martedì 29 aprile 2025

ASPETTI CONTROVERSI DELLA DIVINA COMMEDIA (V parte)

 

Il pensiero di Dante, interno al Medioevo, appare reazionario

9)    Ad esempio il fatto che Dante appaia come un conservatore, un reazionario, in quanto ragiona sulla base di schemi che già ai suoi tempi sono superati, o in via di superamento. Di fronte alla realtà, che si va storicamente affermando, degli Stati nazionali (di cui esempio vistoso era la Francia, governata da un monarca forte e autorevole, come Filippo il Bello), Dante non ne capisce la portata rivoluzionaria (anzi, vede in essi un segno della degenerazione maligna) e reagisce con la grande nostalgia-utopia dei due poteri universali e provenienti da Dio – Impero e Papato – che, in armonia, garantiscono il bene dell’uomo rispettivamente nella città terrena e nella città celeste. Tuttavia non si può non notare che in quel pensiero c’è anche un aspetto di grande modernità, in quanto viene teorizzata l’autonomia del potere politico da quello religioso.

L’amore per l’Italia non è nazionalismo

10)                      Altro motivo che potrebbe indurre ad associare il pensiero di Dante al moderno pensiero di destra, sarebbe, secondo alcuni, l’amor di patria che Dante manifesta non solo per la sua Firenze, ma per l’Italia intera, il “bel paese là ove il sì suona (Inf. XXXIII, 80). Certamente Dante riconosce la specificità della nazione italiana, che a lui è cara, tant’è che con il De vulgari eloquentia ricerca una lingua unitaria per l’intero paese e nel già citato canto VI del Purgatorio si lamenta delle tante contrapposizioni e rivalità che la tormentano.

11)                      Ma Dante non pensa assolutamente a uno Stato nazionale, politicamente autonomo, e magari contrapposto ad altri Stati secondo la logica del nazionalismo. Al contrario, Dante deplora questa possibilità, giacché ogni potere locale si deve sottomettere ad un potere superiore, l’unico legittimato da Dio, quello dell’Imperatore. Se volessimo forzare questa interpretazione, potremmo dire che la logica nazionalistica deplorata da Dante è quella della destra, mentre il potere superiore dell’Imperatore potrebbe essere assimilato a quello attuale dell’Europa nei confronti degli Stati nazionali.

Il rimpianto del passato: contro la “gente nova” e i “sùbiti guadagni

12)                      Ma anche sul piano dei comportamenti degli uomini, sul piano dei valori  Dante rimpiange i tempi passati. Il disordine morale, che discende dal disordine politico, si manifesta nella società a lui contemporanea nel trionfo della logica del profitto. La sobrietà, la pudicizia, la morigeratezza dei costumi sono sostituiti dalla cupidigia del denaro e nelle città ha preso il sopravvento una “gente nova” che mira solo ai “sùbiti guadagni” da conseguirsi con l’attività mercantile e bancaria. E’ nel canto XVI dell’Inferno che Dante usa queste parole riferendosi alla Firenze dei suoi tempi. Siamo nel girone dei violenti contro natura (i sodomiti), Dante incontra tre fiorentini della generazione a lui precedente e uno di questi (Jacopo Rusticucci) gli chiede (vv. 67-69):

cortesia e valor di’ se dimora

ne la nostra città sì come suole,

o se del tutto se n’è gita fora

 

Cioè, dicci se in Firenze vigono ancora o se sono scomparsi del tutto i valori della società cavalleresca (quei valori di cui nel Convivio, II, X, 8 si dice: “cortesia e onestade è tutt’uno; e però che nelle corti anticamente le vertudi e li belli costumi s’usavano, sì come oggi s’usa lo contrario”). E Dante risponde (vv. 73-75):

La gente nova e i sùbiti guadagni

orgoglio e dismisura han generata,

Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni

 

Gente proveniente dalla campagna, nuovi ceti sociali, e i guadagni rapidi (col commercio, con l’usura), hanno prodotto alterigia, arroganza e perdita del senso della misura, sfrenatezza, intemperanza.

Il rimpianto del passato: contro il “maladetto fiore

13)                      E ancora nel cielo di Venere, dove compaiono a Dante gli spiriti amanti, è Folchetto di Marsiglia (un trovatore provenzale, che poi si fece monaco e divenne vescovo di Tolosa) che si scaglia contro Firenze, che “produce e spande” nel mondo la sua moneta, il fiorino, “il maladetto fiore” (Pd. IX, 127-132):

La tua città, che di colui è pianta (è il prodotto)

che pria volse le spalle al suo fattore (Lucifero)

e di cui è la ’nvidia tanto pianta, (la cui invidia per Adamo ed Eva è causa di tanti pianti)

 

produce e spande il maladetto fiore

c’ha disvïate le pecore e li agni,

però che fatto ha lupo del pastore.

 

14)                      Dante insomma, anche per questo aspetto, non riconosce la portata rivoluzionaria delle nuove attività esercitate da nuovi ceti sociali, non vede che c’è un mondo in esaurimento, quello della nobiltà feudale, e un mondo nuovo, più vitale, quello della borghesia in ascesa.

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