I,  4   
Albi,   nostrorum sermonum  candide iudex, 
quid   nunc te dicam facere in regione Pedana? 
Scribere   quod Cassi Parmensis opuscula vincat, 
an tacitum silvas inter reptare salubris, 
curantem   quicquid dignum sapiente bonoque est? 
Non  tu corpus eras sine  pectore; di tibi formam, 
di   tibi divitias dederunt artemque fruendi. 
Quid voveat dulci nutricula maius alumno, 
qui  sapere et fari possit quae sentiat, et cui 
gratia,  fama, valetudo contingat abunde, 
et   mundus victus non deficiente   crumina? 
Inter   spem curamque, timores inter et iras 
omnem  crede diem tibi diluxisse supremum; 
grata   superveniet quae non sperabitur hora. 
Me   pinguem et nitidum bene curata cute vises,   
cum  ridere voles, Epicuri de grege porcum. 
I,  8
Celso   gaudere et bene rem gerere Albinovano
Musa  rogata refer, comiti scribaeque Neronis.
si   quaeret quid agam, dic multa et pulchra minantem
vivere   nec recte nec suaviter, haud quia grando
contuderit   vitis oleamve momorderit aestus,
nec   quia longinquis armentum aegrotet in agris;
sed   quia mente minus validus quam corpore toto
nil   audire velim, nil discere, quod levet aegrum,
fidis   offendar medicis, irascar amicis,
cur  me funesto properent arcere   veterno,
quae   nocuere sequar, fugiam quae profore   credam,
Romae Tibur amem, ventosus Tibure Romam.
Post haec, ut valeat, quo pacto rem gerat  et se,
ut   placeat iuveni percontare utque cohorti.
si   dicet ‘recte’, primum gaudere, subinde
praeceptum auriculis hoc instillare memento:
ut tu fortunam,  sic nos te, Celse, feremus.
Traduzione
I, 4
“Albio, imparziale critico dei miei Sermoni, che cosa  dovrei consigliarti di fare oggi nella zona di Pedo?  Scrivere qualcosa che superi i libelli di Cassio  Parmense o passeggiare per i boschi salubri in silenzio, meditando su tutto ciò  che è degno di un uomo saggio ed onesto? Tu non eri un corpo senz’anima; gli  dei ti hanno concesso bellezza, ricchezze e l’arte di goderne. Che cosa può  augurare di più al suo dolce protetto una nutrice, se non che possa avere  buon senso, sappia esprimere quello che pensa e abbia in abbondanza favori,  successo, salute e uno stile di vita decoroso, sempre che non sia vuoto il  portafogli? Tra la speranza e la preoccupazione, tra le paure e gli sdegni,  considera che ogni giorno della tua vita sia per te l’ultimo; ti giungerà  gradita l’ora che non si è sperata. Quando vorrai stare in compagnia, vieni a  trovare me, grassottello e lucido porco del gregge di Epicureo dalla pelle  ben curata”
 I, 8
A  Celso Albinovano, compagno e segretario di Nerone,  augura, Musa, ti prego, che stia in allegria e se la goda. Se domanderà come  io sto, digli che promettendo molte e belle cose non vivo né come si  dovrebbe, né come vorrei, non perché la grandine abbia distrutto le viti o la  morsa del caldo danneggiato gli ulivi; e nemmeno perché in pascoli lontani  un’epidemia abbia falcidiato il mio gregge, ma perché ammalato piú nella mente che in tutto il  corpo non vorrei sentire, non sapere nulla di ciò che potrebbe sollevarmi, me  la prendo coi medici fidati, m’infurio con gli amici, perché vorrebbero  allontanarmi dalla mortale apatia, correrò dietro a quel che mi nuoce,  fuggirò ciò che io creda giovarmi: seguendo il vento a Roma desidero Tivoli,  a Tivoli Roma. Dopo di ché, chiedigli come sta, come se la cava col lavoro e  con la vita, se va d’accordo col giovane Nerone e col suo seguito. Se ti  risponderà “bene”, dapprima rallégrati con lui, poi ricordati di instillargli  nelle orecchie questo avvertimento: “Come tu ti comporterai con la fortuna,  Celso, così noi con te”.
 
Nessun commento:
Posta un commento