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martedì 18 novembre 2025

AMORE E MORTE: DA FREUD A LUCREZIO (III parte)

 

La pulsione di morte, introiettata, rafforza il Super-Io

1)    Ma in definitiva, si chiede Freud, “che mezzi ha la civiltà per frenare la spinta aggressiva che le si oppone, per renderla innocua, magari per abolirla”? ed ecco la risposta:

L’aggressività viene introiettata, interiorizzata, propriamente viene rimandata donde è venuta, ossia è volta contro il proprio Io. Qui viene assunta da una parte dell’Io, che si contrappone come Super-io al rimanente, ed ora come coscienza morale è pronta a dimostrare contro l’Io la stessa inesorabile aggressività che l’Io avrebbe volentieri soddisfatto contro altri individui estranei. Chiamiamo senso di colpa la tensione tra il rigido Super-io e l’Io ad esso soggetto, tale senso si manifesta come bisogno di punizione. La civiltà domina dunque il pericoloso desiderio di aggressione dell’individuo infiacchendolo, disarmandolo e facendolo sorvegliare da una istanza al suo interno, come da una guarnigione nella città conquistata.

2)    Dunque l’aggressività interiorizzata comporta il rafforzamento del Super-Io che si mobilita contro l’Io e genera in lui il senso di colpa. Il Super-Io, abbiamo detto, è quella parte della psiche che si è formata a seguito di una sorta di introiezione della figura del padre, il quale, nell’interiorità dell’individuo, vigila e punisce, non solo i comportamenti ma anche i pensieri e i desideri. Il senso di colpa, che si manifesta come bisogno di punizione, nasce non perché si è commesso il male (in questo caso, il soddisfacimento della pulsione aggressiva), ma perché si è avuto il desiderio di compierlo. In questo senso, dice Freud, “non c’è differenza tra il fare e il volere il male, perché niente può rimanere nascosto dinanzi al Super-Io, neppure i pensieri”.

L’individuo è infelice e, in attesa della guerra, si sfoga con il tifo ultrà

3)    La civiltà dunque si protegge in questo modo dalla pericolosa pulsione di morte, ma l’individuo paga con il prezzo dell’infelicità, con un senso di colpa destinato a crescere, dice Freud, in misura sempre meno tollerabile. A sua volta, la pulsione di morte così interiorizzata non aspetta che l’occasione per scatenarsi verso l’esterno. Nel frattempo, aggiungo io, si sfoga con quel surrogato della guerra che è – particolarmente nel calcio, ma non solo – lo scontro violento fra tifosi di squadre opposte, cui assistiamo ogni settimana.

L’unica speranza è legata al rafforzamento di Eros

4)    L’unico spiraglio che Freud lascia aperto è legato all’altra pulsione, la pulsione sessuale, Eros, l’istinto di vita, che si contrappone a Thanatos, l’istinto di morte. L’energia psichica è una, anche se si distingue in libido (l’energia di Eros) e destrudo (l’energia di Thanatos). Le due pulsioni sono opposte ma operano in maniera complementare, il che vuol dire che se si favorisce, a livello sociale, uno sviluppo non repressivo della libido, necessariamente si riducono, o comunque si alterano le manifestazioni della destrudo. E’ questo il senso della speranza espressa nella già citata lettera ad Einstein:

Se la propensione alla guerra è un prodotto della pulsione distruttiva, contro di essa è ovvio ricorrere all’antagonista di questa pulsione, l’Eros. Tutto ciò che fa sorgere legami emotivi tra gli uomini deve agire contro la guerra..

Quindi Freud cerca di spiegare che cosa intende per “legami emotivi fra gli uomini” e parla di “relazioni come con un soggetto amoroso, anche se prive di meta sessuale” e poi di “solidarietà significative fra gli uomini”. In altre parole dice che l’Eros può essere soddisfatto in attività e rapporti che non sono sessuali nel senso della sessualità genitale, e che pure sono libidici ed erotici.

5)    E questo sembra essere lo stesso senso della speranza con cui si concludeva Il disagio della civiltà:

Mi manca il coraggio di erigermi a profeta di fronte ai miei simili e accetto il rimprovero di non sapere portare loro nessuna consolazione… Il problema fondamentale del destino della specie umana a me sembra sia questo: se, e fino a che punto, l’evoluzione civile degli uomini riuscirà a dominare i turbamenti della vita collettiva provocati dalla loro pulsione aggressiva e autodistruttrice… Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio potere sulle forze naturali che, giovandosi di esse, sarebbe facile sterminarsi a vicenda, fino all’ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietudine, infelicità, apprensione. E ora c’è da aspettarsi che l’altra delle due potenze celesti, l’Eros eterno, farà uno sforzo per affermarsi nella lotta con il suo avversario altrettanto immortale.

La polemica anti-religiosa accomuna Freud e Lucrezio

6)    Che hanno a che fare con tutto ciò Lucrezio e la filosofia epicurea, di cui con la sua opera, il De rerum natura, il poeta voleva essere il divulgatore nel mondo romano? Ma prima di spiegare in che senso, secondo me, ci sono nel De rerum natura dei versi che corrispondono al pensiero di Freud sul rapporto fra amore e morte, consentitemi di mostrare come, pur nella diversità delle argomentazioni, ci sia un aspetto specifico che accomuna Lucrezio e Freud, ed è la dura polemica contro la religione.

L’avvenire di un’illusione: la religione come nevrosi universale

7)    A questa polemica Freud dedica un saggio, L’avvenire di un’illusione, del 1927. C’è una genesi psichica della religione, per cui la figura di Dio non è altro che una proiezione della figura del padre dell’infanzia, quel padre che era onnipotente e protettivo, ma anche capace di punire. Di fronte all’infelicità della vita persiste nell’adulto il bisogno di protezione e sicurezza, ed egli la trova in un Dio che vede e provvede, che premia o punisce, in questa vita o nell’altra. Così nel saggio in questione:

Quando l’individuo, crescendo, nota che è destinato a rimanere sempre un bambino che non potrà mai fare a meno della protezione contro le potenze superiori, egli conferisce a queste i tratti della figura patema, si crea gli dèi, che teme, che cerca di propiziarsi e a cui tuttavia affida la propria protezione. Così il motivo del desiderio bramoso del padre è identico al bisogno di protezione contro le conseguenze dell’impotenza umana…. Il governo amorevole della provvidenza divina placa l’angoscia di fronte ai pericoli della vita, (l’introduzione di un ordine morale universale assicura la soddisfazione del bisogno di giustizia, che nell’ambito della civiltà umana è rimasto così spesso insoddisfatto,) il prolungamento dell’esistenza terrena con una vita futura appronta la cornice spaziale e temporale in cui questi appagamenti si compiranno….

8)    La religione dunque, scrive Freud, non è altro che una forma di nevrosi su scala universale, una nevrosi da cui in prospettiva si può guarire, così come, “crescendo, molti bambini superano la loro analoga nevrosi”:   

La religione sarebbe la nevrosi ossessiva universale dell’umanità; come quella del bambino, che derivò dal complesso di Edipo, dalla relazione col padre. In base a questa concezione, si può prevedere che l’allontanamento dalla religione avverrà con la fatale inesorabilità di un processo di crescita, e che noi proprio adesso ci troviamo in mezzo a questa fase di sviluppo…

E ancora:

Si impone nello psicologo l’idea che la religione è paragonabile a una nevrosi infantile, ed egli è abbastanza ottimista da credere che l’umanità supererà questa fase nevrotica così come, crescendo, molti bambini superano la loro analoga nevrosi.

Si guarisce affidandosi alla scienza

9)    E’ una nevrosi da cui si può guarire, affidandosi alla ragione e alla conoscenza scientifica della realtà:

Abbiamo sentito l’ammissione che la religione non ha più sugli uomini lo stesso influsso di prima (si tratta qui della civiltà europeo-cristiana)… La ragione di questa trasformazione è il rafforzamento dello spirito scientifico…. La critica ha intaccato la forza probatoria dei documenti religiosi, la scienza della natura ha mostrato gli errori in essi contenuti, la ricerca ha scorto la fatale somiglianza delle rappresentazioni religiose da noi venerate con le produzioni spirituali dei popoli e dei tempi primitivi…. Lo spirito scientifico produce un modo particolare di atteggiarsi nei confronti delle cose di questo mondo;… quanto maggiore è il numero degli uomini a cui divengono accessibili i tesori del nostro sapere, tanto più si diffonde il distacco dalla fede religiosa.

10)      Quindi, immaginando di rispondere ad un ipotetico interlocutore che sostiene il valore e l’importanza della religione e accusa invece la scienza di essere illusoria, in particolare quella dello psicologo, che pretende di spiegare il funzionamento della psiche, Freud così conclude:

Uno psicologo che non si illude su quanto sia difficile raccapezzarsi in questo mondo si sforzerà di giudicare lo sviluppo dell’umanità in base a quel po’ di discernimento acquisito nello studio dei processi psichici che avvengono nell’individuo durante il suo sviluppo dall’infanzia all’età adulta. …. Noi crediamo che sia possibile, col lavoro scientifico, apprendere sulla realtà del mondo qualcosa che ci permetterà di accrescere il nostro potere e indirizzare la nostra vita. Se questa credenza è un’illusione, allora siamo nella Sua stessa situazione (cioè, dell’interlocutore immaginario), ma la scienza ci ha fornito la prova, con numerosi e significativi successi, di non essere un’illusione. Essa ha molti aperti nemici e anche più nemici camuffati tra coloro che non riescono a perdonarle di aver svigorito la fede religiosa e di minacciare di abbatterla…. la nostra scienza non è un’illusione. Un’illusione sarebbe invece di credere che possiamo prendere da un’altra parte quello che essa non può darci.

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