mercoledì 20 gennaio 2016

Pirandello: da Sei personaggi in cerca d’autore

L’incontro con il Capocomico
Mentre una compagnia teatrale sta facendo le prove per rappresentare una commedia di Pirandello (Il gioco delle parti), si presentano sul palcoscenico, passando dalla sala, i sei personaggi
 
L'uscere: (col berretto in mano) Scusi, signor Commendatore.
Il capocomico: (di scatto, sgarbato) Che altro c'è?
L'uscere: (timidamente) Ci sono qua certi signori, che chiedono di lei.
Il capocomico e gli Attori si volteranno stupiti a guardare dal palcoscenico giù nella sala.
Il capocomico: (di nuovo sulle furie) Ma io qua provo! E sapete bene che durante la prova non deve passar nessuno!
Rivolgendosi in fondo:
Chi sono lor signori? Che cosa vogliono?
Il padre: (facendosi avanti, seguito dagli altri, fino a una delle due scalette) Siamo qua in cerca d'un autore
Il capocomico: (fra stordito e irato) D'un autore? Che autore?
Il padre: D'uno qualunque, signore.
Il capocomico: Ma qui non c'è nessun autore, perché non abbiamo in prova nessuna commedia nuova.
La figliastra: (con gaja vivacità, salendo di furia la scaletta). Tanto meglio, tanto meglio, allora, signore! Potremmo esser noi la loro commedia nuova.
Qualcuno degli attori (fra i vivaci commenti e le risate degli altri)
Oh, senti, senti!
Il padre: (seguendo sul palcoscenico la figliastra). Già, ma se non c'è l'autore!
Al Capocomico:
Tranne che non voglia esser lei...
La Madre, con la Bambina per mano, e il Giovinetto saliranno i primi scalini della scaletta e resteranno lì in attesa. Il Figlio resterà sotto, scontroso.
Il capocomico: Lor signori vogliono scherzare?
Il padre: No, che dice mai, signore! Le portiamo al contrario un dramma doloroso.
La figliastra:  E potremmo essere la sua fortuna!
Il capocomico: Ma mi facciano il piacere d'andar via, che non abbiamo tempo da perdere coi pazzi!
Il padre: (ferito e mellifluo) Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d'infinite assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perché sono vere.
Il capocomico: Ma che diavolo dice?
Il padre: Dico che può stimarsi realmente una pazzia, sissignore, sforzarsi di fare il contrario; cioè, di crearne di verosimili, perché pajano vere. Ma mi permetta di farle osservare che, se pazzia è, questa è pur l'unica ragione del loro mestiere.
Gli Attori si agiteranno, sdegnati.
Il capocomico: (alzandosi e squadrandolo) Ah sì? Le sembra un mestiere da pazzi, il nostro?
Il padre: Eh, far parer vero quello che non è; senza bisogno, signore: per giuoco... Non è loro ufficio dar vita sulla scena a personaggi fantasticati?
Il capocomico: (subito facendosi voce dello sdegno crescente dei suoi Attori) Ma io la prego di credere che la professione del comico, caro signore, è una nobilissima professione! Se oggi come oggi i signori commediografi nuovi ci danno da rappresentare stolide commedie e fantocci invece di uomini, sappia che è nostro vanto aver dato vita – qua, su queste tavole – a opere immortali!
Gli Attori, soddisfatti, approveranno e applaudiranno il loro Capocomico.
Il padre: (interrompendo e incalzando con foga). Ecco! benissimo! a esseri vivi, più vivi di quelli che respirano e vestono panni! Meno reali, forse; ma più veri! Siamo dello stessissimo parere!
Gli Attori si guardano tra loro, sbalorditi.
Il direttore: Ma come! Se prima diceva...
Il padre: No, scusi, per lei dicevo, signore, che ci ha gridato di non aver tempo da perdere coi pazzi, mentre nessuno meglio di lei può sapere che la natura si serve da strumento della fantasia umana per proseguire, più alta, la sua opera di creazione.
Il capocomico: Sta bene, sta bene. Ma che cosa vuol concludere con questo?
Il padre: Niente, signore. Dimostrarle che si nasce alla vita in tanti modi, in tante forme: albero o sasso, acqua o farfalla... o donna. E che si nasce anche personaggi!
Il capocomico: (con finto ironico stupore) E lei, con codesti signori attorno, è nato personaggio?
Il padre: Appunto, signore. E vivi, come ci vede.
Il capocomico e gli Attori scoppieranno a ridere, come per una burla.
Il padre: (ferito) Mi dispiace che ridano così, perché portiamo in noi, ripeto, un dramma doloroso, come lor signori possono argomentare da questa donna velata di nero.
Così dicendo porgerà la mano alla Madre per aiutarla a salire gli ultimi scalini e, seguitando a tenerla per mano, la condurrà con una certa tragica solennità dall'altra parte del palcoscenico, che s'illuminerà subito di una fantastica luce. La Bambina e il Giovinetto seguiranno la Madre; poi il Figlio, che si terrà discosto, in fondo; poi la figliastra, che s'apparterà anche lei sul davanti, appoggiata all'arcoscenico. Gli Attori, prima stupefatti, poi ammirati di questa evoluzione, scoppieranno in applausi come per uno spettacolo che sia stato loro offerto.
Il capocomico: (prima sbalordito, poi sdegnato) Ma via! Facciano silenzio!
Poi, rivolgendosi ai Personaggi:
E loro si levino! Sgombrino di qua!
Al Direttore di scena:
Perdio, faccia sgombrare!
Il direttore di scena: (facendosi avanti, ma poi fermandosi, come trattenuto da uno strano sgomento) Via! Via!
Il padre: (al Capocomico) Ma no, veda, noi...
Il capocomico: (gridando) Insomma, noi qua dobbiamo lavorare!
Il primo attore: Non è lecito farsi beffe così...
Il padre: (risoluto, facendosi avanti) Io mi faccio maraviglia della loro incredulità! Non sono forse abituati lor signori a vedere balzar vivi quassù, uno di fronte all'altro, i personaggi creati da un autore? Forse perché non c'è là
indicherà la buca del Suggeritore
un copione che ci contenga?
La figliastra: (facendosi avanti al Capocomico, sorridente, lusingatrice) Creda che siamo veramente sei personaggi, signore, interessantissimi! Quantunque, sperduti.
Il padre: (scartandola) Sì, sperduti, va bene!
Al Capocomico subito:
Nel senso, veda, che l'autore che ci creò, vivi, non volle poi, o non potè materialmente, metterci al mondo dell'arte. E fu un vero delitto, signore, perché chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può ridersi anche della morte. Non muore più! Morrà l'uomo, lo scrittore, strumento della creazione; la creatura non muore più! E per vivere eterna non ha neanche bisogno di straordinarie doti o di compiere prodigi. Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio? Eppure vivono eterni, perché – vivi germi – ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire, far vivere per l'eternità!
Il capocomico: Tutto questo va benissimo! Ma che cosa vogliono loro qua?
Il padre: Vogliamo vivere, signore!
Il capocomico: (ironico) Per l'eternità?
Il padre: No, signore: almeno per un momento, in loro.
Un attore: Oh, guarda, guarda!
La prima attrice: Vogliono vivere in noi!
L'attor giovane: (indicando la figliastra) Eh, per me volentieri, se mi toccasse quella lì!
Il padre: Guardino, guardino: la commedia è da fare;
al Capocomico:
ma se lei vuole e i suoi attori vogliono, la concerteremo subito tra noi!
Il capocomico: (seccato) Ma che vuol concertare! Qua non si fanno di questi concerti! Qua si recitano drammi e commedie!
Il padre: E va bene! Siamo venuti appunto per questo qua da lei!
Il capocomico: E dov'è il copione?
Il padre: È in noi, signore.
Gli attori rideranno.
Il dramma è in noi; siamo noi; e siamo impazienti di rappresentarlo, così come dentro ci urge la passione!

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