venerdì 16 marzo 2018

Ulisse in Foscolo


Foscolo



10) Facciamo un passo indietro, andiamo a Foscolo, autore nel quale ritorna la figura di Ulisse nella sua doppiezza. Tutti ricordiamo A Zacinto di Foscolo. Lì l’eroe greco è definito bello di fama e di sventura. E’ diventato un eroe romantico, cui il poeta si sente simile, e che è reso “bello” dalla “sventura”, dalla sofferenza. Il dolore è un segno di nobiltà, è privilegio di animi non mediocri (“soffri e sii grande!” dice Anfrido ad Adelchi, nella tragedia manzoniana). Di questo privilegio-maledizione Ulisse è il simbolo, e Foscolo se ne serve per mostrarci che lui è ancora più “bello”, se non di “fama”, certamente di “sventura”, visto che, a differenza dell’eroe omerico che alla fine riesce a baciare “la sua petrosa Itaca”, per lui la sofferenza dell’esilio non avrà termine (“a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura”).



11) Ma nell’opera di Foscolo c’è un’altra rappresentazione di Ulisse: nei Sepolcri Ulisse viene contrapposto come itaco astuto al magnanimo Aiace; è colui che con l’astuzia è riuscito a farsi assegnare le armi di Achille, che invece, per valore guerriero, sarebbero spettate ad Aiace. Costui impazzisce e si uccide, ma “a’ generosi / giusta di glorie dispensiera è morte”, e dunque, per volontà degli dei, Ulisse farà naufragio e il mare riporterà sul sepolcro di Aiace (“alle prode Retèe”, sul promontorio Retèo, vicino a Troia) le armi ingiustamente sottrattegli. Così dice il poeta, rivolgendosi ad Ippolito Pindemonte, il dedicatario del carme:



Felice te che il regno ampio de’ venti,

Ippolito, a’ tuoi verdi anni correvi!

E se il piloto ti drizzò l’antenna

Oltre l’isole Egée, d’antichi fatti

Certo udisti suonar dell’Ellesponto

I liti, e la marea mugghiar portando

Alle prode Retèe l’armi d’Achille

Sovra l’ossa d’Ajace: a’ generosi

Giusta di glorie dispensiera è morte:

Nè senno astuto, nè favor di regi

All’Itaco le spoglie ardue serbava,

Chè alla poppa raminga le ritolse

L’onda incitata dagl’inferni Dei.


Sembra qui ritornare lo scelerum inventor, che si contrappone all’altro Ulisse, quello che, per amore di conoscenza, è disposto ad affrontare ogni sacrificio.

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