mercoledì 1 luglio 2015

O. Wilde: Il ritratto di Dorian Gray



O. WILDE (1854-1900)   Il ritratto di Dorian Gray (1890)
 C.d.E. 1963
 
 
 
Tutto il romanzo è impostato sul culto della bellezza: la bellezza è la cosa più importante, e Dorian Gray ne è il simbolo.

 Ma il vero esteta, colui che della bellezza sa godere, che è dotato di sensibilità e gusto superiori (alla Des Esseintes o alla Andrea Sperelli) è sir Henry Wotton, tanto sofisticato quanto cinico (è lui che “corrompe” Dorian, inducendolo ad una vita viziosa e dissoluta). Wotton è il "superuomo", odia la volgarità (e la mediocrità) del secolo, vuole dominare. E Wilde sembra compiacersi di seguirlo nei suoi paradossali ragionamenti (oltre che di descrivere ambienti e piaceri raffinati): vedi l'antisemitismo (pp. 51-53), l'edonismo (p. 24, 39, 51, 60, 80, 107, 108), il superomismo (p. 60, 77, 81), l'antifemminismo (p. 105, 108), l'esasperato estetismo (cap. XI).

Il senso del romanzo sta nel rovesciamento del tradizionale rapporto arte-vita: qui è la vita che diventa opera d'arte (al di là del bene e del male e al di là della consunzione del tempo: Dorian non invecchia, malgrado la vita viziosa e malgrado il passare degli anni); mentre l'arte (il quadro) subisce ciò che normalmente subisce la vita: i segni del vizio e del peccato, il logoramento del tempo.

La storia vorrebbe essere tragica (c'è un assassinio: Dorian uccide l’autore del ritratto, suo amico, quando questi gli rimprovera la sua vergognosa condotta), ma non ci riesce perché c'è sempre il compiacimento estetico-edonistico (1). Ciò attesta la superficialità dell'impegno morale, che pure vorrebbe essere presente nel dramma del protagonista che vuole abbandonare la strada del peccato (sopraffatto dall’angoscia, Dorian colpisce il ritratto con un pugnale e cade morto, come se avesse colpito se stesso; i servi accorsi vedono il ritratto del loro padrone, bellissimo e giovane, e sul pavimento un morto “appassito, rugoso, disgustevole in volto”).
 
 
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(1) Nel mezzo dell'assassinio Wilde trova il tempo per descrivere una lampada intarsiata. Per tutto ciò, v. M. Praz, La carne, la morte e il diavolo, ecc., Sansoni (pp. 331-333).
 

 

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