Politica estera ed interna di
Augusto
“Parta
victoriis pax ” è la formula ambigua dell’imperialismo augusteo. Si
tratta, fondamentalmente, di assestare i confini all’Eufrate e all’Elba.
A Oriente,
dai Parti (con effetti
propagandistici, più che di sostanza), attraverso trattative diplomatiche, si
ottiene la restituzione delle insegne di Crasso e Antonio (che avevano
tentato delle spedizioni ed erano stati sconfitti).
A Occidente,
Augusto intende stabilire il confine lungo la linea ideale Elba-Danubio.
Saranno i figliastri Druso e Tiberio (figli della seconda moglie,
Livia, e del di lei primo marito, Tiberio Claudio Nerone) ad
operare in Germania; e Druso, poco prima di morire (9 a. C.), raggiungerà
l’Elba. Ma dopo la disfatta di Teutoburgo
(nel 9 d. C. furono distrutte tre
legioni - 15.000 uomini - comandate da Varo) sarà giocoforza retrocedere
sul Reno (enorme la portata storica: la Germania non sarà più romanizzata).
All’interno,
si punta sulla rivalutazione del mos maiorum : la sanità italica
viene contrapposta alla mollezza orientale (vengono emanate leggi contro le
spese di lusso, contro il celibato, ecc.); sul piano economico, viene
rilanciata l’agricoltura italica.
Sul piano
politico, la grande impalcatura si regge sull’esercito e sull’amministrazione
dello Stato: il che vuol dire, sul consenso sia delle classi inferiori
(dopo la leva ventennale nell’esercito - normalmente si tratta di volontariato,
eccezionalmente di coscrizione obbligatoria - i veterani erano compensati con
denaro ed appezzamenti di terra) che di quelle superiori: per i senatori
c’è il cursus honorum, che culmina
col governatorato delle province; per i cavalieri ci sono incarichi
amministrativi ed esattoriali, che culminano con le quattro prefetture (d’Egitto,
del pretorio, della flotta e dell’annona).
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