QUESITI DI ITALIANO (classe III)


1) Quali sono gli elementi fondamentali che caratterizzano il cosiddetto “amor cortese”?

 

L’aspetto più caratteristico della concezione cortese dell’amore è il rapporto di vassallaggio che si istituisce fra l’amante e l’amata, per cui l’uomo si dichiara sottomesso e fedele alla donna come il vassallo al suo signore. Tipico è anche il carattere dell’adulterio, ovvero il fatto che l’uomo rivolge il suo amore ad una donna sposata. Infine l’amore cortese si struttura come una vera e propria religione, per cui c’è un dio (Amore), ci sono i suoi fedeli (gli amanti cortesi), ci sono dei precetti da osservare (relativi al comportamento in amore).

 

2) A chi si rivolge e che cosa sostiene Bonagiunta Orbicciani nel sonetto “Voi, ch’avete mutata la mainera”?

 

Bonagiunta si rivolge specificamente a Guinizzelli, ma più generalmente agli stilnovisti, che hanno “mutato” la maniera di scrivere poesia d’amore. Sostiene che la loro poesia, che pretende di sopravanzare quella tradizionale, risulta pressoché incomprensibile, intessuta com’è di oscuri riferimenti scientifici e filosofici.

 

3) Nel Cantico di frate sole si nota nel finale una differenza di tono rispetto al resto del componimento. Di che si tratta?

 

Per gran parte il componimento è un’esaltazione della gloria di Dio, visto come il creatore delle cose belle e buone della natura. Dunque esprime amore per la vita, e il suo tono è gioioso. Nella parte finale invece il tono diventa cupo e minaccioso, in quanto il pensiero si rivolge alle sofferenze, alla morte e, soprattutto, all’inferno che inevitabilmente attende i peccatori.

 

4) Che cosa intendiamo per “poesia comico-realistica” e come ne dimostriamo la natura colta?

 

Quello cosiddetto “comico-realistico” è un genere di poesia che si caratterizza in senso spiccatamente popolare, sia sul piano dei contenuti che su quello della lingua. I temi trattati vertono infatti sugli aspetti materiali della vita (dall’amore ai piaceri della tavola), personaggi e ambienti sono descritti con realismo e ricchezza di particolari concreti. Corrispondentemente, la lingua non è “alta” (ovvero colta, come quella degli stilnovisti), ma “bassa” (ovvero popolare, caratterizzata da modi espressivi dialettali). Tuttavia si tratta di un genere colto, e lo provano sia il fatto che gli autori in questione dimostrano di padroneggiare le tecniche metriche e retoriche, sia il fatto che gran parte degli stessi hanno composto anche liriche di genere “alto” (così è per Rustico di Filippo; ma lo stesso si può dire per Guinizzelli, Cavalcanti, Dante).

 

5) Come è strutturato un sonetto e perché possiamo pensare che derivi dalla stanza di una canzone?

 

Il sonetto è un componimento di quattordici versi endecasillabi, suddivisi in due quartine (che presentano sempre lo stesso schema di rima, o alternata o incrociata) e due terzine (che possono presentare lo stesso schema, ma anche delle variazioni). Si può ipotizzare che derivi dalla stanza di una canzone perché le due quartine si comportano come i due piedi della fronte e le due terzine come le due volte della sirma (o coda).

 

6) Che cos'è il Milione e perché si può dire che in esso è presente una nuova concezione del mondo, non più medievale?

 

Il Milione è il resoconto del viaggio compiuto in Oriente, fra il 1271 e il 1295, da Marco Polo insieme al padre e allo zio. Nell'opera (che noi leggiamo in una volgarizzazione italiana, ma che era stata scritta in francese da Rustichello da Pisa, sotto dettatura di Marco) è presente una concezione del mondo non più medievale, perché nel proemio l'autore ci tiene a precisare di avere distinto nella narrazione fra le cose viste con i propri occhi e quelle riferite per sentito dire. Si tratta di una distinzione assolutamente trascurata dalla mentalità medievale (pensierosa più della vita eterna che di quella terrena), e invece cara alla mentalità pratica della società borghese, attenta, per i propri interessi economici, alla realtà concreta del mondo materiale, e quindi a distinguere, in esso, fra ciò che è vero e ciò che è inventato.

 

7) Fate la parafrasi e, contestualizzandoli, spiegate il significato dei seguenti versi, tratti dalla canzone di Guinizzelli “Al cor gentil rempaira sempre amore”: “Fere lo sol lo fango tutto ‘l giorno: / vile reman, né ‘l sol perde calore; / dis’ omo alter: «Gentil per sclatta torno»; / lui semblo al fango, al sol gentil valore: / ché non dé dar om fé / che gentilezza sia for di coraggio / in degnità d’ere’/….”

 

“Il sole colpisce il fango tutto il giorno, tuttavia il fango resta quello che è, materia volgare (vile), né il sole perde un po’ del suo calore; dice un uomo altezzoso: Io sono nobile per stirpe (per sclatta); lui lo paragono al fango, la nobiltà (gentil valore) la paragono al sole, perché non si deve credere (dar fé) che la nobiltà possa esistere al di fuori del cuore, possa essere ottenuta per eredità”. Guinizzelli vuol dire che si è nobili perché si ha un cuore nobile, non perché si proviene da una famiglia aristocratica; e se uno non ha cuore nobile, non c’è titolo nobiliare che lo possa far diventare tale, così come il fango non sarà mai “nobilitato”, per quanto colpito dal sole tutto il giorno. E questo (della nobiltà per natura individuale, non per stirpe) è un aspetto qualificante della concezione stilnovista, di cui la canzone in questione rappresenta una sorta di "manifesto poetico".

 

8) Fate la parafrasi e spiegate il significato del seguente passo tratto dal cap. V della Vita nuova: “Uno giorno avvenne che questa gentilissima sedea in parte ove s’udiano parole della regina de la gloria, ed io era in luogo dal quale vedea la mia beatitudine; e nel mezzo di lei e di me per la linea retta sedea una gentile donna di molto piacevole aspetto, la quale mi mirava spesse volte, maravigliandosi del mio sguardare, che parea che sopra lei terminasse.”

 

“Un giorno capitò che questa donna d’animo nobilissimo (Beatrice) si trovasse seduta in un luogo (in chiesa) ove si cantavano le lodi della Madonna (la regina della gloria), e io mi trovavo in una posizione da cui potevo vedere quella donna che mi rendeva beato con la sua sola presenza (la mia beatitudine); proprio in mezzo alla linea diretta fra me e lei si trovava una donna gentile e molto bella, la quale contraccambiava il mio sguardo, pensando che io stessi guardando lei.” Dante sta parlando dell’equivoco per cui la gente cominciò a credere che lui fosse innamorato di questa donna che in chiesa, casualmente, si era trovata in mezzo fra lui e Beatrice; equivoco di cui approfittò per nascondere il suo amore per Beatrice, rivolgendo delle poesie d’amore alla suddetta donna (che divenne così una “donna-schermo”).

1) In che senso si può dire che nella novella di Federigo degli Alberighi il lieto fine è determinato dalla conciliazione fra morale cortese e morale borghese? 

Il comportamento cortese di Federigo (per dimostrare il suo amore a Giovanna, ha dilapidato il patrimonio, secondo il principio cortese della liberalità) nel finale viene premiato, in quanto Giovanna decide di sposarlo, anche se povero. Ma al lieto fine del matrimonio è associato un commento del narratore, il quale dice che da allora in poi Federigo diventò "miglior massaio", ovvero amministratore più oculato del patrimonio. Quindi vivono felici e contenti sia perché ha trionfato l'amore (cortese), sia perché è stato accettato il principio (borghese) della parsimonia.

2) Facendo riferimento alla novella di Andreuccio da Perugia, e particolarmente alla sua conclusione, spiegate brevemente in che senso si può dire che nel Decamerone è presente una nuova visione del mondo.

Andreuccio è stato derubato dei cinquecento fiorini che doveva investire nell'acquisto di cavalli, ma, nel finale, si impadronisce di un anello che vale più dei cinquecento fiorini. Quindi, secondo l'etica mercantile del profitto, ha fatto un affare. Il narratore non fa alcun commento sul fatto che quell'anello è il frutto di un furto sacrilego, il giudizio morale non interviene minimamente a turbare il lieto fine della novella. In questo senso si può dire che il Decamerone esprime la nuova visione del mondo, pienamente laica, propria della classe borghese, che valorizza la capacità di far fruttare il proprio danaro, a prescindere dalla moralità del comportamento.

3) Pensando a ciò che se ne dice nel canto VII dell’Inferno (nel girone degli avari e prodighi), spiegate brevemente in che senso la concezione della fortuna, presente nel Decamerone, è diversa da quella medievale. 

Nel canto VII dell'Inferno Virgilio spiega a Dante che la fortuna è una intelligenza angelica, che governa i beni del mondo; dunque gli eventi che determinano la condizione dell'uomo (la sua ricchezza o la sua povertà) non sono casuali, ma fanno parte di un disegno divino che l'uomo deve accettare, anche se non comprende. Nel Decamerone invece la fortuna è intesa come pura casualità, come l'imprevedibile con cui si confronta l'intelligenza dell'uomo, il quale deve sapere sconfiggere la fortuna avversa e sfruttare massimamente a proprio vantaggio quella favorevole.

4) Spiegate letteralmente e contestualizzate il seguente passo: "Così adunque visse e morì ser Cepparello da Prato e santo divenne, come avete udito. Il quale negar non voglio essere possibile lui esser beato nella presenza di Dio, per ciò che, come che la sua vita fosse scellerata e malvagia, egli poté in su lo stremo aver sì fatta contrizione che per avventura Iddio ebbe misericordia di lui e nel suo regno il ricevette; ma per ciò che questo n’è occulto, secondo quello che ne può apparire ragiono, e dico costui più tosto dovere essere nelle mani del diavolo in perdizione che in paradiso." 

E' il finale della novella di ser Cepparello, in cui il narratore fa delle considerazioni su quella che può essere stata la sorte ultraterrena del protagonista. "Dunque, nel modo che ho detto visse e morì ser Cepparello, che diventò santo, come avete sentito. Io non voglio dire che non sia possibile che lui sia diventato veramente santo, poiché, anche se la sua vita era stata da criminale, in punto di morte potrebbe essersi pentito in modo tale che Dio potrebbe averlo perdonato ed averlo accolto nel suo regno, cioè in paradiso; ma dal momento che questo non si può sapere, io parlo sulla base di quello che risulta evidente, e concludo che è più probabile che costui sia all'inferno che in paradiso."

5) Quale reliquia aveva promesso di mostrare frate Cipolla e quale, di fatto, mostra ai fedeli? 

Aveva promesso di mostrare una penna dell'arcangelo Gabriele, da questi perduta in occasione dell'annunciazione. Di fatto, mostra i carboni sui quali fu bruciato S. Lorenzo.

6) Di ser Ciappelletto si dice che "delle femmine era così vago come sono i cani de’ bastoni". Significa che:

a.      non gli piacevano le donne (x)
b.     prendeva a bastonate i cani
c.      trattava le donne come animali
d.     preferiva i cani alle donne

7) In che modo Lisabetta riesce a sapere che Lorenzo è stato ucciso dai fratelli e sepolto in campagna?

a.      glielo confessano i suoi stessi fratelli
b.     glielo rivela in sogno Lorenzo (x)
c.      glielo confida una serva che era a conoscenza del fatto
d.     lo scopre lei stessa, attratta da una pianta di basilico che cresce sulla tomba di Lorenzo

8) Nel finale della novella di Calandrino e l’elitropia, il protagonista malmena la moglie perché

a.      lei finge di non riuscire a vederlo
b.     lui la ritiene complice degli amici che hanno ordito la beffa ai suoi danni
c.      lui, grazie all’elitropia, scopre i tradimenti della moglie
d.     lui pensa che la moglie abbia annullato la virtù dell’elitropia   (X)

 

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