La pulsione di morte,
introiettata, rafforza il Super-Io
1)
Ma in definitiva, si chiede Freud, “che mezzi ha la civiltà per frenare la
spinta aggressiva che le si oppone, per renderla innocua, magari per abolirla”?
ed ecco la risposta:
L’aggressività viene introiettata,
interiorizzata, propriamente viene rimandata donde è venuta, ossia è volta
contro il proprio Io. Qui viene assunta da una parte dell’Io, che si contrappone come Super-io al
rimanente, ed ora come coscienza morale è pronta a dimostrare contro l’Io la
stessa inesorabile aggressività che l’Io avrebbe volentieri soddisfatto contro
altri individui estranei. Chiamiamo senso
di colpa la tensione tra il rigido Super-io e l’Io ad esso soggetto,
tale senso si manifesta come bisogno
di punizione. La civiltà domina dunque il pericoloso desiderio di
aggressione dell’individuo infiacchendolo,
disarmandolo e facendolo sorvegliare da una istanza al suo interno, come da una
guarnigione nella città conquistata.
2)
Dunque l’aggressività interiorizzata comporta il
rafforzamento del Super-Io che si mobilita contro l’Io e genera in lui il senso
di colpa. Il Super-Io, abbiamo detto, è quella parte della psiche che si è formata a seguito di
una sorta di introiezione della figura del padre, il quale,
nell’interiorità dell’individuo, vigila
e punisce, non solo i comportamenti ma anche i pensieri e i desideri. Il senso
di colpa, che si manifesta come bisogno
di punizione, nasce non perché si è commesso il male (in questo caso,
il soddisfacimento della pulsione aggressiva), ma perché si è avuto il desiderio di compierlo. In questo senso,
dice Freud, “non c’è differenza tra il fare e il volere il male, perché niente può
rimanere nascosto dinanzi al Super-Io, neppure i pensieri”.
L’individuo
è infelice e, in attesa della guerra, si sfoga con il tifo ultrà
3) La civiltà dunque si protegge in questo modo
dalla pericolosa pulsione di morte, ma l’individuo
paga con il prezzo dell’infelicità, con un senso di colpa destinato a crescere,
dice Freud, in misura sempre meno tollerabile. A sua
volta, la pulsione di morte così
interiorizzata non aspetta che l’occasione per scatenarsi verso l’esterno.
Nel frattempo, aggiungo io, si sfoga con
quel surrogato della guerra che è – particolarmente nel calcio, ma non
solo – lo scontro violento fra tifosi di squadre opposte, cui assistiamo
ogni settimana.
L’unica
speranza è legata al rafforzamento di Eros
4) L’unico spiraglio che Freud lascia aperto è
legato all’altra pulsione, la pulsione sessuale, Eros, l’istinto di vita, che
si contrappone a Thanatos, l’istinto di morte. L’energia psichica è una, anche se si distingue in libido (l’energia di Eros) e destrudo (l’energia di Thanatos). Le due pulsioni sono opposte ma operano
in maniera complementare, il che vuol dire che se si favorisce, a livello sociale, uno sviluppo non repressivo
della libido, necessariamente si
riducono, o comunque si alterano le manifestazioni della destrudo. E’ questo il senso della speranza espressa nella
già citata lettera ad Einstein:
Se la
propensione alla guerra è un prodotto della pulsione distruttiva, contro di
essa è ovvio ricorrere all’antagonista di questa pulsione, l’Eros. Tutto ciò che fa
sorgere legami emotivi tra gli uomini deve agire contro la guerra..
Quindi Freud cerca di spiegare che cosa intende
per “legami emotivi fra gli uomini” e
parla di “relazioni come con un soggetto
amoroso, anche se prive di meta sessuale” e poi di “solidarietà significative fra gli uomini”. In altre parole dice che
l’Eros può essere soddisfatto in attività e rapporti che non sono sessuali nel
senso della sessualità genitale, e che pure sono libidici ed erotici.
5) E questo sembra essere lo stesso senso della
speranza con cui si concludeva Il disagio
della civiltà:
Mi manca il coraggio di erigermi a profeta di fronte ai miei
simili e accetto il rimprovero di non
sapere portare loro nessuna consolazione… Il problema fondamentale del
destino della specie umana a me sembra sia questo: se, e fino a che punto, l’evoluzione civile degli uomini riuscirà a
dominare i turbamenti della vita collettiva provocati dalla loro pulsione
aggressiva e autodistruttrice… Gli uomini adesso hanno esteso talmente il
proprio potere sulle forze naturali che, giovandosi di esse, sarebbe facile
sterminarsi a vicenda, fino all’ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietudine,
infelicità, apprensione. E ora c’è da aspettarsi che l’altra delle due potenze celesti,
l’Eros eterno, farà uno sforzo per affermarsi nella lotta con il suo avversario
altrettanto immortale.
La
polemica anti-religiosa accomuna Freud e Lucrezio
6) Che hanno a che fare con tutto ciò Lucrezio
e la filosofia epicurea, di cui con la sua opera, il De rerum natura, il poeta
voleva essere il divulgatore nel mondo romano? Ma prima di spiegare in che
senso, secondo me, ci sono nel De
rerum natura dei versi che corrispondono al pensiero di Freud sul rapporto
fra amore e morte, consentitemi di mostrare come, pur nella diversità delle
argomentazioni, ci sia un aspetto
specifico che accomuna Lucrezio e Freud, ed è la dura polemica contro la religione.
L’avvenire di un’illusione: la religione come nevrosi universale
7) A questa polemica Freud dedica un saggio, L’avvenire
di un’illusione, del 1927. C’è una genesi psichica della religione,
per cui la figura di Dio non è altro che una proiezione della figura del
padre dell’infanzia, quel padre
che era onnipotente e protettivo, ma anche capace di punire. Di fronte
all’infelicità della vita persiste nell’adulto il bisogno di protezione e
sicurezza, ed egli la trova in un Dio
che vede e provvede, che premia o punisce, in questa vita o nell’altra.
Così nel saggio in questione:
Quando l’individuo, crescendo, nota che è destinato a
rimanere sempre un bambino che non potrà mai fare a meno della protezione
contro le potenze superiori, egli
conferisce a queste i tratti della figura patema, si crea gli dèi, che teme,
che cerca di propiziarsi e a cui tuttavia affida la propria protezione. Così il motivo del desiderio bramoso del padre è identico al bisogno di
protezione contro le conseguenze dell’impotenza umana…. Il governo amorevole della provvidenza divina placa
l’angoscia di fronte ai pericoli della vita, (l’introduzione di un ordine morale universale assicura la
soddisfazione del bisogno di giustizia, che nell’ambito della civiltà umana è
rimasto così spesso insoddisfatto,) il
prolungamento dell’esistenza terrena con una vita futura appronta la cornice
spaziale e temporale in cui questi appagamenti si compiranno….
8) La religione
dunque, scrive Freud, non è
altro che una forma di nevrosi su scala universale, una nevrosi da cui
in prospettiva si può guarire, così
come, “crescendo, molti bambini superano
la loro analoga nevrosi”:
La
religione sarebbe la nevrosi ossessiva universale dell’umanità; come quella del bambino, che derivò dal complesso di Edipo,
dalla relazione col padre. In base a questa concezione, si può prevedere che l’allontanamento dalla religione avverrà con la
fatale inesorabilità di un processo di crescita, e che noi proprio
adesso ci troviamo in mezzo a questa fase di sviluppo…
E ancora:
Si impone nello psicologo l’idea che la religione è paragonabile a una nevrosi infantile, ed egli è
abbastanza ottimista da credere che l’umanità supererà questa fase nevrotica
così come, crescendo, molti bambini superano la loro analoga nevrosi.
Si
guarisce affidandosi alla scienza
9) E’ una nevrosi da cui si può guarire, affidandosi alla ragione e alla conoscenza scientifica
della realtà:
Abbiamo sentito l’ammissione che la religione non ha più
sugli uomini lo stesso influsso di prima (si tratta qui della civiltà europeo-cristiana)…
La ragione di questa trasformazione è il
rafforzamento dello spirito scientifico…. La critica ha intaccato la
forza probatoria dei documenti religiosi, la
scienza della natura ha mostrato gli errori in essi contenuti, la ricerca ha
scorto la fatale somiglianza delle rappresentazioni religiose da noi venerate
con le produzioni spirituali dei popoli e dei tempi primitivi…. Lo spirito scientifico produce un
modo particolare di atteggiarsi nei confronti delle cose di questo mondo;… quanto maggiore è il numero degli uomini a
cui divengono accessibili i tesori del nostro sapere, tanto più si diffonde il
distacco dalla fede religiosa.
10) Quindi, immaginando di rispondere ad un
ipotetico interlocutore che sostiene il valore e l’importanza della religione e
accusa invece la scienza di essere illusoria, in particolare quella dello
psicologo, che pretende di spiegare il funzionamento della psiche, Freud
così conclude:
Uno psicologo che non si illude su quanto sia difficile
raccapezzarsi in questo mondo si sforzerà di giudicare lo sviluppo dell’umanità
in base a quel po’ di discernimento acquisito nello studio dei processi
psichici che avvengono nell’individuo durante il suo sviluppo dall’infanzia
all’età adulta. …. Noi crediamo che sia possibile, col lavoro scientifico, apprendere sulla realtà del mondo
qualcosa che ci permetterà di accrescere il nostro potere e indirizzare la
nostra vita. Se questa credenza è un’illusione, allora siamo nella Sua stessa
situazione (cioè, dell’interlocutore
immaginario), ma la scienza ci ha
fornito la prova, con numerosi e significativi successi, di non essere
un’illusione. Essa ha molti aperti nemici e anche più nemici camuffati tra coloro che non riescono a perdonarle
di aver svigorito la fede religiosa e di minacciare di abbatterla…. la nostra scienza non è un’illusione. Un’illusione
sarebbe invece di credere che possiamo prendere da un’altra parte quello che
essa non può darci.
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