martedì 6 febbraio 2018

Amore e morte in Freud


Introduzione

1) Il corso si intitola “Amore e morte nella letteratura, nella filosofia, nel cinema”. Io tratterò il tema soprattutto dal punto di vista letterario, con riferimento ad autori e testi sia della classicità, sia della letteratura italiana. Sto dando un’indicazione generica, perché ovviamente si tratta di una selezione di autori e testi secondo i miei gusti e le mie conoscenze, visto che l’argomento in questione è vastissimo, lo si può ritrovare in tanti autori di tante letterature, antiche e moderne, è un argomento caro alla letteratura di ogni tempo. E non è un caso, perché l’amore e la morte sono eventi centrali nella vita degli uomini, segnano le vicende umane con grande intensità e dunque sono un argomento che ha sempre interessato gli autori e coinvolto emotivamente i lettori.

2) Sono eventi spesso collegati in storie tragiche, dove grandi amori si concludono tragicamente con la morte. Pensate a Romeo e Giulietta di Shakespeare o ad Anna Karenina di Tolstoj: sono amori destinati sin dall’inizio alla conclusione tragica della morte, perché sono amori sovversivi, nascono in opposizione alle regole della società in cui sono collocati (non può realizzarsi l’amore fra Romeo e Giulietta nella Verona delle rivalità insanabili fra famiglie; e non può realizzarsi l’amore di Anna Karenina e Vronskij nella società aristocratica russa che condanna senza appello l’infedeltà coniugale di Anna), ma anche perché il grande amore contiene in sé una promessa di felicità irrealizzabile, una promessa a cui i protagonisti non possono rinunciare, preferendo piuttosto rinunciare ad una vita che nega quella promessa.

3) Ma voglio cominciare con un filosofo, anzi, con un medico-filosofo, mi riferisco a Freud, l’inventore della psicanalisi. Ci si potrebbe chiedere che ha a che fare Freud con amore e morte, e la risposta è: ha molto a che fare, perché Freud ha concepito l’idea che l’istinto di vita, l’impulso ad amare (che lui chiama eros, appunto, amore in greco) e l’istinto di morte (che lui chiama thanatos, in greco morte) siano gli istinti fondamentali che determinano i comportamenti umani, sia individuali sia collettivi.

Freud: la scoperta dell’inconscio

4) Prima però sarà bene dare qualche indicazione generale sul carattere del pensiero di Freud. Al centro del pensiero di Freud c’è la scoperta del cosiddetto inconscio. In altre parole Freud pensa che al di sotto della parte cosciente della nostra mente ci sia una parte inconscia che determina i nostri comportamenti. E questa parte inconscia è tutt’altro che irrilevante, visto che è come il corpo immerso di un iceberg, di cui la parte cosciente è soltanto la punta che emerge. L’inconscio non sarebbe altro che un magma di istinti, di pulsioni contro cui la coscienza pone una barriera, respinge nel profondo; ma quegli istinti vogliono essere soddisfatti ed emergono quando la coscienza non è perfettamente vigile, ad esempio nei sogni o nei lapsus, di parola o di comportamento.

5) I lapsus di parola, scritta o parlata, sono ben noti, tant’è che si usa dire “lapsus freudiano” nel linguaggio comune, e succede quando si usa involontariamente una parola al posto di un’altra; ma in quella involontarietà si nasconde un’intenzione reale, il vero pensiero di ha fatto il lapsus. A questo proposito vorrei citare un evento recente, quello del candidato governatore della Lombardia che ha parlato di “razza bianca” a rischio di estinzione. Di fronte all’indignazione generale per questa evocazione di razze contrapposte, il candidato si è scusato dicendo che si è trattato di un lapsus. Una toppa peggiore del buco, perché appunto, secondo Freud, il lapsus rivela il reale pensiero, e dunque, nel caso, la necessità di salvaguardare la razza bianca dall’avanzata di altre razze.

6) I lapsus di comportamento, detti anche “atti mancati”, sono quelli per cui un individuo, apparentemente per sbadataggine o dimenticanza, fa un’azione diversa da quella che avrebbe dovuto fare. Qui ho in mente un esempio letterario, tratto da “La coscienza di Zeno” di Svevo, ed è quello di Zeno che, quando muore il suo amico Guido, cognato e socio in affari, sbaglia funerale, si accorge in ritardo di avere seguito un altro funerale. Ma noi lettori sappiamo che quella era la vera intenzione di Zeno, perché nel suo inconscio persisteva l’odio per Guido che era stato suo rivale in amore.

7) Su questi aspetti il pensiero di Freud ha un’evoluzione. In una prima fase, per indicare la struttura della psiche, parla di Es (l’insieme delle pulsioni, degli istinti profondi, che aspirano alla propria soddisfazione secondo il cosiddetto principio del piacere), di Io (la parte cosciente, che ha imparato a relazionarsi con l’ambiente, e quindi a tenere a freno le pulsioni istintive, acquisendo il cosiddetto principio di realtà), di Super-Io (quella parte della psiche che si è formata a seguito di una sorta di introiezione della figura paterna, e quindi rappresenta, nell’interiorità dell’individuo, l’insieme dei precetti morali, il senso del dovere, su cui il padre vigila e punisce).

Freud: eros e thanatos

8) Solo successivamente, approfondendo la natura dell’Es, Freud parla di una energia psichica che si distingue in pulsione sessuale (libido) e pulsione aggressiva (destrudo), pulsioni che poi in un certo senso personifica con i nomi di Eros (amore) e Thanatos (morte). In altre parole Freud scandalizzò i contemporanei di fine Ottocento non solo dicendo che le nevrosi, le malattie mentali scaturivano dalla repressione dell’eros, delle esigenze sessuali, ma anche dicendo che nella profondità dell’inconscio esiste una pulsione distruttiva ed autodistruttiva.

9) Ma questa concezione faceva anche sì che Freud fosse particolarmente pessimista riguardo il futuro dell’umanità. Se è vero che la civiltà nasce e si fonda sulla necessità di reprimere gli istinti, che altrimenti scaricherebbero la loro energia in maniera distruttiva per la società, e questa repressione garantisce l’ordine e il progresso, è altrettanto vero che gli individui pagano con il prezzo dell’infelicità: dietro l’ordine e il progresso si cela quello che Freud chiama “il disagio della civiltà”. Ogni volta che considera le prospettive future dell’umanità, Freud è decisamente scettico. Così ne “L’avvenire di una illusione” (1927):

Sembra piuttosto che ogni civiltà debba edificarsi sulla coercizione e sulla rinuncia pulsionale… Si deve, a mio parere, tener conto del fatto che in tutti gli uomini sono presenti tendenze distruttive, e perciò antisociali e ostili alla civiltà.


E così ne “Il disagio della civiltà” (1930):


Mi manca il coraggio di erigermi a profeta di fronte ai miei simili e accetto il rimprovero di non saper portare loro nessuna consolazione.


Nota è anche la risposta di Freud ad una lettera inviatagli da Einstein, che avvertiva l’approssimarsi della guerra (siamo nel 1933) e poneva domande sulla possibilità di eliminare la guerra dalla storia dell’umanità. Freud ribadisce che, alla luce dei suoi studi sulla pulsione di morte, non c’è speranza di “sopprimere le tendenze aggressive degli uomini”:

Lei si meraviglia che sia tanto facile infiammare gli uomini alla guerra, e presume che in loro ci sia effettivamente una pulsione all’odio e alla distruzione … Non posso far altro che convenire senza riserve con lei. Noi crediamo all’esistenza di tale istinto (…) Pertanto, quando gli uomini vengono incitati alla guerra, può far eco in loro un’intera serie di motivi consenzienti, nobili e volgari, alcuni di cui si parla apertamente e altri che vengono taciuti … Il piacere di aggredire e distruggere ne fa certamente parte, innumerevoli crudeltà della storia e della vita quotidiana confermano la loro esistenza e la loro forza … Talvolta, quando sentiamo parlare delle atrocità della storia, abbiamo l’impressione che i motivi ideali servissero da paravento alle brame di distruzione (…)


10) L’unico spiraglio che Freud lascia aperto è legato all’altra pulsione, la pulsione sessuale, Eros, l’istinto di vita, che si contrappone a Thanatos, l’istinto di morte. L’energia psichica è una, anche se si distingue in libido (l’energia di Eros) e destrudo (l’energia di Thanatos). Le due energie operano in maniera complementare, il che vuol dire che se si favorisce, a livello sociale, uno sviluppo non repressivo della libido, necessariamente si riducono, o comunque si alterano le manifestazioni della destrudo. E questo sembra essere il senso della speranza con cui si concludeva Il disagio della civiltà:

E ora c’è da aspettarsi che l’altra delle due potenze celesti, l’Eros eterno, farà uno sforzo per affermarsi nella lotta con il suo avversario altrettanto immortale.


E lo stesso concetto Freud esprime nella citata lettera di risposta ad Einstein:


Se la propensione alla guerra è un prodotto della pulsione distruttiva, contro di essa è ovvio ricorrere all’antagonista di questa pulsione, l’Eros. Tutto ciò che fa sorgere legami emotivi tra gli uomini deve agire contro la guerra. Questi legami possono essere di due specie. In primo luogo relazioni come con un oggetto amoroso, anche se prive di meta sessuale. La psicoanalisi non ha bisogno di vergognarsi se qui si parla di amore, perché la religione dice la stessa cosa: “ama il prossimo tuo come te stesso”. Ora, è facile pretenderlo, ma è difficile porlo in atto. L’altra specie di legame emotivo è quella per identificazione. Tutto ciò che provoca solidarietà significative fra gli uomini risveglia sentimenti comuni di questo genere, le identificazioni. Su di esse riposa in buona parte l’assetto della società umana.

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