortalibus cultus, honores, preces adhibeamus? Atque haud scio an, pietate adversus deos sublata, fides etiam et societas generis humani et excellentissima virtus, iustitia, tollatur. Sunt autem alii philosophi, et hi quidem magni atque nobiles, qui deorum mente atque ratione (2) omnem mundum administrari et regi censeant, neque vero id solum, sed etiam ab iisdem hominum vitae consuli et provideri(3); nam et fruges et reliqua quae terra pariat et temporum varietates caelique mutationes, quibus omnia quae terra gignat maturata pubescant (4), a dis immortalibus tribui generi humano putant.
Cicerone, De natura deorum (I, II)
NOTE
1) quid est quod = che ragione c’è per cui (più congiuntivo) o di (più infinito).
2) Mente atque ratione: è un’endiadi.
3) Consuli et provideri sono i verbi (di significato simile) di infinitive sempre rette da censeant.
4) Maturata pubescere = giungere a maturazione.
Traduzione
Ci sono e ci sono stati dei filosofi che ritenevano (ma anche "ritengono"; il congiuntivo è caratterizzante) che gli dei non avessero (abbiano) assolutamente alcuna cura delle vicende umane. Se è vera l’opinione di costoro, quale devozione può esserci, quale purezza di costumi, quale religiosità? Se gli dei né possono aiutarci, né lo vogliono, né si accorgono di che cosa facciamo,  e non c’è niente che (lett.: né c’è ciò che) possa diffondersi (provenire, promanare) da loro nella vita umana, che ragione c’è di attribuire agli dei culti, onori, preghiere? E, una volta eliminata la devozione nei confronti degli dei, credo che (non so se non) si eliminino (lett., singolare) anche la lealtà e il vincolo che tiene uniti gli uomini in società (lett.: la società del genere umano) e la più alta di tutte le virtù, (cioè) la giustizia. Ci sono invece altri filosofi, e questi davvero grandi e nobili, che ritengono (censeant è congiuntivo caratterizzante) che tutto il mondo sia governato e diretto dalla mente razionale degli dei (lett.: dalla mente e dalla ragione), e in verità non solo questo (ritengono), ma anche che da parte degli stessi (dei) si pensi e si provveda alla vita umana (consuli e provideri sono passivi impersonali); infatti credono che sia le messi, sia gli altri frutti (lett.: le altre cose) che la terra produce, sia la varietà delle stagioni e i mutamenti del clima, grazie a cui tutte le cose che la terra fa nascere giungono a maturazione (pariat, gignat, pubescant sono congiuntivi obliqui),  siano concesse dagli dei immortali al genere umano.

 

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