venerdì 1 maggio 2015

Cesare e Catone: contro e a favore della pena di morte

Gli argomenti di Cesare e Catone
rispettivamente, contro e a favore della pena di morte per i responsabili della congiura di Catilina

Cesare:
1) I nostri antenati sono stati grandi proprio perché capaci di generosità con i vinti (con Rodi, quando ci tradì nella guerra contro Perseo; con i Cartaginesi, durante le guerre puniche). Un grande Stato si comporta sempre con dignità e saggezza, non lasciandosi trascinare dalla passione (lubido) del momento, ma valutando sempre il proprio interesse (usus);
2) l'interesse di un grande Stato è di badare alla propria reputazione (fama): la pena di morte per i congiurati può essere adeguata, ma sarebbe vista come un inutile atto di superbia e crudeltà;
3) proporre la pena di morte (come ha appena fatto il console designato Decimo Silano) equivale a dichiarare di avere paura; ma i congiurati non fanno paura, perché lo Stato è forte, il console vigila, le forze armate vigilano: dunque non c'è bisogno di mandarli a morte;
4) la morte non è una pena adeguata per un delitto tanto grave, perché la morte, in quanto annullamento di ogni dolore, non è un castigo, ma un premio;(1)
5) una misura eccezionale, anche se giusta, costituisce un precedente pericoloso per i tempi futuri; se si autorizza la morte oggi, domani, con altri consoli, lo si potrà fare con più leggerezza (così è successo ad Atene con i trenta tiranni e così è successo più recentemente a Roma ai tempi di Silla: si è cominciato col mandare a morte dei criminali che lo meritavano e poi si è scatenata la caccia al nemico personale);
6) le leggi che prevedono sia la flagellazione che la morte le abbiamo prese dai Greci; ma, così come la lex Porcia ha abolito la flagellazione, è pure prevista (dalla lex Valeria), per un cittadino romano condannato a morte, la scelta dell’esilio; e tali leggi sono il segno della nostra superiorità su altri popoli;
7) non siano quindi mandati a morte, ma siano confiscati i loro beni e siano incarcerati presso città di provincia sicure; nessuno in futuro possa intercedere in loro favore.

 
Catone:
1) I delitti ordinari si puniscono dopo che sono stati commessi; un delitto come questo va impedito prima che accada, con sanzioni severe, altrimenti sarà troppo tardi per salvare lo Stato;
2) io che ho sempre parlato contro il lusso e la ricchezza ora vi avverto che ciò che rischiate di perdere è proprio il vostro benessere, se non prendete provvedimenti radicali;
2) risibile è l’argomento della morte che non è un castigo, come risibile è l’idea di incarcerarli in città di provincia presunte "sicure", come se lì non esistessero scellerati che potrebbero liberarli;
3) se Cesare non ne ha paura, fatti suoi; noi pensiamo che i congiurati si debbano temere e che, se ci vedranno tentennanti nei loro confronti (come appariremmo, se non li mandassimo a morte), si faranno più ardimentosi e feroci;
4) per salvare la patria è giusto condannare a morte:(2) lo dimostra l’esempio di T. Manlio Torquato, che mandò a morte il figlio, non per altra colpa che per aver contravvenuto agli ordini;(3)
5) del resto è gente che non merita altro: noti debosciati, come Lentulo, o recidivi, come Cetego.
 
NOTE
 
 


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