martedì 28 novembre 2023

I promessi sposi, un romanzo controverso (I parte)

 



Manzoni ed Enrichetta Blondel


Giulia Beccaria


I promessi sposi, un romanzo controverso

 

Il titolo e l’organizzazione dell’intervento

1)    Ho scelto questo titolo, “I promessi sposi un romanzo controverso”, perché di fatto il romanzo sin dalla sua pubblicazione è stato oggetto di elogi ed apprezzamenti da una parte (soprattutto da parte dei lettori comuni, visto il grande successo editoriale che ebbe, un successo alimentato anche da edizioni pirata) e di grandi stroncature dall’altra (soprattutto da parte dei critici della corrente laica del Risorgimento). Una contrapposizione che è continuata nel Novecento e che vede ancora estimatori e denigratori, in particolare a proposito dei valori che il romanzo intende comunicare.

2)    Ma prima di entrare nel merito sarà bene mostrare come e perché Manzoni approda a questo genere letterario, il romanzo storico, un genere totalmente nuovo nella letteratura italiana. Quindi riferirò di quelle che sono state nel tempo le interpretazioni e i giudizi più significativi sul romanzo, infine esprimerò il mio punto di vista.

L’insoddisfazione per la lirica e per il dramma storico

3)    Manzoni si era già cimentato nella lirica religiosa (gli Inni sacri), in quella civile (le odi Il 5 maggio e Marzo 1821), nel dramma storico (le due tragedie, Il conte di Carmagnola e l’Adelchi), ma non era soddisfatto perché quelle opere non corrispondevano pienamente alla sua esigenza di una letteratura che fosse popolare e che rappresentasse passioni e sentimenti di quelle moltitudini, di quei “volghi spregiati” di cui la storia ufficiale non parla.

4)    Già nel Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia (il saggio che scrive a seguito delle ricerche storiografiche da lui compiute in occasione della stesura dell’Adelchi) aveva lamentato questa mancanza: di più di due secoli di storia (tanto è durata la dominazione longobardica in Italia, circa dal 550 all’800 d.C.) niente si sa della moltitudine di italiani che ha subito quella oppressione:

Noi sappiamo, o poco o tanto, o bene o male, quali eran le attribuzioni de’ re, de’ duchi, de’ giudici longobardi, riguardo alla loro propria nazione; ma cosa erano tutti costoro per gl’Italiani, tra i quali, sopra de’ quali vivevano? (…) Un’immensa moltitudine d’uomini, una serie di generazioni, che passa sulla terra, sulla sua terra, inosservata, senza lasciarci traccia, è un tristo ma importante fenomeno, e le cagioni d’un tal silenzio possono riuscire ancor più istruttive che molte scoperte di fatto.

 

5)    Ecco allora l’idea di un’opera che, sullo sfondo di un’accurata ricostruzione storica, abbia per protagonisti gli “umili, quegli anonimi che nella storia non lasciano traccia, ma che della storia, della ragion di Stato, delle lotte fra i potenti, delle guerre subiscono la violenza.

L’approdo al romanzo, un genere “inferiore”

6)    Il romanzo risponde a questa esigenza. Si tratta di un genere letterario che in Europa aveva già avuto diffusione, soprattutto in Inghilterra a partire dal Settecento (nella forma del romanzo epistolare, sentimentale, gotico: si pensi ad autori come Defoe, Richardson, Fielding, Walpole), ed è un fenomeno da mettersi in relazione con l’affermarsi della borghesia come classe dominante. In Italia però era un genere disprezzato dagli ambienti letterari, un genere ritenuto inferiore, adatto a lettori ignoranti, ma anche moralmente pericoloso perché rappresentava in maniera troppo viva e realistica vicende e passioni (soprattutto amorose) dei personaggi.

La scelta del romanzo storico, coerente con i principi della sua poetica

7)    In particolare, il tipo di romanzo che interessa Manzoni è quello “storico”, un romanzo cioè che ricostruisca una determinata epoca storica, rappresentando, nel contesto dei grandi avvenimenti politici e militari, la ripercussione di tali avvenimenti nella vita quotidiana della gente comune; e dunque la gente comune diventa protagonista delle vicende narrate. Il modello, di cui Manzoni discute a lungo con l’amico francese Fauriel, è Ivanhoe di Walter Scott (anche se, per Manzoni, Scott concedeva troppo al romanzesco e al pittoresco).

8)    Inoltre il romanzo storico consente di mettere in pratica quei principi di poetica che Manzoni aveva enunciato nella Lettera sul Romanticismo al marchese Cesare D’Azeglio, secondo cui la letteratura deve “proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo”. Infatti nei Promessi sposi il vero storico è il contesto imprescindibile della vicenda narrata, il genere romanzo suscita l’interesse del lettore comune, attraverso di esso si possono comunicare valori civili e principi morali, secondo una concezione educativa della letteratura, e quindi finalizzata all’utile, una concezione che nel milanese i romantici sostenevano in perfetta continuità, per questo aspetto, con le idee degli intellettuali illuministi della precedente generazione.  

I popolani protagonisti di vicende tragiche, non comiche

9)    Ma rispetto alla tradizione letteraria quella di Manzoni è una operazione di assoluta rottura, una operazione rivoluzionaria, per la scelta sia del genere romanzo, sia di personaggi di bassa condizione come protagonisti di vicende tragiche, non comiche. Ed è questa una precisazione da fare, perché tali personaggi (contadini, popolani) erano già presenti nella tradizione letteraria, ma sempre in chiave comica, destinati al divertimento di lettori colti, appartenenti alle classi alte: si pensi, ad esempio, alla novellistica (a cominciare da Boccaccio) o alla Nencia da Barberino, il poemetto attribuito a  Lorenzo dei Medici.[1] Ora invece le peripezie di due popolani (Renzo e Lucia) non suscitano il sorriso, sono rappresentate in chiave seria, tragica, come tradizionalmente spetta ai personaggi della letteratura alta.



[1] Il contadino Vallera fa l’elogio della sua amata, Nencia, esprimendosi in modi “popolani” che suscitano l’ilarità del pubblico di corte.

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