Ho letto di recente (non ricordo
più se su un quotidiano o su qualche rivista) la citazione, da parte di Achille
Bonito Oliva, di una famosa frase latina, precisamente l’apostrofe con cui
Cicerone invita Catilina a non abusare oltre della pazienza dei suoi
concittadini. Bonito Oliva rivolge la stessa apostrofe a Salvini e cita così: “Usque tantum, Salvini, abutere patientiae
nostrae?”
Ora, non tutti sono tenuti a
conoscere il latino, ma chi lo usa (in particolare, se si tratta di un critico
autorevole come Bonito Oliva) non dovrebbe commettere simili strafalcioni e,
quanto meno, cercare in rete l’espressione corretta: Cicerone non dice “tantum”, che significa “soltanto”, ma “tandem”, che significa “infine”;
e il verbo “abutor” regge l’ablativo
(“patientia nostra”) non il genitivo
(“patientiae nostrae”). Dunque
l’espressione corretta, adattata a Salvini, dovrebbe suonare così:
“Quousque tandem, Salvini, abutere patientia nostra?”, e cioè “Fino a quando infine, Salvini, abuserai
della nostra pazienza?”
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