Foscolo
10)
Facciamo un passo indietro, andiamo a Foscolo, autore nel quale ritorna la
figura di Ulisse nella sua doppiezza. Tutti ricordiamo A Zacinto
di Foscolo. Lì l’eroe greco è definito “bello di fama e di
sventura”. E’ diventato un eroe
romantico, cui il poeta si sente simile, e che è reso “bello” dalla
“sventura”, dalla sofferenza. Il dolore è un segno di nobiltà, è privilegio di
animi non mediocri (“soffri e sii grande!” dice Anfrido ad Adelchi,
nella tragedia manzoniana). Di questo privilegio-maledizione Ulisse è il
simbolo, e Foscolo se ne serve per mostrarci che lui è ancora più “bello”, se non
di “fama”, certamente di “sventura”, visto che, a differenza dell’eroe omerico
che alla fine riesce a baciare “la sua petrosa Itaca”, per lui la
sofferenza dell’esilio non avrà termine (“a noi prescrisse il fato
illacrimata sepoltura”).
11)
Ma nell’opera di Foscolo c’è un’altra rappresentazione di Ulisse: nei Sepolcri
Ulisse viene contrapposto come “itaco astuto” al magnanimo Aiace;
è colui che con l’astuzia è riuscito a farsi assegnare le armi di Achille, che
invece, per valore guerriero, sarebbero spettate ad Aiace. Costui impazzisce e
si uccide, ma “a’ generosi / giusta
di glorie dispensiera è morte”, e dunque, per volontà degli dei, Ulisse
farà naufragio e il mare riporterà sul sepolcro di Aiace (“alle prode Retèe”,
sul promontorio Retèo, vicino a Troia) le armi ingiustamente sottrattegli. Così
dice il poeta, rivolgendosi ad Ippolito Pindemonte, il dedicatario del carme:
Sembra qui ritornare lo scelerum inventor, che si contrappone all’altro Ulisse, quello che, per amore di conoscenza, è disposto ad affrontare ogni sacrificio.
Felice
te che il regno ampio de’ venti,
Ippolito,
a’ tuoi verdi anni correvi!
E
se il piloto ti drizzò l’antenna
Oltre
l’isole Egée, d’antichi fatti
Certo
udisti suonar dell’Ellesponto
I
liti, e la marea mugghiar portando
Alle
prode Retèe l’armi d’Achille
Sovra
l’ossa d’Ajace: a’ generosi
Giusta
di glorie dispensiera è morte:
Nè
senno astuto, nè favor di regi
All’Itaco
le spoglie ardue serbava,
Chè
alla poppa raminga le ritolse
L’onda
incitata dagl’inferni Dei.
Sembra qui ritornare lo scelerum inventor, che si contrappone all’altro Ulisse, quello che, per amore di conoscenza, è disposto ad affrontare ogni sacrificio.
Nessun commento:
Posta un commento