martedì 18 novembre 2025

AMORE E MORTE: DA FREUD A LUCREZIO (I parte)

 

Scelta dell’argomento

1)    L’argomento che ho scelto per questo incontro (Amore e morte: da Freud a Lucrezio) può sembrare un po’ strano. Ammetto che è piuttosto anomalo associare un autore del Novecento, quale il fondatore della psicanalisi, a un poeta latino del I secolo a.C., quale Lucrezio. Cerco di spiegare come è nata l’idea.

2)    Io mi sono interessato ai tempi dell’università del pensiero di Freud, non tanto del Freud medico e della sua terapia psicanalitica, quanto del Freud filosofo, quello che formula ipotesi sulla natura degli istinti, sulle origini e sul destino della civiltà, sul rapporto fra individuo e organizzazione sociale. Poi quando ho cominciato a insegnare sono stato particolarmente colpito da qualche passo del De rerum natura, che già conoscevo, ma che ora mi pareva di comprendere meglio alla luce di certe idee di Freud.

Freud è morto?

3)    So che Freud oggi è un po’ fuori moda e ho letto che anche la validità della terapia psicanalitica è messa in discussione. Mi viene in mente una famosa battuta attribuita a Woody Allen: “Marx è morto, Dio è morto e anche io non mi sento tanto bene…”. Ecco, si potrebbe aggiungere che anche Freud è morto e saremmo a posto. Tuttavia io continuo a credere che ci siano nel suo pensiero delle idee che a me sembrano ancora attuali e che comunque inducono a pensare.

Complessità del pensiero di Freud e ordine del mio discorso

4)    Quali sono queste idee di Freud? Sono particolarmente quelle relative alla natura degli istinti e al destino della civiltà, a cui Freud ha dedicato diverse opere, quali Al di là del principio del piacere (1920), Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921), L’avvenire di un’illusione (1927), Il disagio della civiltà (1930). Di queste idee intendo parlare, cercando di semplificare al massimo, ma contando di cogliere il nocciolo delle questioni, che sono complesse, tant’è che in merito lo stesso pensiero di Freud, per sua stessa ammissione, è incerto, oscillante. Infatti va detto subito che il pensiero del fondatore della psicanalisi è in continuo movimento, frutto di una ricerca continua. La sua teoria sulla natura degli istinti (o meglio, pulsioni, Trieb in tedesco) subisce nel corso degli anni continue modifiche, precisazioni, correzioni, ripensamenti.

5)    Sperando di non annoiarvi, cercherò di mostrare lo sviluppo di questo pensiero fino alle formulazioni definitive, che sono quelle che si ritrovano nel saggio del 1930, Il disagio della civiltà. Leggerò pertanto dei passi tratti dalle opere di Freud, passi che ho trascritto perché sarebbe stato poco agevole portarmi dietro i testi. Successivamente passerò a quello che è più il mio campo, ovvero la letteratura, parlando del poema di Lucrezio e soffermandomi in particolare su alcuni passi che a me sono parsi illuminanti e illuminati dalle teorie di Freud.

La struttura della psiche: Es, Io e Super-Io

6)    Dunque Freud, il quale, per indicare la struttura della psiche, in una prima fase parla di Es (l’insieme delle pulsioni, degli istinti profondi, che aspirano alla propria soddisfazione secondo il cosiddetto principio del piacere), di Io (la parte cosciente, che ha imparato a relazionarsi con l’ambiente, e quindi a tenere a freno le pulsioni istintive, acquisendo il cosiddetto principio di realtà), di Super-Io (quella parte della psiche che si è formata a seguito di una sorta di introiezione della figura paterna, e quindi rappresenta, nell’interiorità dell’individuo, l’insieme dei precetti morali, il senso del dovere, su cui il padre vigila e punisce).

Le due pulsioni

7)    Successivamente, approfondendo la natura dell’Es, Freud parla di una energia psichica che si distingue in pulsione sessuale e pulsione aggressiva. In altre parole Freud scandalizzò i contemporanei di fine Ottocento non solo dicendo che le nevrosi, le malattie mentali, scaturivano dalla repressione dell’eros, delle esigenze sessuali, ma anche dicendo che nella profondità dell’inconscio esiste una pulsione distruttiva ed autodistruttiva. Freud osservava inoltre che queste due pulsioni non sono separate ma operano e partecipano entrambe in tutte le manifestazioni istintuali, sono fuse insieme, sebbene non necessariamente in ugual misura. In altre parole, ciò vuol dire che qualsiasi atto aggressivo/distruttivo fornisce a colui che lo compie una certa gratificazione sessuale inconscia; e qualsiasi atto d’amore non è immune dalla presenza inconscia della pulsione aggressiva.

8)    Così si esprimeva Freud nella lettera di risposta ad Einstein che gli chiedeva il suo parere sul perché della guerra, una lettera datata 1932:

Noi presumiamo che le pulsioni dell’uomo siano soltanto di due specie, quelle che tendono a conservare e a unire, da noi chiamate erotiche…. e quelle che tendono a distruggere e a uccidere; queste ultime le comprendiamo tutte nella denominazione di pulsione aggressiva o distruttiva…. Ora sembra che quasi mai una pulsione di un tipo possa agire isolatamente, essa è sempre legata – vincolata, come noi diciamo – con un certo ammontare della controparte, (che ne modifica la meta o, secondo i casi, ne permette, solo così, il raggiungimento)…. La difficoltà di isolare le due specie di pulsioni nelle loro manifestazioni ci ha impedito per tanto tempo di riconoscerle.

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