Introduzione
1) Il corso si intitola
“Amore e morte nella letteratura, nella filosofia, nel cinema”. Io tratterò il
tema soprattutto dal punto di vista letterario, con riferimento ad autori e testi sia della classicità, sia
della letteratura italiana. Sto dando un’indicazione generica, perché
ovviamente si tratta di una selezione di autori e testi secondo i miei gusti e
le mie conoscenze, visto che l’argomento in questione è vastissimo, lo si può
ritrovare in tanti autori di tante letterature, antiche e moderne, è un
argomento caro alla letteratura di ogni tempo. E non è un caso, perché l’amore e la morte sono eventi centrali
nella vita degli uomini, segnano le vicende umane con grande intensità e dunque
sono un argomento che ha sempre interessato gli autori e coinvolto emotivamente
i lettori.
2) Sono eventi spesso
collegati in storie tragiche, dove grandi amori si concludono tragicamente con
la morte. Pensate a Romeo e Giulietta di Shakespeare o ad Anna Karenina di Tolstoj:
sono amori destinati sin dall’inizio alla conclusione tragica della morte,
perché sono amori sovversivi,
nascono in opposizione alle regole della società in cui sono collocati (non può
realizzarsi l’amore fra Romeo e Giulietta nella Verona delle rivalità
insanabili fra famiglie; e non può realizzarsi l’amore di Anna Karenina e
Vronskij nella società aristocratica russa che condanna senza appello
l’infedeltà coniugale di Anna), ma anche perché il grande amore contiene in sé una promessa di felicità irrealizzabile,
una promessa a cui i protagonisti non possono rinunciare, preferendo piuttosto
rinunciare ad una vita che nega quella promessa.
3) Ma voglio cominciare
con un filosofo, anzi, con un medico-filosofo, mi riferisco a Freud, l’inventore della psicanalisi.
Ci si potrebbe chiedere che ha a che fare Freud con amore e morte, e la
risposta è: ha molto a che fare, perché Freud ha concepito l’idea che l’istinto
di vita, l’impulso ad amare (che lui chiama eros, appunto, amore in greco) e l’istinto di morte (che lui chiama
thanatos, in greco morte) siano gli
istinti fondamentali che determinano i comportamenti umani, sia individuali sia
collettivi.
Freud:
la scoperta dell’inconscio
4) Prima però sarà bene
dare qualche indicazione generale sul carattere del pensiero di Freud. Al centro del pensiero di Freud c’è la
scoperta del cosiddetto inconscio. In altre parole Freud pensa che al di
sotto della parte cosciente della nostra mente ci sia una parte inconscia che
determina i nostri comportamenti. E questa
parte inconscia è tutt’altro che irrilevante, visto che è come il corpo immerso
di un iceberg, di cui la parte cosciente è soltanto la punta che emerge.
L’inconscio non sarebbe altro che un magma di istinti, di pulsioni contro cui
la coscienza pone una barriera, respinge nel profondo; ma quegli istinti vogliono essere soddisfatti ed emergono quando la
coscienza non è perfettamente vigile, ad esempio nei sogni o nei lapsus, di
parola o di comportamento.
5) I lapsus di parola,
scritta o parlata, sono ben noti, tant’è che si usa dire “lapsus freudiano” nel
linguaggio comune, e succede quando si usa involontariamente una parola al
posto di un’altra; ma in quella involontarietà si nasconde un’intenzione reale,
il vero pensiero di ha fatto il lapsus. A questo proposito vorrei citare un
evento recente, quello del candidato
governatore della Lombardia che ha parlato di “razza bianca” a rischio di
estinzione. Di fronte all’indignazione generale per questa evocazione di
razze contrapposte, il candidato si è scusato dicendo che si è trattato di un
lapsus. Una toppa peggiore del buco, perché appunto, secondo Freud, il lapsus
rivela il reale pensiero, e dunque, nel caso, la necessità di salvaguardare la
razza bianca dall’avanzata di altre razze.
6) I lapsus di comportamento, detti anche “atti mancati”, sono quelli per
cui un individuo, apparentemente per sbadataggine o dimenticanza, fa un’azione
diversa da quella che avrebbe dovuto fare. Qui ho in mente un esempio
letterario, tratto da “La coscienza di
Zeno” di Svevo, ed è quello di Zeno che, quando muore il suo amico Guido,
cognato e socio in affari, sbaglia funerale, si accorge in ritardo di avere
seguito un altro funerale. Ma noi lettori sappiamo che quella era la vera
intenzione di Zeno, perché nel suo inconscio persisteva l’odio per Guido che
era stato suo rivale in amore.
7) Su questi aspetti il
pensiero di Freud ha un’evoluzione. In
una prima fase, per indicare la struttura della psiche, parla di Es
(l’insieme delle pulsioni, degli istinti profondi, che aspirano alla propria
soddisfazione secondo il cosiddetto principio
del piacere), di Io (la parte
cosciente, che ha imparato a relazionarsi con l’ambiente, e quindi a tenere a
freno le pulsioni istintive, acquisendo il cosiddetto principio di realtà), di
Super-Io (quella parte della psiche che si è formata a seguito di una sorta
di introiezione della figura paterna,
e quindi rappresenta, nell’interiorità dell’individuo, l’insieme dei precetti
morali, il senso del dovere, su cui il padre vigila e punisce).
Freud:
eros e thanatos
8) Solo successivamente, approfondendo la natura dell’Es, Freud parla di una energia psichica che si
distingue in pulsione sessuale (libido)
e pulsione aggressiva (destrudo),
pulsioni che poi in un certo senso personifica con i nomi di Eros (amore) e
Thanatos (morte). In altre parole Freud scandalizzò i contemporanei di fine
Ottocento non solo dicendo che le nevrosi, le malattie mentali scaturivano
dalla repressione dell’eros, delle esigenze sessuali, ma anche dicendo che
nella profondità dell’inconscio esiste una pulsione distruttiva ed
autodistruttiva.
9) Ma questa concezione
faceva anche sì che Freud fosse particolarmente pessimista riguardo il futuro
dell’umanità. Se è vero che la civiltà
nasce e si fonda sulla necessità di reprimere gli istinti, che altrimenti
scaricherebbero la loro energia in maniera distruttiva per la società, e questa
repressione garantisce l’ordine e il progresso, è altrettanto vero che gli individui pagano con il prezzo
dell’infelicità: dietro l’ordine e il progresso si cela quello che Freud
chiama “il disagio della civiltà”. Ogni volta che considera le prospettive
future dell’umanità, Freud è decisamente scettico. Così ne “L’avvenire di una illusione” (1927):
Sembra
piuttosto che ogni civiltà debba edificarsi sulla coercizione e sulla rinuncia
pulsionale… Si deve, a mio parere, tener conto del fatto che in tutti gli
uomini sono presenti tendenze distruttive, e perciò antisociali e ostili alla
civiltà.
E così ne “Il disagio della civiltà” (1930):
Mi
manca il coraggio di erigermi a profeta di fronte ai miei simili e accetto il
rimprovero di non saper portare loro nessuna consolazione.
Nota è anche la risposta di Freud ad una lettera inviatagli da Einstein, che
avvertiva l’approssimarsi della guerra (siamo nel 1933) e poneva domande sulla
possibilità di eliminare la guerra dalla storia dell’umanità. Freud ribadisce
che, alla luce dei suoi studi sulla pulsione di morte, non c’è speranza di
“sopprimere le tendenze aggressive degli uomini”:
Lei
si meraviglia che sia tanto facile infiammare gli uomini alla guerra, e presume
che in loro ci sia effettivamente una pulsione all’odio e alla distruzione …
Non posso far altro che convenire senza riserve con lei. Noi crediamo
all’esistenza di tale istinto (…) Pertanto, quando gli uomini vengono incitati
alla guerra, può far eco in loro un’intera serie di motivi consenzienti, nobili
e volgari, alcuni di cui si parla apertamente e altri che vengono taciuti … Il
piacere di aggredire e distruggere ne fa certamente parte, innumerevoli
crudeltà della storia e della vita quotidiana confermano la loro esistenza e la
loro forza … Talvolta, quando sentiamo parlare delle atrocità della storia,
abbiamo l’impressione che i motivi ideali servissero da paravento alle brame di
distruzione (…)
10) L’unico spiraglio che Freud lascia
aperto è legato all’altra pulsione, la pulsione sessuale, Eros, l’istinto di
vita, che si contrappone a Thanatos, l’istinto di morte. L’energia psichica è una, anche se si distingue in libido (l’energia di Eros) e destrudo
(l’energia di Thanatos). Le due energie operano in maniera complementare, il
che vuol dire che se si favorisce, a livello sociale, uno sviluppo non
repressivo della libido, necessariamente
si riducono, o comunque si alterano le manifestazioni della destrudo. E questo sembra essere il
senso della speranza con cui si concludeva Il disagio della civiltà:
E
ora c’è da aspettarsi che l’altra delle due potenze celesti, l’Eros eterno,
farà uno sforzo per affermarsi nella lotta con il suo avversario altrettanto
immortale.
E lo stesso concetto Freud
esprime nella citata lettera di risposta ad Einstein:
Se
la propensione alla guerra è un prodotto della pulsione distruttiva, contro di essa
è ovvio ricorrere all’antagonista di questa pulsione, l’Eros. Tutto ciò che fa
sorgere legami emotivi tra gli uomini deve agire contro la guerra. Questi
legami possono essere di due specie. In primo luogo relazioni come con un
oggetto amoroso, anche se prive di meta sessuale. La psicoanalisi non ha
bisogno di vergognarsi se qui si parla di amore, perché la religione dice la
stessa cosa: “ama il prossimo tuo come te stesso”. Ora, è facile pretenderlo,
ma è difficile porlo in atto. L’altra specie di legame emotivo è quella per
identificazione. Tutto ciò che provoca solidarietà significative fra gli uomini
risveglia sentimenti comuni di questo genere, le identificazioni. Su di esse
riposa in buona parte l’assetto della società umana.
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