domenica 5 luglio 2015

Caratteri del romanticismo inglese


Il romanticismo inglese

 
R. WELLEK, Storia della critica moderna (II),
Il Mulino 1961, p. 147 e segg.
C. IZZO, Storia della letteratura inglese (II),
Nuova Accademia 1963, p. 331 e segg.
 

Il romanticismo inglese ha una indubbia autonomia di origine rispetto a quello tedesco. Già nella seconda metà del ’700 la presenza di una sensibilità nuova si era manifestata con la poesia allucinata di W. Blake (poeta, pittore, incisore: 1757-1827), con l’ossianesimo (la pubblicazione dei Canti da parte di McPherson è del 1760), con la poesia sepolcrale (E. Young: Le notti, 1742-1745; T. Gray: Elegy written in a country churchyard, 1751), con il romanzo gotico (H. Walpole: The castle of Otranto, 1764; A. Radcliffe: The mysteries of Udolpho, 1794; M. G. Lewis: The monk, 1795) e soprattutto con le teorizzazioni di E. Burke (nella Indagine filosofica sull’origine delle nostre idee del sublime e del bello, 1756, sostiene, oltre al primato della spontaneità creativa dell’io, l’interesse dei temi malinconici od orridi: se l’origine del bello è nel piacere, quella del sublime è nel dolore e nel terrore, che provocano una sorta di “delightful horror”, ovvero un dilettoso, piacevole orrore).

In secondo luogo, l’opera della cosiddetta prima ondata (o generazione) romantica (Wordsworth, Coleridge, Southey), è parallela, se non precedente, al movimento promosso in Germania dagli uomini di Athenaeum: la prima edizione delle Lyrical Ballads è infatti del 1798 (comprendeva poesie di Coleridge, fra cui The Rime of the Ancyente Marinere; e di Wordsworth, fra cui Lines written a few miles above Tintern Abbey); e la prefazione di Wordsworth alla seconda edizione (indicata come il manifesto del romanticismo inglese[1]) è del 1800. Del resto, a ribadire una sorta di primogenitura inglese, proprio A. W. Schlegel aveva salutato in Shakespeare il massimo genio poetico dei popoli germanici (ed un romantico ante litteram); ed Herder aveva indicato nei poemi di Ossian un modello di Naturpoesie (poesia naturale-primitiva).

Soltanto in un secondo tempo arrivarono le idee dei tedeschi: Coleridge lesse Schlegel e, nel 1811, tenne delle conferenze sulla distinzione fra classicismo e romanticismo; ma, soprattutto, nel 1813, venne pubblicato in Inghilterra (proprio a seguito della censura che aveva subito in Francia) De l’Allemagne della De Staël; ed è a questa fase che appartengono gli aspetti eroico-titanici, propri della cosiddetta seconda generazione romantica (Byron, Shelley, Keats).

A differenza della seconda generazione, la prima (detta anche, dei “poeti laghisti”, perchè amarono risiedere ed ispirarsi alla natura del Nord-Ovest dell’Inghilterra, la regione dei laghi del Cumberland) predilige il culto della natura, della vita e del linguaggio semplici (segnatamente in Wordsworth), o il gusto per il leggendario e il fiabesco (evidente in Coleridge).

E’ da segnalare che, in ogni sua forma ed espressione, mancò completamente al romanticismo inglese quel carattere di esaltazione delle stirpi germaniche che invece caratterizzò il romanticismo tedesco; di più, se in altri paesi (si pensi all’Italia), in nome degli ideali di libertà e di nazione, la poesia si caricò di contenuti e messaggi politici, in Inghilterra il romanticismo si caratterizza per un progressivo distacco dalle responsabilità civili, per una chiusura del poeta in se stesso (e questo è vero anche per un “libertario” come Byron, che ha, appunto, della libertà un’idea “titanica”, e quindi, per definizione, refrattaria a determinazioni storico-concrete; e infatti nella sua opera c’è più orgoglioso ed ostentato rifiuto del conformismo volgare che impegno morale e civile).

Si può anche dire che, mentre in Italia la cultura romantica fiancheggia e sostiene il progetto di sviluppo della borghesia più consapevole, quella lombardo-veneta (sul piano politico, perché l’ideale nazionale, sostenuto dai romantici, è funzionale agli interessi della borghesia, che ha bisogno, per potersi espandere, della eliminazione sia delle barriere doganali che della “tutela” austriaca; e sul piano economico, perchè nel Conciliatore si indica esplicitamente la industrializzazione inglese come modello da imitare), in Inghilterra, dove già si sono visti gli effetti negativi della rivoluzione industriale (super-sfruttamento, inquinamento, mercificazione dei rapporti umani), il romanticismo (con la sua valorizzazione della semplicità naturale, della campagna contro la città) si pone come cultura d’opposizione allo sviluppo capitalistico.




[1]Vi si sostiene che la poesia dev’essere  spontaneo traboccare di sentimenti potenti ”, deve sbarazzarsi della “poetic diction ” (ovvero, del linguaggio artificiale, letterario, retorico) per adottare un linguaggio semplice e naturale (d’uso, del popolo); anche se poi deve ammettere che quello poetico è sempre un linguaggio artificiale (quindi la polemica è contro l’eccessiva letterarietà di poeti del ’700 come Dryden e Pope; ed implica il recupero di poeti sentimentalmente appassionati, anche se non “semplici” e “naturali”, quali Shakespeare e Milton).

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