venerdì 29 maggio 2015

Politica estera ed interna di Augusto


Politica estera ed interna di Augusto


Parta victoriis pax ” è la formula ambigua dell’imperialismo augusteo. Si tratta, fondamentalmente, di assestare i confini all’Eufrate e all’Elba.

A Oriente, dai Parti (con effetti propagandistici, più che di sostanza), attraverso trattative diplomatiche, si ottiene la restituzione delle insegne di Crasso e Antonio (che avevano tentato delle spedizioni ed erano stati sconfitti).

A Occidente, Augusto intende stabilire il confine lungo la linea ideale Elba-Danubio. Saranno i figliastri Druso e Tiberio (figli della seconda moglie, Livia, e del di lei primo marito, Tiberio Claudio Nerone) ad operare in Germania; e Druso, poco prima di morire (9 a. C.), raggiungerà l’Elba. Ma dopo la disfatta di Teutoburgo (nel 9 d. C. furono distrutte tre legioni - 15.000 uomini - comandate da Varo) sarà giocoforza retrocedere sul Reno (enorme la portata storica: la Germania non sarà più romanizzata).

All’interno, si punta sulla rivalutazione del mos maiorum : la sanità italica viene contrapposta alla mollezza orientale (vengono emanate leggi contro le spese di lusso, contro il celibato, ecc.); sul piano economico, viene rilanciata l’agricoltura italica.

Sul piano politico, la grande impalcatura si regge sull’esercito e sull’amministrazione dello Stato: il che vuol dire, sul consenso sia delle classi inferiori (dopo la leva ventennale nell’esercito - normalmente si tratta di volontariato, eccezionalmente di coscrizione obbligatoria - i veterani erano compensati con denaro ed appezzamenti di terra) che di quelle superiori: per i senatori c’è il cursus honorum, che culmina col governatorato delle province; per i cavalieri ci sono incarichi amministrativi ed esattoriali, che culminano con le quattro prefetture (d’Egitto, del pretorio, della flotta e dell’annona).

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