mercoledì 28 ottobre 2015

Il mito dell'età dell'oro nell'ecloga IV di Virgilio

Sicelides Musae, paulo maiora canamus.
non omnis arbusta iuvant humilesque myricae;
si canimus silvas, silvae sint consule dignae.
Ultima Cumaei venit iam carminis aetas;
magnus ab integro saeclorum nascitur ordo.               5
iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna,
iam nova progenies caelo demittitur alto.
tu modo nascenti puero, quo ferrea primum
desinet ac toto surget gens aurea mundo,
casta fave Lucina; tuus iam regnat Apollo.               10
Teque adeo decus hoc aevi, te consule, inibit,
Pollio, et incipient magni procedere menses;
te duce, si qua manent sceleris vestigia nostri,
inrita perpetua solvent formidine terras.
ille deum vitam accipiet divisque videbit               15
permixtos heroas et ipse videbitur illis
pacatumque reget patriis virtutibus orbem.
At tibi prima, puer, nullo munuscula cultu
errantis hederas passim cum baccare tellus
mixtaque ridenti colocasia fundet acantho.               20
ipsae lacte domum referent distenta capellae
ubera nec magnos metuent armenta leones;
ipsa tibi blandos fundent cunabula flores.
occidet et serpens et fallax herba veneni
occidet; Assyrium vulgo nascetur amomum.               25
At simul heroum laudes et facta parentis
iam legere et quae sit poteris cognoscere virtus,
molli paulatim flavescet campus arista
incultisque rubens pendebit sentibus uva
et durae quercus sudabunt roscida mella.               30
Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis,
quae temptare Thetin ratibus, quae cingere muris
oppida, quae iubeant telluri infindere sulcos.
alter erit tum Tiphys et altera quae vehat Argo
delectos heroas; erunt etiam altera bella               35
atque iterum ad Troiam magnus mittetur Achilles.
Hinc, ubi iam firmata virum te fecerit aetas,
cedet et ipse mari vector nec nautica pinus
mutabit merces; omnis feret omnia tellus.
non rastros patietur humus, non vinea falcem,               40
robustus quoque iam tauris iuga solvet arator;
nec varios discet mentiri lana colores,
ipse sed in pratis aries iam suave rubenti
murice, iam croceo mutabit vellera luto,
sponte sua sandyx pascentis vestiet agnos.               45
'Talia saecla' suis dixerunt 'currite' fusis
concordes stabili fatorum numine Parcae.
Adgredere o magnos—aderit iam tempus—honores,
cara deum suboles, magnum Iovis incrementum.
aspice convexo nutantem pondere mundum,               50
terrasque tractusque maris caelumque profundum;
aspice, venturo laetantur ut omnia saeclo.
O mihi tum longae maneat pars ultima vitae,
spiritus et quantum sat erit tua dicere facta:
non me carminibus vincat nec Thracius Orpheus               55
nec Linus, huic mater quamvis atque huic pater adsit,
Orphei Calliopea, Lino formosus Apollo.
Pan etiam, Arcadia mecum si iudice certet,
Pan etiam Arcadia dicat se iudice victum.
Incipe, parve puer, risu cognoscere matrem;               60
matri longa decem tulerunt fastidia menses.
incipe, parve puer. qui non risere parenti,
nec deus hunc mensa dea nec dignata cubili est.

Traduzione
 
              Muse siciliane, cantiamo argomenti un po’ più elevati:  
non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici;
se cantiamo le selve, le selve siano degne di un console.
È giunta ormai l’ultima età del carme cumano,
v. 5 nasce da capo un grande ciclo di secoli;
già torna la Vergine (e) ritornano i regni di Saturno,
già una nuova progenie viene mandata dall’alto del cielo.
Tu, o casta Lucina, sii favorevole al bambino che ora nasce
con cui per la prima volta cesserà la generazione del ferro
 v. 10 e in tutto il mondo nascerà quella (lett.: la generazione) dell’oro: già regna il tuo Apollo.
Proprio sotto il tuo consolato incomincerà questa età gloriosa (lett.: questa gloria di età),
o Pollione, e incominceranno a trascorrere i grandi mesi;
sotto la tua guida, se rimangono alcune tracce della nostra scelleratezza,
rese vane, libereranno le terre dalla continua paura.
v. 15 Egli riceverà la vita degli dei e vedrà gli eroi mescolati agli dei,
ed egli stesso sarà visto con loro
e reggerà il mondo pacato dalle virtù paterne (oppure: reggerà con le virtù paterne).
Intanto la terra, senza esere coltivata, effonderà per te, o fanciullo,
(quali) primi piccoli doni (oppure: i primi piccoli doni),
edere erranti qua e là col baccare  
v. 20 e la colocasia mista al ridente acanto.
Le caprette da sole riporteranno a casa le mammelle gonfie di latte
e gli armenti non temeranno i grandi leoni.
La culla stessa effonderà per te deliziosi fiori.
Morirà anche il serpente e la ingannevole erba del veleno
v. 25 morirà; dovunque nascerà l’amomo assiro.
Ma non appena potrai leggere le lodi degli eroi e le imprese del padre
e potrai conoscere che cosa (lett.: quale) sia la virtù,
a poco a poco la pianura biondeggerà di flessuose spighe,
dai rovi selvatici penderà la rosseggiante uva
v. 30 e le dure querce trasuderanno rugiadosi mieli.
Rimarranno tuttavia poche tracce dell’antica colpa
che spingeranno (lett.: spingano) a tentare Teti con le navi, a cingere di mura
le città, a tracciare solchi nella terra.
Ci sarà allora un secondo Tifi e una seconda Argo per portare (lett.: che porti)
v. 35 eroi scelti; ci saranno anche altre guerre
e di nuovo il grande Achille sarà mandato a Troia.
Quindi, quando l’età ormai matura ti avrà reso uomo,
si ritirerà anche il navigante spontaneamente né le navi
scambieranno (lett.: il pino nautico scambierà) le merci, ogni terra produrrà tutto.
v. 40 La terra non patirà i rastrelli, la vigna non (patirà) la falce,
anche il robusto aratore toglierà ormai il giogo ai tori;
  e la lana non imparerà a fingere i vari colori,
  ma da solo sui prati l’ariete cambierà il (colore del) vello
  ora con la porpora che rosseggia soave ora con il giallo zafferano;
  v. 45 spontaneamente il sandice rivestirà gli agnelli che pascolano.
  “Filate in fretta tali secoli!” dissero ai loro fusi
  le Parche concordi nello stabile volere dei fati.
  Assurgi ai grandi onori (sarà tempo ormai)
  o cara prole degli dei, grande progenie di Giove,.
  v. 50 Guarda il mondo che annuisce nella (lett.: che si inclina con la)    sua mole convessa
  E le terre e le distese del mare e il cielo profondo;
  guarda come tutte le cose si allietino per il secolo che sta per venire.
  Oh, possa rimanermi l’ultima parte di una lunga vita
  E tanta ispirazione quanta mi sarà sufficiente a cantare le tue imprese!
  v. 55 Non mi vinceranno nel canto  (lett.: nei canti)  né il tracio Orfeo,
  né Lino; sebbene all’uno sia di aiuto la madre, all’altro il padre,
  ad Orfeo Calliope, a Lino il bell’Apollo.
  Anche Pan, se gareggiasse con me, giudice l’Arcadia,
  anche Pan, giudice l’Arcadia, si dichiarerebbe vinto.
  v. 60 Incomincia, piccolo bambino, a riconoscere la madre dal sorriso [oppure: col sorriso]:
  alla madre nove (lett.: dieci) mesi arrecarono lunghe sofferenze.
  Incomincia, piccolo mambino: (colui) al quale non sorrisero i genitori
  né un dio lo degna della (sua) mensa, né una dea del (suo) letto.
 

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