giovedì 3 dicembre 2015

Firenzuola: la bellezza del volto femminile

dal dialogo Delle bellezze delle donne (1541)
 
(parla Celso)…la bellezza e le donne belle, e le donne belle e la bellezza, meritano d’essere comendate e tenute carissime da ognuno, perciocché la donna bella è il più bello obietto che si rimiri, e la bellezza è il maggior dono che facesse Iddio all’umana creatura; conciossiaché per la di lei virtù noi ne indirizziamo l’animo alla contemplazione, e per la contemplazione al desiderio delle cose del cielo. Onde ella è per saggio e per arra stata mandata tra noi; ed è di tanta forza e di tanto valore, ch’ella è stata posta da’ savi per la prima e più eccellente cosa che sia tra i subiteti amabili, anzi l’hanno chiamata la siede stessa, il nido e l’albergo d’amore; d’amore dico, origine e fonte di tutti i comodi umani….
… Il platonico Ficino… dice che la bellezza è una certa grazia, la quale nasce dalla concinnità di più membri: e dice concinnità, perciocché quel vocabolo importa un certo ordine, dolce e pieno di garbo, e quasi vuol dire uno attillato aggregamento… Diciamo che la bellezza non è altro che una ordinata concordia, e quasi un’armonia occultamente risultante dalla composizione, unione e commissione di più membri diversi… Dico concordia, e quasi armonia, come per similitudine: perciocché come la concordia fatta dall’arte della musica, dell’acuto e del grave e degli altri diversi suoni, genera la bellezza dell’armonia vocale; così un membro grosso, un sottile, un bianco, un nero, un retto, un circonflesso, un picciolo, un grande, composti e uniti insieme dalla natura, con una incomprensibil proporzione, fanno quella grata unione, quel decoro, quella temperanza che noi chiamiamo bellezza.
…. La fronte ha da essere spaziosa, cioè larga, alta, candida e serena: l’altezza (che s’intende dal principio della discriminatura insino a’ confini delle ciglia e del naso; - e voglion molti che questa sia la terza parte del viso, facendo l’altra sino al labbro di sopra della bocca, e la terza il restante insino a tutto il mento), l’altezza adunque ha da essere tanta, quanta è la metà della sua larghezza, e però deve essere due volte tanto larga quanto è alta… Deve essere il tratto della fronte non piano piano, ma declinante in guisa che fa l’arco verso la cocca, e tanto dolcemente che a fatica si paia; e dalla volta delle tempie vuol poi scendere con maggior tratto. Chiamanla i nostri poeti serena, e meritamente; perciocché com’è il cielo sereno, quando e’ non vi si vede nebbia o macchia veruna, così la fronte quando è chiara, aperta, senza crespe, senza panni, senza liscio, e quieta e tranquilla, si può meritamente addomandare serena; e perciocché come il cielo, se avvien che sia sereno, genera una certa contentezza nello animo di chi lo mira, così la fronte, che noi chiamiam serena, per via dell’occhio contenta l’animo di coloro che la riguardano.

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