Saba
20)
Nella poesia di Saba (Ulisse) è il poeta stesso che si identifica con Ulisse. Ricorda gli
isolotti pericolosamente affioranti quando da ragazzo navigava lungo le coste
dalmate: insidiosi, ma “al sole / belli come smeraldi”. Ora riconosce in quei luoghi l’autenticità
della vita: “il porto / accende ad altri i suoi lumi”, ma per sé il
poeta vuole ancora quella vita, l’unica degna di essere vissuta, quella che
richiede “non domato spirito” e che si ama “con doloroso amore”:
Nella mia
giovanezza ho navigato
lungo le coste
dalmate . Isolotti
a fior d’onda
emergevano, ove raro
un uccello sostava
intento a prede
coperti d’alghe,
scivolosi, al sole
belli come
smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte
li annullava, vele
sottovento
sbandavano più al largo,
per fuggirne
l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende
ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge
ancora il non domato spirito,
e
della vita il doloroso amore.
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