I promessi sposi, un romanzo controverso
Il
titolo e l’organizzazione dell’intervento
1)
Ho scelto questo titolo, “I promessi sposi un romanzo
controverso”, perché di fatto il romanzo sin dalla sua pubblicazione è
stato oggetto di elogi ed
apprezzamenti da una parte (soprattutto da parte dei lettori comuni,
visto il grande successo editoriale che ebbe, un successo alimentato anche da
edizioni pirata) e di grandi
stroncature dall’altra (soprattutto da parte dei critici della corrente laica del Risorgimento). Una contrapposizione
che è continuata nel Novecento e che vede ancora estimatori e
denigratori, in particolare a
proposito dei valori che il romanzo intende comunicare.
2)
Ma prima di entrare nel merito sarà bene
mostrare come e perché Manzoni
approda a questo genere letterario, il romanzo storico, un genere
totalmente nuovo nella letteratura italiana. Quindi riferirò di quelle che
sono state nel tempo le interpretazioni e i giudizi più significativi sul
romanzo, infine esprimerò il mio punto di vista.
L’insoddisfazione
per la lirica e per il dramma storico
3)
Manzoni si era già cimentato nella lirica religiosa (gli Inni
sacri), in quella civile
(le odi Il 5 maggio e Marzo 1821), nel dramma storico (le due tragedie,
Il
conte di Carmagnola e l’Adelchi), ma non era soddisfatto perché quelle opere non corrispondevano
pienamente alla sua esigenza di una letteratura che fosse popolare e che
rappresentasse passioni e sentimenti di quelle moltitudini, di quei “volghi
spregiati” di cui la storia ufficiale non parla.
4)
Già nel Discorso sopra alcuni punti della
storia longobardica in Italia (il saggio che scrive a seguito delle
ricerche storiografiche da lui compiute in occasione della stesura dell’Adelchi)
aveva lamentato questa mancanza: di più di due secoli di storia (tanto è durata
la dominazione longobardica in Italia, circa dal 550 all’800 d.C.) niente si sa
della moltitudine di italiani che ha subito quella oppressione:
Noi sappiamo, o poco o tanto, o bene o male, quali eran le
attribuzioni de’ re, de’ duchi, de’ giudici longobardi, riguardo alla loro
propria nazione; ma cosa erano tutti costoro per gl’Italiani, tra i quali,
sopra de’ quali vivevano? (…) Un’immensa
moltitudine d’uomini, una serie di generazioni, che passa sulla terra, sulla
sua terra, inosservata, senza lasciarci traccia, è un tristo ma importante
fenomeno, e le cagioni d’un tal silenzio possono riuscire ancor più
istruttive che molte scoperte di fatto.
5)
Ecco allora l’idea di un’opera che,
sullo sfondo di un’accurata ricostruzione storica, abbia per protagonisti
gli “umili”, quegli anonimi che nella storia non lasciano
traccia, ma che della storia, della ragion di Stato, delle lotte fra i potenti,
delle guerre subiscono la violenza.
L’approdo
al romanzo, un genere “inferiore”
6)
Il romanzo risponde a questa esigenza.
Si tratta di un genere letterario che in Europa aveva già avuto diffusione, soprattutto
in Inghilterra a partire dal Settecento (nella forma del romanzo epistolare, sentimentale, gotico:
si pensi ad autori come Defoe,
Richardson, Fielding, Walpole), ed è un fenomeno da mettersi in relazione
con l’affermarsi della borghesia come classe dominante. In Italia però era un genere disprezzato dagli ambienti letterari,
un genere ritenuto inferiore, adatto a lettori ignoranti, ma anche moralmente pericoloso perché
rappresentava in maniera troppo viva e realistica vicende e passioni (soprattutto
amorose) dei personaggi.
La
scelta del romanzo storico, coerente con i principi della sua poetica
7)
In particolare, il tipo di romanzo che interessa Manzoni è quello “storico”,
un romanzo cioè che ricostruisca una determinata epoca storica, rappresentando,
nel contesto dei grandi avvenimenti politici e militari, la ripercussione di
tali avvenimenti nella vita quotidiana della gente comune; e dunque la
gente comune diventa protagonista delle vicende narrate. Il modello, di cui
Manzoni discute a lungo con l’amico francese Fauriel, è Ivanhoe di Walter
Scott (anche se, per Manzoni, Scott concedeva troppo al romanzesco e
al pittoresco).
8)
Inoltre il romanzo storico consente di mettere in pratica quei principi di
poetica che Manzoni aveva enunciato nella Lettera sul Romanticismo
al marchese Cesare D’Azeglio, secondo cui la letteratura deve “proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo”.
Infatti nei Promessi sposi il vero storico è il contesto
imprescindibile della vicenda narrata, il genere romanzo suscita l’interesse del lettore
comune, attraverso di esso si possono comunicare
valori civili e principi morali, secondo una concezione educativa
della letteratura, e quindi finalizzata
all’utile, una concezione che nel milanese i romantici sostenevano
in perfetta continuità, per questo aspetto, con le idee degli intellettuali
illuministi della precedente generazione.
I
popolani protagonisti di vicende tragiche, non comiche
9)
Ma rispetto alla tradizione letteraria
quella di Manzoni è una operazione di
assoluta rottura, una operazione rivoluzionaria, per la scelta sia del
genere romanzo, sia di personaggi di
bassa condizione come protagonisti di vicende tragiche, non comiche.
Ed è questa una precisazione da fare, perché tali personaggi (contadini,
popolani) erano già presenti nella tradizione letteraria, ma sempre in
chiave comica, destinati al divertimento
di lettori colti, appartenenti alle classi alte: si pensi, ad esempio,
alla novellistica (a cominciare da Boccaccio) o alla Nencia da Barberino, il poemetto attribuito a Lorenzo dei Medici.[1]
Ora invece le peripezie di due
popolani (Renzo e Lucia) non suscitano il sorriso, sono
rappresentate in chiave seria, tragica,
come tradizionalmente spetta ai personaggi della letteratura alta.
[1] Il contadino Vallera fa l’elogio
della sua amata, Nencia, esprimendosi in modi “popolani” che suscitano
l’ilarità del pubblico di corte.
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