FOSCOLO (analisi del testo)

Lettura del sonetto Alla sera

Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
 
Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

 
Il motivo della sera, portatrice di sonno ristoratore dopo gli affanni del giorno, è in Petrarca e nei petrarchisti (una bella ripresa si trova nel sonetto Al sonno di Della Casa). Ma il tema è rinnovato dalla sensibilità pre-romantica di Foscolo, il quale – probabilmente suggestionato dalla contemporanea lettura di Lucrezio – incentra la riflessione sul “nulla eterno” in cui si placa ogni affanno della vita nel “reo tempo”.
L’immagine iniziale propone subito la corrispondenza fra la pace della sera e la “fatal quiete” della morte. E’ una corrispondenza avvertita  tanto nella calma di una dolce sera estiva quanto nella tempestosità di una fosca sera invernale, e già nella opposizione fra questi due paesaggi bisognerà riconoscere la tipica doppiezza della sensibilità foscoliana, insieme classica (“i zefiri sereni”) e romantica (“inquiete tenebre”).
Ma il centro tematico del sonetto si trova nelle due terzine, laddove si chiarisce che la pace della sera, in quanto evoca il “nulla eterno”, annulla, per il tempo in cui dura, le sofferenze che affliggono il poeta, lo libera dalle passioni che lo tormentano: da tutte, in quanto proprie della vita che si dispiega nella dimensione del tempo, che pertanto è “reo” di per sé, in assoluto; ma in particolare da quelle politiche, determinate dal “reo tempo” in cui il poeta si trova a vivere.
La struttura, con il gioco delle opposizioni e dei parallelismi, è rivelatrice: la pace della sera richiama il nulla eterno, cosiccome il reo tempo richiama lo spirto guerrier; a sua volta, il nulla eterno si oppone al reo tempo, cosiccome  la pace della sera si oppone allo spirto guerrier; il passaggio dalla condizione negativa (quella per cui, nel tempo e in quel tempo, bisogna essere in guerra, bisogna essere un leone che “rugge”) alla condizione positiva (quella pacificatrice della sera, che consente di “vagar” nel “nulla” fuori dal tempo) è segnalato da due verbi di trasformazione, messi in evidenza da forti enjambement (fugge / questo reo tempo, dorme / quello spirto guerrier).

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