L’interpretazione correttiva della realtà
G. BARBERI SQUAROTTI, Teoria e prove dello stile
del Manzoni, Silva 1965, p. 7 e segg.
Il realismo manzoniano non si limita a rispecchiare il reale, ma lo “corregge” o “integra”. Spia di questo intervento è la sua lingua stessa, in particolare l’aggettivazione (“poverino ”, “sventurata ”, “malvissuto ”).
Ciò deriva dalla sua ideologia: la natura è “caduta” (è imperfetta); Manzoni la guarda dall’alto, come Dio, e la “corregge” (la giudica), ovviamente esprimendo il suo punto di vista cristiano: riconosce il bene, indica il male. Le cose e i gesti degli uomini, in sè privi di consistenza assoluta, dispersi, irragionevoli, segnati dal marchio della caduta, vengono corretti secondo un rigoroso ordinamento etico-ideologico, ovvero vengono ricostituiti in colpe (nei “dispregiativi”) o sventure (nei “commiserativi”), senza possibilità di dubbio e di ambiguità.
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