ETA' DI AUGUSTO (lezioni)


Formazione giuridica del potere di Ottaviano

 
L’ 1 gennaio del 32 scadevano i poteri dittatoriali di Triumviro (magistratura straordinaria, quella dei triumviri rei publicae constituendae, frutto di un accordo raggiunto nel 43 con Lepido ed Antonio: a quest’ultimo venivano assegnate le province orientali, ad Ottaviano le occidentali e l’Italia, a Lepido l’Africa), ma Ottaviano se li fa prorogare facendosi tributare un “giuramento di fedeltà” dall’Italia e dalle province (coniuratio Italiae et provinciarum). Antonio, che, a fianco di Cleopatra, si è “ellenizzato” (accetta per sé l’attributo divino di Osiride, o Dioniso, per la consorte quello di Iside, o Afrodite; si comporta come un sovrano orientale), viene dichiarato hostis publicus .

Il 2 settembre del 31, a seguito della vittoria navale di Azio su Antonio e Cleopatra, Ottaviano non ha più rivali (Lepido, ridotto al rango di pontifex maximus, è già stato liquidato).

Nella seduta senatoria del 13 gennaio del 27, rinuncia ai poteri straordinari di triumviro, ma mantiene, o acquisisce, una serie di prerogative: resta console e tribuno; gli viene attribuito il titolo di Augustus (giuridicamente non comporta niente di definibile, ma conferisce un alone di sacralità; l’etimo è augère, ed anche se la potestas è pari a quella degli altri magistrati, l’auctoritas è superiore); si fa assegnare l’imperium proconsulare di Spagna, Gallia, Siria (sono le province non pacatae, nelle quali è stanziato l’esercito, e quindi comportano imperium militare; le altre, quelle pacatae, sono governate da proconsoli senatori); conserva (dal 30) l’Egitto come possesso personale (viene governato attraverso un praefectus di rango equestre); mentre i tributi delle province senatorie vanno all’erario (cassa dello Stato), quelli delle imperiali vanno al fisco (patrimonio privato di Augusto).

L’ 1 luglio del 23 rinuncia al consolato, ma resta tribuno a vita (con relativa potestas tribunicia : inviolabilità della persona, diritto di veto); è (già dal 28) princeps senatus (ha cioè il diritto di votare per primo), ha lo ius primae relationis (precedenza nel presentare proposte in senato) e lo ius agendi cum senatu (diritto di convocazione); il suo imperium proconsulare  viene riconosciuto maius et infinitum (quindi superiore a quello dei proconsoli delle province senatorie).

Nel 13, morto Lepido, diviene pontifex maximus, e quindi massima autorità religiosa.

Infine, con la costituzione delle cohortes praetoriae (nove, comandate da un prefetto di rango equestre, di stanza a Roma e dintorni, con funzioni di guardia del corpo), si crea un diretto appoggio militare.


Politica estera ed interna di Augusto

 
Parta victoriis pax ” è la formula ambigua dell’imperialismo augusteo. Si tratta, fondamentalmente, di assestare i confini all’Eufrate e all’Elba.

A Oriente, dai Parti (con effetti propagandistici, più che di sostanza), attraverso trattative diplomatiche, si ottiene la restituzione delle insegne di Crasso e Antonio (che avevano tentato delle spedizioni ed erano stati sconfitti).

A Occidente, Augusto intende stabilire il confine lungo la linea ideale Elba-Danubio. Saranno i figliastri Druso e Tiberio (figli della seconda moglie, Livia, e del di lei primo marito, Tiberio Claudio Nerone) ad operare in Germania; e Druso, poco prima di morire (9 a. C.), raggiungerà l’Elba. Ma dopo la disfatta di Teutoburgo (nel 9 d. C. furono distrutte tre legioni - 15.000 uomini - comandate da Varo) sarà giocoforza retrocedere sul Reno (enorme la portata storica: la Germania non sarà più romanizzata).

All’interno, si punta sulla rivalutazione del mos maiorum : la sanità italica viene contrapposta alla mollezza orientale (vengono emanate leggi contro le spese di lusso, contro il celibato, ecc.); sul piano economico, viene rilanciata l’agricoltura italica.

Sul piano politico, la grande impalcatura si regge sull’esercito e sull’amministrazione dello Stato: il che vuol dire, sul consenso sia delle classi inferiori (dopo la leva ventennale nell’esercito - normalmente si tratta di volontariato, eccezionalmente di coscrizione obbligatoria - i veterani erano compensati con denaro ed appezzamenti di terra) che di quelle superiori: per i senatori c’è il cursus honorum, che culmina col governatorato delle province; per i cavalieri ci sono incarichi amministrativi ed esattoriali, che culminano con le quattro prefetture (d’Egitto, del pretorio, della flotta e dell’annona).


Augusto e la cultura

 
Augusto, vinto Antonio, si presenta come il difensore dell’Italia e delle sue tradizioni, in contrapposizione alla minaccia dell’Oriente (di quei costumi molli e corrotti dal troppo lusso); e quindi intende recuperare il mos maiorum  (vedi le leggi contro il celibato e l’adulterio) e la religione tradizionale (vedi la restaurazione di antichi culti e riti). Ma, più specificamente, intende rilanciare la piccola agricoltura, ritenuta la base della sanità italica (il “coltivatore diretto” Cincinnato è la personificazione del mos maiorum ).

Le grandi ricchezze accumulate a seguito dell’espansione imperialistica erano state, in parte, investite nell’agricoltura, e precisamente nelle colture pregiate (che richiedono non solo grossi capitali per l’acquisto di terreni, strumenti e schiavi, ma anche l’immobilizzazione di detti capitali, e cioè la capacità di attendere la remunerazione per un tempo relativamente lungo): vite e olivo, allevamento. Ciò aveva comportato l’espulsione dei piccoli proprietari, l’eliminazione della piccola azienda a conduzione famigliare, incapace di reggere la concorrenza di chi produce disponendo di grande quantità di manodopera servile. Il conseguente prevalere del latifondo (e quindi della coltura estensiva a scapito di quella intensiva) aveva comportato, alla lunga, la necessità di importazioni alimentari (vino dalla Gallia, olio dall’Africa), ovvero la passività della bilancia commerciale italiana; sul piano sociale, la riduzione del piccolo proprietario a bracciante agricolo o proletario urbano. Le Bucoliche  virgiliane risentono di questa condizione di precarietà in cui si trova il piccolo proprietario; le Georgiche invece corrispondono al programma augusteo di rilancio della piccola proprietà.

Per quanto riguarda la letteratura, Augusto ne capisce l’importanza propagandistica: in particolare, si tratta di superare il neoterismo (poesia come lusus, rivolta ad un pubblico ristretto), senza per questo rinunciare alle conquiste di raffinatezza stilistica. Ciò che si vuole, è una letteratura impegnata, moralmente e civilmente: in concreto, Augusto auspica la rinascita del teatro (vedi Epistole II, 1, in cui Orazio obietta alle direttive culturali del princeps ) e del poema epico (l’Eneide ).

 Lui stesso si dilettò di letteratura, ma la sua autobiografia (De vita sua) e la raccolta delle Epistulae  sono andate perdute: ci resta il Monumentum Ancyranum  (o Res gestae Divi Augusti), una iscrizione, su due tavole di bronzo, ritrovata ad Ankara (ma dovevano essercene altre in altri luoghi dell’impero) che, in uno stile semplice e lapidario, riassumeva e propagandava il senso della sua opera politica.

Ma un vero e proprio ministro della cultura fu Mecenate (70-9 a. C.), dell’ordine equestre, lui stesso dilettante di poesia, ma famoso, piuttosto, per l’opera di organizzazione culturale (riunì nel suo “circolo” Virgilio, Orazio, Properzio) e di mediazione fra le predilezioni individuali degli autori e la funzione civile cui il regime chiamava la letteratura.

Una funzione di opposizione hanno invece i circoli di Asinio Pollione (cesariano, si era ritirato dalla politica attiva; fondò la prima biblioteca pubblica ed introdusse l’uso delle recitationes di opere poetiche in pubblico; Virgilio gli dedicò l’ecloga IV) e di Messalla Corvino (aveva combattuto ad Azio con Ottaviano, poi si era ritirato dalla politica, vedendo perdersi gli ideali repubblicani; protesse poeti, fra cui Tibullo, in nome di una poesia disimpegnata, di ispirazione arcadica).

 

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