venerdì 16 marzo 2018

Ulisse in Gozzano


Gozzano


19) Non stupirà di ritrovare in Gozzano il rovesciamento ironico di quella figura. Non stupirà, perché l’anti-eroico ed anti-dannunziano Gozzano, così come ha rivisitato in maniera ironica le immagini del super-uomo (Totò Merumeni è appunto un super-uomo fallito, un inetto che ha rinunciato ad ogni aspirazione eroica ed ora, appartato dal mondo, si consola con un “esile fiorita di versi consolatori”) e della donna fatale (La signorina Felicita, nella sua semplicità ed ignoranza campagnola è il rovescio della donna di lusso, della “intellettuale gemebonda”, che appartiene al mondo, reale e letterario, di D’Annunzio), così in un delizioso componimento (L’ipotesi, pubblicato fra le Poesie sparse, ma composto prima de La signorina Felicita) propone in chiave ironico-parodistica quell’Ulisse esaltato da D’Annunzio nei modi suddetti. Il poeta immagina di avere sposato la signorina Felicita, di avere avuto con lei una vita felice e di ritrovarsi, loro due ormai settantenni (“un giorno d’estate, nel mille e… novecento… quaranta”), a discutere con amici di vari argomenti; e siccome il discorso cade sul “Re di Tempeste” Odisseo, il poeta immagina di raccontarne la storia “ad uso della consorte ignorante”. Il racconto si risolve in una straordinaria dissacrazione della figura di Ulisse, che investe non solo D’Annunzio ma risale fino al canto di Dante (il testo è fitto di citazioni letterali delle espressioni dantesche): l’eroe omerico è infatti rappresentato come uno scapestrato, marito infedele, “che visse a bordo d’un yacht / toccando tra liete brigate / le spiagge più frequentate / dalle famose cocottes…”; decise poi di andare in America a cercar fortuna, ma sbagliò rotta e, invece di giungere in California o Perù, si trovò davanti il monte del Purgatorio, dove la nave fece naufragio “e Ulisse piombò nell’inferno dove ci resta tuttora”:


Il Re di Tempeste era un tale

che diede col vivere scempio

un bel deplorevole esempio

d’infedeltà maritale,

che visse a bordo d’un yacht

toccando tra liete brigate

le spiaggie più frequentate

dalle famose cocottes...

Già vecchio, rivolte le vele

al tetto un giorno lasciato,

fu accolto e fu perdonato

dalla consorte fedele...

Poteva trascorrere i suoi

ultimi giorni sereni,

contento degli ultimi beni

come si vive tra noi...

Ma né dolcezza di figlio,

né lagrime, né pietà

del padre, né il debito amore

per la sua dolce metà

gli spensero dentro l’ardore

della speranza chimerica

e volse coi tardi compagni

cercando fortuna in America...

- Non si può vivere senza

danari, molti danari...

Considerate, miei cari

compagni, la vostra semenza! -

Vïaggia vïaggia vïaggia

vïaggia nel folle volo

vedevano già scintillare

le stelle dell’altro polo...

vïaggia vïaggia vïaggia

vïaggia per l’alto mare:

si videro innanzi levare

un’alta montagna selvaggia...

Non era quel porto illusorio

la California o il Perù,

ma il monte del Purgatorio

che trasse la nave all’in giù.

E il mare sovra la prora

si fu rinchiuso in eterno.

E Ulisse piombò nell’Inferno

dove ci resta tuttora...

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